Guardare lo smartphone, sfogliare il giornale o accendere la TV: sono tutti gesti banali che rimandano a un flusso ininterrotto di notizie ansiogene incentrate sempre su uno stesso e unico tema: il coronavirus. Questa tragedia sanitaria sta sconvolgendo la vita di individui, aziende e istituzioni. A seguire, un breve elenco, non esaustivo, delle buone notizie sul fronte della crisi.

Ben presto i governi e le banche centrali hanno capito quanto questo shock fosse pesante.

La portata delle misure adottate per attenuare la recessione è notevole ed è lecito pensare a una seconda ondata di misure di stimolo da parte dei governi una volta che la pandemia sarà sotto controllo. Le banche centrali, è indubbio, sosterranno questi piani di rilancio garantendo condizioni generose per il debito contrariamente a quanto era successo nelle precedenti grandi crisi visto che i poteri pubblici ci avevano messo un po’ a reagire.

Olivier De Berranger, chief investment officer di La Financière de l’Echiquier

Le misure di contenimento stanno ovviamente provocando delle gravi conseguenze per l’economia mondiale anche se, mai come oggi, lo sviluppo delle nuove tecnologie di comunicazione ha agevolato il telelavoro. Nei paesi sviluppati, dove l’economia poggia sui servizi, la business continuity è garantita in tutti i casi in cui non è richiesta la vicinanza fisica. Le stesse misure di contenimento, adottate solo 5 o 10 anni fa, avrebbero sortito un impatto ben peggiore sull’economia globale quando soluzioni tecniche su larga scala non erano ancora disponibili.

La solidarietà internazionale stenta a fornire una risposta coordinata alla crisi sanitaria anche se è stata rafforzata su scala più ridotta.

Molte, infatti, sono le iniziative individuali e collettive sul fronte sanitario. La storia, poi, insegna che a livello europeo l’Unione si rafforza proprio durante le crisi. L’allentamento dei criteri di Maastricht è un primo passo verso politiche di bilancio più omogenee. I corona bond o il ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) potrebbero segnare un passo più importante verso una maggiore solidarietà di bilancio tra gli Stati dell’Unione.

La discesa del petrolio, dovuta all’effetto combinato di un aumento dell’offerta e di un calo della domanda, è preoccupante per l’ambiente in un primo momento perché rafforzerà la competitività economica dei combustibili fossili rispetto alle rinnovabili. Quando l’economia riprenderà a girare a un ritmo maggiore, la domanda crescerà probabilmente più in fretta della produzione che è caratterizzata da forte inerzia. Ne potrebbe derivare un violento aumento del prezzo dell’oro nero che tornerebbe a favorire la competitività delle energie più pulite.

Infine, come in ogni crisi, è in atto un processo di distruzione creativa.

Le aziende più deboli stanno scomparendo lasciando più spazio a quelle più resilienti. Se ci si basa sia sulle dinamiche dei flussi che sulle performance delle azioni, sono le aziende più virtuose in termini ambientali, sociali e di governance (ESG) che resistono meglio e potrebbero uscirne rafforzate.

Il tunnel è indubbiamente ancora lungo, anche se le luci che iniziamo a intravedere ci avvicinano all’uscita.

 


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Redazione

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