Nel breve termine alcune variabili dovrebbero continuare a supportare il trend rialzista delle Borse dei paesi periferici del Vecchio Continente. Esty Dwek, head of global macro strategy, Natixis IM Solutions

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Economia, fondamentali quanto pesano
Esty Dwek, head of global market strategy di Natixis Investment Managers Solutions

 

Nel decennio 2009-2019 il mercato azionario europeo ha sottoperformato quello statunitense e l’indice Msci World di cui fa parte. Credete che i tempi siano maturi per sperimentare un’inversione di tendenza?

Assolutamente sì. La rotazione dai difensivi ai ciclici sul fronte settoriale e dagli Stati Uniti ai mercati azionari europei e internazionali dal punto di vista geografico è iniziata con gli annunci dei vaccini e dovrebbe continuare nel corso del 2021. Tale movimento continuerà nei prossimi mesi, dato che i mercati continueranno a prezzare la riapertura degli scambi commerciali (almeno fino a quando l’introduzione dei vaccini non avrà intoppi). Ciò dovrebbe consentire ai Paesi che sono al momento più indietro di colmare il gap. Tuttavia, non ci aspettiamo un decennio di sovraperformance per gli asset europei. In effetti, la struttura dei mercati è per sua stessa natura più orientata verso i settori ciclici e i titoli value e riteniamo che i segmenti growth riprenderanno il proprio vantaggio. In effetti, ad un certo punto, ci aspettiamo che gli investitori guardino nuovamente ai forti trend secolari con prospettive di crescita degli utili sostenibili e che i flussi ritornino negli Stati Uniti.

 

A vostro avviso, quali paesi e settori hanno le maggiori chance di guidare le performance dell’equity europeo nel prossimo decennio?

Nel breve periodo, i cosiddetti periferici europei dovrebbero continuare a recuperare il ritardo accumulato sulla sica di una difficile situazione pandemica. La recente approvazione del Recovery Fund e gli interventi della BCE dovrebbero sostenere il sentiment di questi Paesi, con un’ulteriore riduzione degli spread e flussi che ritornano sugli asset azionari. Altra spinta significativa dovrebbe derivare dall’eliminazione del “rischio di disgregazione dell’Eurozona”. In particolare, la Spagna dovrebbe beneficiare del recupero dell’America Latina e della propria esposizione alle rinnovabili e all’energia, settori questi entrambi in fase di recupero. Allo stesso modo, il Recovery Fund e le più elevate aspettative di utili dovrebbero avvantaggiare le imprese di dimensioni più contenute. Ci aspettiamo anche che i financials europei traggano beneficio da valutazioni più basse, dal sostegno della BCE e della reintroduzione del pagamento dei dividendi (anche se soggetti ad un tetto massimo). Sempre in Europa, la Germania e il suo solido settore manifatturiero dovrebbero continuare a trainare la performance.

 


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Redazione

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