GAM sullo tsunami coronavirus

A colloquio in esclusiva con Carlo Benetti, GAM

1 – Quale pensa saranno le priorità del nuovo presidente nei primi 100 giorni del suo mandato?

“L’economia americana “non balla da sola”, in piena emergenza da pandemia ha ancora bisogno della presenza confortevole della Federal Reserve e della politica fiscale. Credo che la priorità, del presidente in carica e del presidente eletto, sia il nuovo pacchetto di aiuti già in discussione al Congresso, bloccato prima dal braccio di ferro tra Repubblicani e Democratici, poi dalle elezioni. Il punto non è tanto sul “se” ma sul “quanto”, verosimilmente un importo “inferiore ma vicino” ai due trilioni di dollari. L’altra priorità dovrebbe essere a mio avviso il contrasto al “climate change”, già presente nell’agenda di Biden che, mentre scambiamo questa conversazione, sembra prevalere su Trump”.

Carlo Benetti, GAM

2 – Quali misure saranno adottate per contrastare l’epidemia e i suoi effetti, soprattutto economici?

“La pandemia colpisce alcuni settori più di altri e, soprattutto, danneggia lo small business: dei circa due trilioni di dollari di nuovi aiuti al sistema poco più di uno sarà destinato alle famiglie e alle fasce deboli della popolazione. La priorità è tutelare i redditi e i consumi che incidono per oltre il 70% nella ricchezza nazionale USA”.

3 – Alla luce dei primi risultati disponibili, pensa che si possa riproporre una disputa legale tra i due candidati? Se sì, con quali modalità e quali possibili risultati?

“Queste del 2020 sono forse le elezioni più polarizzate della storia, non ci sono più le condizioni che favorirono il fair play tra Al Gore e George Bush nelle elezioni del 2000, con il contestatissimo voto della Florida. Mentre scambiamo questa conversazione siamo ancora in attesa della conferma dell’affermazione di Joe Biden ma possiamo dire con sicurezza che non c’è stata la “blue wave”, il “cappotto” dei Democratici al Congresso e al Senato. I sondaggi pre-elettorali mostravano anche che circa il 40% degli elettori non sono disposti ad accettare un risultato a loro sgradito. Il voto postale è da settimane nel mirino di Trump per cui direi che sì, c’è la possibilità di qualche “rumore” sul risultato contendibile, legale e per le strade”.

4 – Ritiene che una disputa legale possa minare in qualche modo la stabilità del Paese e avere delle ricadute sull’economia?

“Direi di no, il sistema democratico americano ha regole immutate da secoli, non ne vedo minacciata la stabilità. Sono però cambiate la società e la politica, gli esperti della politica americana potranno dire se, nel passato, il confronto politico sia stato altrettanto sgrammaticato come in questi mesi, ma Trump è stato la conseguenza, non la causa, di un cambiamento che in realtà viene da lontano, almeno dagli anni ’90, quando il confronto al Congresso tra Democratici e Repubblicani si è radicalizzato.
Per quanto riguarda l’economia, ricordiamo che nel lungo termine prevalgono sempre i fondamentali e, nel breve, forse è più decisiva la silenziosa azione della Fed”.

5- Se dovesse vincere Biden, come spiegherebbe la sua vittoria?

“Forse è il caso di parlare di sconfitta di Trump, in buon parte spiegata dalla pessima gestione della pandemia. Senza il Covid 19 Trump si sarebbe presentato agli elettori con disoccupazione ai minimi storici, borse ai massimi, tagli alle tasse: il vero beniamino di Wall Street, e pazienza per il suo stile imprevedibile o la sua disinvoltura con la verità. Considerando i risultati che stiamo osservando in questo momento, Biden ha circa 72 milioni di voti, un record. Ma Trump, contrariamente alle previsioni dei sondaggi, segue con circa 69 milioni. C’è un’America profonda che continua ad ammirarlo e di cui noi in Europa sappiamo poco”.

6- Sino a che punto Biden si farà carico delle richieste della parte più radicale del Partito democratico?

L’Economist ha definito Biden “un uomo di centro, un istituzionale, un costruttore di consenso”.
E’ un senatore di lungo corso, moderato, che non a caso durante le primarie è stato fortemente contestato dalla parte più radicale del partito Democratico. Ma credo che almeno la prima parte della sua presidenza sarà dedicata a raddrizzare quello che Trump ha piegato, il rapporto con l’Europa ad esempio. O il tentativo di riconciliazione di un elettorato pericolosamente polarizzato. Nella sua agenda ci sono già due trilioni di dollari destinati al contrasto del cambiamento climatico e altri trilioni andranno a sostegno di economia e famiglie, iniziative che piacciono alla sinistra del suo partito e a Wall Street. Biden non è un rivoluzionario e anche l’eventuale aumento delle tasse su redditi alti e società, non così scontato con un Senato repubblicano, sarebbe in ogni caso non punitivo. Del resto una diminuzione delle disuguaglianze aiuterebbe a disinnescare, o almeno a contenere, il rancore sociale. Una società più equa è anche una società più sicura e più prospera”.


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Pinuccia Parini

Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav