Se da un lato i mercati sono lungimiranti, dall’altro riteniamo che i timori legati all’inflazione siano prematuri in questa fase iniziale di un periodo di crisi. L’anno prossimo le forze deflazionistiche saranno potentissime, nonostante le ipotesi ottimistiche che vedono un drastico miglioramento delle cure per il coronavirus e lo sviluppo di un vaccino in quest’arco di tempo.
Inoltre, una volta che la ripresa si sarà avviata, ci saranno molti effetti di isteresi a sé stanti che incomberanno sull’economia e manterranno la domanda bassa. Questo driver macroeconomico compenserà per un periodo di tempo considerevole qualsiasi impulso inflazionistico dell’offerta.
In poche parole, gli investitori non hanno bisogno di posizionarsi per l’inflazione, in quanto i relativi rischi puntano ancora in direzione opposta.
A cura di Elliot Hentov, responsabile Policy Research per l’area EMEA di State Street Global Advisors
Il momentum persisterà?
“È probabile che i tassi d’interesse siano pari o inferiori a zero e che le curve dei rendimenti restino piatte per molto tempo. Questa non è una fase temporanea, ma al contrario persisterà per un certo periodo di tempo.
Di conseguenza, fattori difensivi continueranno a sovraperformare quelli ciclici, quindi il segmento quality supererà quello value e small size. In altre parole, il momentum persisterà e, nonostante il segmento value stia già registrando il periodo più lungo di peggior performance relativa nella storia dei nostri dati, questo potrebbe peggiorare.
Un fattore che a nostro avviso può riportare un balzo nelle performance è il segmento delle small cap, che dovrebbe beneficiare delle misure fiscali locali a sostegno delle piccole imprese e del consumo interno, così come della deglobalizzazione e della transizione verso catene di approvvigionamento più locali.
Inoltre il fattore low volatility sarà spinto al rialzo grazie all’aumento della volatilità stessa, in quanto c’è un limite all’effetto calmante dell’azione delle banche centrali. Di conseguenza, ci troviamo in un momento in cui una maggior volatilità persisterà a lungo piuttosto che in un mondo caratterizzato dall’allentamento monetario (QE).
Se i tassi rimangono bassi e il momentum continua, gli indici azionari continueranno ad essere concentrati come lo sono adesso, se non in misura maggiore, ponendo sfide per i gestori attivi. Inoltre, non ci aspettiamo che la diversificazione mostri i propri effetti nel breve periodo in quanto i titoli principali rafforzano la proprio posizione durante i periodi crisi e oltre”.
A cura di Altaf Kassam, responsabile Investment Strategy & Research per l’area EMEA di State Street Global Advisors
Redazione
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