Il contributo di David Billaux, gestore del fondo Pictet – Japan Index di Pictet Asset Management, all’inchiesta di Fondi&Sicav sulle prospettive del mercato giapponese

David Billaux, Pictet Am

L’economia giapponese ha registrato una forte decelerazione. Credete si tratti di fattori temporanei o di un ritorno alla stagnazione pre-Abenomics?

Prima della diffusione del coronavirus si intravedevano dei segnali di miglioramento della crescita globale: in particolare gli Usa apparivano molto solidi e il sentiment delle società era risalito dai minimi dello scorso anno. Anche le notizie circa l’accordo di fase uno tra Cina e Usa avevano avuto effetti favorevoli. Ora, invece, le prospettive appaiono più incerte. Gli investitori possono solo tracciare dei paralleli con la precedente grande epidemia partita dalla Cina, vale a dire la SARS, nel 2003. Tuttavia, vi sono differenze tra la situazione attuale e quella del 2003. Seppur meno mortale, il coronavirus è più difficile da contenere. Inoltre, cosa ancor più importante, il contributo della Cina alla crescita globale è quadruplicato dal 2003 a oggi. L’economia del Giappone, come pure quella di tutti gli altri Paesi, sarà colpita ma crediamo che le ripercussioni negative saranno solo temporanee e ci aspettiamo che, ove necessario, la Cina intervenga per sostenere l’economia locale tramite misure di emergenza sul fronte fiscale.

Alla luce della situazione attuale a livello domestico e internazionale, quali prospettive delineate per la Borsa di Tokio?

Per le azioni l’anno si è aperto all’insegna della volatilità. In un primo momento gli indici globali hanno dovuto fronteggiare le potenziali gravi ripercussioni dell’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani ma si sono poi lasciati tali preoccupazioni alle spalle e sono saliti a livelli record. In seguito, i mercati sono ripiombati in territorio negativo a causa delle notizie circa la diffusione del coronavirus in Cina e nel resto del mondo.

In Giappone, dopo il rallentamento della spesa delle famiglie in risposta all’aumento dell’IVA in ottobre, e a svariati disastri meteorologici, si sperava che il pacchetto di stimoli fiscali d’emergenza varato dal governo contribuisse a stabilizzare la crescita. Tenuto anche conto della diminuzione dei rischi oltreoceano, per esempio, in relazione alla guerra commerciale Usa-Cina e agli sconvolgimenti legati alla Brexit, nonché dei progressi dell’economia cinese e di altri Paesi asiatici esposti agli scambi, non mancavano i motivi per essere ottimisti. Tuttavia, attualmente tali fattori sono passati in secondo piano poiché gli investitori cercano di capire l’entità e la durata delle conseguenze dell’epidemia di coronavirus.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.