La view d’investimento di Eurizon

Dopo lo shutdown, la ripresa nella pubblicazione dei dati macro permetterà di valutare l’economia USA che mostra segni di rallentamento del mercato del lavoro, a fronte di una tenuta per consumi e investimenti.
La Fed, dopo i tagli dei tassi di settembre e ottobre, potrebbe fare una pausa in dicembre per valutare i nuovi dati macro. L’ipotesi centrale prevede nuovi tagli nel 2026, con obiettivo di tassi neutrali a 3%, livello a cui si è stabilizzata l’inflazione.
In Eurozona la crescita è in assestamento dopo la volatilità legata alla guerra commerciale. Tengono i consumi, grazie al calo dell’inflazione, e crescono gli investimenti, da cui si attende ulteriore sostegno nel 2026, visti i piani su difesa e infrastrutture.
La BCE è in pausa, con tassi allineati al livello di inflazione e impatto di politica monetaria neutrale.
In Cina la crescita risulta allineata all’obiettivo del 5% annuo. A fine ottobre l’incontro Trump – Xi ha formalizzato una parziale riduzione delle tariffe tra USA e Cina. Il confronto per un accordo definitivo riprenderà non prima di un anno, segno che Trump vuole evitare turbolenze prima delle elezioni di medio termine.
L’impatto delle vicende geopolitiche rimane modesto, con il prezzo del petrolio stabile in zona 60 dollari al barile.
I risultati della reporting season USA del 3° trimestre sono stati molto positivi. Gli utili aziendali sono saliti del 14% su base annua, il doppio rispetto alle stime di inizio stagione, segnando la maggiore crescita degli ultimi 3 anni.
Degli 11 settori dell’indice S&P500, 8 hanno riportato profitti superiori a quelli dell’anno precedente, a partire dai numeri a doppia cifra dei finanziari, dei tecnologici e degli industriali. Profitti in calo, invece, per energia e beni di consumo essenziali.
La percentuale di società che ha battuto le stime è vicina ai livelli elevati del trimestre precedente, nonostante gli analisti avessero rivisto già al rialzo le stime in avvio di stagione.
I fondamentali aziendali si confermano solidi: gli utili aziendali beneficiano della tenuta dell’economia, della riduzione dell’incertezza politica e, le large cap, della spinta derivante dal cambio.
In Europa, la stagione degli utili è risultata invece vicina alle attese. Le maggiori sorprese positive sono arrivate dai finanziari e dai tecnologici.
Il cambio, insieme alle tariffe, è invece ancora un freno per le aziende esportatrici. Gli utili sono attesi in rafforzamento nei prossimi trimestri, complice l’allentamento delle tensioni commerciali e la messa in atto dei piani di espansione fiscale.
I profitti globali sono attesi in crescita solida, del 13%, in ciascuno dei prossimi 2 anni.
Negli USA, le stime per il 2026 e 2027 sono state riviste al rialzo (dopo i pesanti tagli di aprile, post “Liberation Day”), segnalando una crescita robusta degli utili, intorno al 14% in entrambi gli anni, sostenuta dalla prosecuzione della ripresa e dal calo dell’incertezza sulle tariffe. Inoltre, in vista delle elezioni di metà mandato, a fine 2026, l’amministrazione USA farà di tutto per presentarsi all’appuntamento elettorale con un’economia in buono stato di salute. Le revisioni positive sono guidate dai Magnifici 7 e dai settori tecnologico, finanziario e dei beni di consumo discrezionali.
Le stime del 2026 sono state riviste al rialzo anche per i Mercati emergenti (+17,5%) e, leggermente, per le aziende dell’Eurozona
(+14,6%). Gli utili dell’indice EuroStoxx dovrebbero riflettere il recupero degli indici di fiducia delle imprese (PMI) e l’interruzione del rafforzamento dell’euro. Le revisioni al rialzo sono trainate dai finanziari e dai settori ciclici delle materie di base, del lusso e della tecnologia.
La crescita degli utili, sostenuta dalla prosecuzione del ciclo economico e dalla discesa dei tassi, rappresenta un fattore di supporto per i mercati azionari nel medio periodo.
Durante la stagione delle trimestrali l’andamento delle borse è stato misto. A ottobre le quotazioni sono state sostenute dai solidi risultati aziendali e da un ulteriore allentamento delle tensioni sui dazi (tregua USA-Cina). Novembre, invece, si è aperto con prese di profitto; le eccezionali performance dei Magnifici 7 hanno alimentato timori di una bolla legata all’intelligenza artificiale, complice l’elevato volume di investimenti e di emissioni di obbligazioni per finanziarli.
Le borse dell’Eurozona hanno toccato nuovi massimi grazie alla distensione nei rapporti commerciali tra USA e Cina e all’avvio del piano di espansione fiscale tedesco. Tra l’inizio del 4° trimestre e il 20 novembre, le migliori performance sono arrivate da Giappone (Topix 5,2%) e Mercati emergenti (3,1%), seguiti da Eurozona (EuroStoxx 0,6%), a fronte di un calo per gli USA (S&P 500 -2,1%).
Il dollaro contro euro ha mostrato un lieve recupero a inizio trimestre, pur mantenendo un deprezzamento complessivo di circa il 10% da inizio anno.
Negli USA la reazione dei mercati alle trimestrali è stata nel complesso tiepida: le società che hanno superato le stime hanno registrato rialzi contenuti, mentre quelle che hanno deluso sono state penalizzate in misura più ampia rispetto alle medie storiche.
La tenuta delle borse ha mantenuto elevate le valutazioni (rapporto prezzo/utili) dei mercati azionari.
Il movimento di breve appare tirato, in particolare per l’indice S&P 500 (USA), che presenta valutazioni poco sotto i massimi del 2021. Sono aumentate, al di sopra delle medie storiche, anche le valutazioni dell’indice EuroStoxx e dei Mercati emergenti, che restano però su livelli decisamente più contenuti rispetto agli USA.
In Europa, la crescita attesa degli utili aziendali per il 2026 (14,6%) e per il 2027 (12,2%) appare piuttosto elevata, a fronte invece di un multiplo prospettico contenuto e ben al di sotto delle medie storiche, a indicare un mercato che prende tali stime con molta cautela.
Valutazioni elevate potrebbero limitare l’entità di reazioni positive dei mercati a eventuali notizie favorevoli e, al contrario, amplificare la reattività a quelle negative.
Nel complesso, il movimento di breve periodo appare tirato per i mercati azionari, ma la prosecuzione del ciclo economico e della crescita degli utili, insieme all’atteso calo dei tassi della Fed, è un solido sostegno di medio termine.
Redazione
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