reddito fisso

 

Johann Plé, Senior Portfolio Manager di AXA IM

Il mercato Usa è stata una scelta naturale per gli investitori in periodi di volatilità, grazie alla sua capacità di fornire liquidità e ampie possibilità di investimento. Tuttavia, alla luce delle recenti turbolenze geopolitiche e dell’incertezza dei dati macroeconomici statunitensi, agli investitori è stato ricordato che potrebbe essere prudente cercare altre potenziali soluzioni “rifugio”.

Sebbene tali preoccupazioni si siano placate, le diverse situazioni economiche sulle due sponde dell’Atlantico fanno sì che l’Europa resti un punto focale per gli investitori. Questa visione positiva per il reddito fisso in euro va al di là dei solidi fondamentali societari e dei rendimenti interessanti.

Un contesto macroeconomico favorevole

I più recenti dati statunitensi si sono rivelati contrastanti, con un mercato del lavoro debole che ha spinto la Federal Reserve (Fed) ad abbassare i tassi d’interesse. A ciò si aggiungono i timori relativi all’indipendenza della Fed, derivanti dalle forti pressioni esercitate dall’amministrazione Trump, e all’affidabilità dei dati, a seguito del licenziamento del direttore del Bureau of Labor Statistics dopo le revisioni al ribasso dei dati sull’occupazione nel corso dell’estate, che stanno aumentando l’incertezza.

In ultima analisi, il blocco delle attività amministrative statunitensi ci ha impedito di conoscere i dati sull’occupazione non agricola e l’indice dei prezzi al consumo (IPC) di ottobre, statistiche fondamentali non solo per gli Stati Uniti ma per tutti i mercati.

Sebbene siano previsti ulteriori tagli dei tassi d’interesse nel corso del prossimo anno, un rimbalzo dell’inflazione o una crescita superiore alle attese potrebbero mettere in discussione tale percorso. Questo a sua volta potrebbe potenzialmente determinare un aumento sia dei rendimenti sottostanti che degli spread, qualora il mercato fosse costretto a rivedere le proprie aspettative in materia di politica monetaria.

L’Europa rappresenta un caso a parte, poiché il mercato ha ormai escluso ampiamente ulteriori tagli dei tassi da parte della Banca centrale europea (Bce). Naturalmente, se la crescita dovesse subire un deterioramento significativo, qualsiasi repricing di mercato potrebbe spingere nuovamente al ribasso i rendimenti dell’eurozona, anche se la politica monetaria rimanesse invariata.

Se la crescita rallenta e l’inflazione rimane contenuta, i mercati potrebbero scontare scenari più favorevoli alla duration per il reddito fisso in euro, facendo salire i prezzi e appiattendo la curva in modi in grado di avvantaggiare le scadenze più lunghe o le obbligazioni governative e societarie in euro di alta qualità. In particolare, se gli spread creditizi dell’eurozona restano ragionevolmente contratti sullo sfondo di timori per la crescita, riteniamo che l’investment grade europeo ed esposizioni selettive in euro a più elevato rendimento possano offrire un carry interessante con un rischio di credito gestibile.

Populismo e politiche fiscali

Da un punto di vista fiscale, nessun paese (dagli Stati Uniti al Giappone) è risparmiato dalla sua dose di guai. Nel complesso, vi è un generale malcontento per il modo in cui vengono gestite le finanze pubbliche. Il populismo e la frammentazione politica che ne consegue tendono a ostacolare i governi nell’adozione di decisioni difficili in materia di tasse e spesa pubblica, si vedano per esempio l’attuale situazione in Francia e nel Regno Unito. La variante statunitense del populismo è riuscita a plasmare la politica fiscale a favore dei contribuenti con redditi più elevati e di un aumento del deficit.

Tuttavia, l’Europa non è costituita da un solo paese. Perciò, mentre per la Francia potrebbe verificarsi una situazione di stallo, la Germania si trova in realtà in una posizione molto favorevole per permettersi una spesa fiscale aggiuntiva. In effetti, la curva dei Bund resta stabile e gli aumenti nella politica fiscale tedesca stanno già iniziando a manifestarsi.

Ciò, a sua volta, fornisce un sostegno supplementare alle imprese europee. E ci sono altri paesi, come la Spagna o il Portogallo, che negli ultimi dieci anni hanno compiuto sforzi significativi che dovrebbero renderli relativamente immuni al deterioramento della crescita. L’Italia, ad esempio, ha annunciato di recente che raggiungerà l’obiettivo di deficit del 3%.

Coprirsi contro i problemi?

Per i portafogli globali, il reddito fisso in euro offre diversificazione valutaria ed esposizione al ciclo economico dell’eurozona, il che può essere vantaggioso se le condizioni negli Stati Uniti sono diverse (ad es. dollaro più debole o diverso andamento dell’inflazione). Anche in caso di copertura, il valore della diversificazione dovrebbe migliorare i rendimenti corretti per il rischio.

Infatti, per gli investitori esteri, i rendimenti in euro appaiono attualmente interessanti su base coperta. Lo stesso vale anche nel caso opposto, con i titoli a reddito fisso in euro che risultano più interessanti rispetto a quelli statunitensi coperti per gli investitori europei.

Per chi investe in valute diverse dall’euro, l’attrattiva dei titoli a reddito fisso in euro coperti dipende dai rendimenti, dai differenziali valutari e dai costi di copertura.

Queste componenti sono influenzate dall’orientamento della politica, dalle dinamiche inflazionistiche e dalle condizioni di liquidità. Ci troviamo quindi in una situazione piuttosto favorevole, in cui pregevoli rendimenti e condizioni di copertura si combinano per rendere il reddito fisso in euro attraente per chi investe in valute diverse dall’euro.

Il reddito fisso in euro offre agli investitori una valida diversificazione, vantaggi di copertura e una banca centrale meglio posizionata per agire senza preoccuparsi troppo dell’inflazione, a differenza degli Stati Uniti. Sebbene vi siano numerosi ostacoli e continuiamo a ritenere che la flessibilità sia fondamentale in caso di volatilità, a nostro parere ci sono ancora opportunità interessanti per gli investitori nel reddito fisso in euro.


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Redazione

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