Archie Hart, del team 4Factor di Investec Am e portfolio manager dell’Investec
Emerging Markets Equity Fund, partecipa all’inchiesta di Fondi&Sicav sull’azionario emergente

Archie Hart, Investec Am

Nel decennio appena conclusosi, gli indici azionari composti dall’universo dei paesi emergenti non sono stati in grado di seguire il trend rialzista delle principali Borse delle aree sviluppate. Quali sono, a vostro giudizio, le ragioni alla base della sottoperformance?

Il settore azionario dei mercati emergenti ha attraversato un decennio difficile. Le economie di questi mercati si sono riprese con maggiore lentezza dalla crisi finanziaria globale, in quanto non hanno beneficiato degli stimoli monetari delle banche centrali dell’Occidente. Non hanno avuto esposizione (con l’eccezione della Cina) ai big americani della tecnologia, i titoli FAANG. Hanno anche impiegato del tempo per adattarsi a un contesto economico a crescita più lenta e alle riforme politiche, economiche e societarie che ciò ha richiesto. Tuttavia, abbiamo gradualmente visto l’avvio di riforme significative in una serie di questi mercati, che hanno gettato le basi per performance migliori in futuro.

Attualmente sta crescendo il numero di esperti che inserisce l’equity emergente tra le asset class favorite per il 2020. Concordate o no con questa view? Per quali ragioni?

Ciò che attualmente differenzia maggiormente i mercati emergenti dai mercati sviluppati è che le regole tradizionali dell’economia e dei mercati si applicano ancora ai primi. Per i mercati sviluppati, le banche possono addebitare una percentuale a chi deposita nei loro conti correnti e pagare i mutuatari, i tassi di interesse possono diventare negativi e la prospettiva di un grande deficit non è più motivo di preoccupazione.

Ma per i mercati emergenti le regole convenzionali sono state applicate ancora nel 2019, con i mercati azionari e valutari dell’Argentina e della Turchia che hanno affrontato una significativa volatilità in risposta a una violazione delle discipline tradizionali in materia di stabilità dei prezzi e di deficit fiscale e delle partite correnti. Questo approccio convenzionale dei mercati emergenti fa ben sperare per le loro performance nel 2020.

Osservando più da vicino i singoli Paesi, va notato come la Cina abbia ora i due terzi delle dimensioni dell’economia statunitense, mentre il suo mercato azionario è solo un terzo delle dimensioni del mercato azionario statunitense. Riteniamo che nel tempo l’economia cinese, il mercato azionario e la ponderazione dell’indice diventeranno ancora più significativi. Quindi manteniamo un sovrappeso sul Paese, pur consci che potrebbe esserci una volatilità a breve termine portata da venti esterni.

Il Brasile è un altro paese nel quale si sta ponendo l’attenzione su come i mercati possano sostenere il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Abbiamo appena assistito a una riforma del sistema previdenziale che dovrebbe tradursi in un risparmio di oltre 100 miliardi di dollari nel prossimo decennio, mentre la nuova amministrazione sta diminuendo il coinvolgimento statale nell’economia, ridimensionando il ruolo delle banche a partecipazione pubblica, privatizzando le infrastrutture e così via.

Infine, stanno emergendo segnali di miglioramento in Paesi come l’India e il Sudafrica. Tuttavia, rimaniamo cauti e ci concentriamo sulla selezione bottom-up dei titoli come fonte di rendimenti.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.