Wall Street e la K che preoccupa. Gli utili operativi dell’S&P 500 e i profitti economici complessivi si stanno disaccoppiando. L’analisi a cura di DWS

 

 

Prendiamo in esame le variazioni annuali di due indicatori chiave degli utili negli Stati Uniti. Il primo riguarda gli utili operativi delle società dell’S&P 500. Il secondo fa riferimento ai profitti societari complessivi, come riportati nei dati macroeconomici nazionali after tax ed escludendo le rettifiche di valutazione e di ammortamento. Per decenni entrambe le serie si sono mosse in modo pressoché sincronizzato, riflettendo il forte legame tra mercato azionario ed economia reale. Dalla pandemia, tuttavia, questa correlazione sembra essersi incrinata. Gli utili operativi delle società dell’S&P 500 mostrano da circa un anno oscillazioni più ampie e un andamento dinamico, mentre i profitti economici complessivi risultano in ritardo.

 

I percorsi degli utili si stiano separando

La logica della K non si applica solo all’economia e ai mercati, ma anche all’evoluzione dei profitti. A nostro avviso, selezione, diversificazione e costante rivalutazione delle proprie ipotesi rimangono fondamentali. In assenza di evidenze che i trilioni investiti nell’AI stiano aumentando la produttività macroeconomica, un mercato già fortemente dipendente dai risultati di un numero ristretto di grandi aziende rischia di diventare ancora più vulnerabile.

 

Vediamo motivazioni precise per la divergenza in corso

Un numero ristretto di grandi società tecnologiche sta trainando gli utili dell’S&P 500, sostenute da economie di scala e da ingenti investimenti nell’intelligenza artificiale (AI). I dati macroeconomici, invece, riflettono l’intera base societaria degli Stati Uniti e dunque anche molte imprese più piccole, più sensibili ai tassi e penalizzate dall’aumento dei costi di finanziamento e dei costi unitari del lavoro.

 

Un altro fattore è lo share buyback, che sostiene i principali titoli dell’indice senza che i profitti macroeconomici registrino una crescita di pari entità. In sintesi, gli utili dell’S&P 500 riflettono la forza di poche aziende estremamente grandi e competitive, mentre i profitti societari complessivi rispecchiano la performance della “media impresa americana” in un contesto di crescita solida ma non elevata.

 

Secondo Johannes Müller, Head of Research di DWS, questo andamento rappresenta una “rinascita della K”.

Durante la pandemia il concetto dell’economia a forma di “K” è diventato popolare tra gli economisti per descrivere come una parte dell’economia fosse rimasta quasi indenne o addirittura favorita, mentre un’altra parte registrava difficoltà significative: proprio come nella lettera K, un tratto sale e l’altro scende. Storicamente, il mercato azionario statunitense tende a evolvere in parallelo all’economia. Esiste, ad esempio, una correlazione tra i nuovi posti di lavoro creati e l’S&P 500.

 

«Dalla fine del 2022, tuttavia, il mercato del lavoro mostra segnali di rallentamento, mentre l’S&P 500 ha continuato a salire — oltre il 75%», osserva Müller. A suo giudizio, si tratta di «una classica formazione a K». In questo caso, è stata innescata dall’euforia per l’AI successiva al lancio di ChatGPT, combinata con investimenti di portata eccezionale nei data center. Resta tuttavia da verificare se tali spese saranno giustificate da aumenti di produttività nel prossimo futuro.

 

Un andamento “a K” è riscontrabile anche all’interno dell’ecosistema AI:

mentre le società riconducibili all’universo Google hanno registrato forti rialzi, alcune realtà dell’ecosistema OpenAI hanno mostrato ribassi. Ciò riflette l’emergere di nuovi modelli e una leadership di mercato ancora volatile. Per il mercato azionario, questo può suggerire che strategie buy-and-hold focalizzate su singoli titoli AI possano comportare rischi significativi. In prospettiva, un fattore chiave sarà capire quali aziende sapranno sfruttare l’AI per generare benefici misurabili, distinguendosi da quelle destinate a perdere terreno.

 

 

 

 


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