Outlook economico globale di Aberdeen Investments per il primo trimestre 2026 di Paul Diggle, Chief Economist e Peter Branner, Chief Investment Officer

 

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Aberdeen Investments, asset manager specializzato, ha pubblicato le sue previsioni economiche globali per il primo trimestre 2026, concentrandosi sull’economia statunitense, che dovrebbe registrare una modesta ripresa con l’attenuarsi dello shock causato dai dazi, il proseguimento dei progressi nell’ambito dell’intelligenza artificiale e l’ulteriore riduzione dei tassi di interesse. Per quanto riguarda gli altri paesi, la crescita cinese dovrebbe rallentare meno di quanto previsto in precedenza, mentre le prospettive europee sono sostenute dalla prossima espansione fiscale.

Paul Diggle, Chief Economist di Aberdeen Investments, ha commentato:

Paul Diggle

“Prevediamo una crescita del PIL americano leggermente superiore al consensus, pari al 2,2% nel 2026 e all’1,9% nel 2027, sostenuta dal continuo stimolo rappresentato dalla crescita degli investimenti in IA, dagli effetti dell’aumento della ricchezza sui mercati azionari e dall’allentamento fiscale.

Tuttavia, sussiste il rischio evidente che un crollo dell’IA possa provocare una recessione. Sebbene non sia il nostro scenario di base, tale recessione sarebbe più simile a quella del 2001 che a quella del 2008.

Il mercato del lavoro statunitense ha subito un rallentamento. Tuttavia, con la riduzione dei fattori sfavorevoli legati all’incertezza commerciale e ai tassi di interesse elevati il prossimo anno, non prevediamo che questo rallentamento si trasformi in una recessione più grave. Se la Corte Suprema dovesse stabilire che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha il potere di imporre dazi ai sensi dell’IEEPA, l’incertezza commerciale potrebbe aumentare nuovamente.

Riteniamo che il presidente troverebbe mezzi alternativi per ricostruire i livelli tariffari intorno al 15%. Tuttavia, qualsiasi perdita di entrate tariffarie potrebbe suscitare preoccupazioni circa la traiettoria fiscale. L’impatto delle misure tariffarie sui prezzi non ha ancora raggiunto il picco e prevediamo che l’inflazione statunitense raggiungerà il 3,4% nel primo trimestre del 2026. Tuttavia, con le pressioni inflazionistiche sottostanti contenute, l’impatto delle misure tariffarie sembra essere un aumento una tantum del livello dei prezzi.

L’inflazione dovrebbe scendere al 2% entro la fine del 2026. I responsabili politici della Fed sono divisi sul percorso politico appropriato da seguire in questo contesto. Prevediamo che la Fed di Powell procederà a un ulteriore taglio, prima che il prossimo presidente assuma l’incarico nel maggio 2026 e proceda a due ulteriori tagli. Tuttavia, le aree di incertezza sono più ampie del solito, dati i vari potenziali candidati a ricoprire tale ruolo.

La distensione dei rapporti commerciali elimina alcuni dei rischi al ribasso per le prospettive di crescita della Cina nel 2026, ma prevediamo comunque delle difficoltà per l’attività economica. Il mercato immobiliare continua a rappresentare un fattore sfavorevole, la campagna “anti-involution” potrebbe comportare un nuovo freno agli investimenti e la fiducia dei consumatori è contenuta.

Prevediamo, quindi, ulteriori stimoli, che rimarranno tuttavia concentrati sugli investimenti in settori strategicamente importanti dal punto di vista dell’offerta piuttosto che della domanda. Pertanto, non contribuiranno in modo significativo a stimolare l’inflazione, che rimane bassa. Complessivamente, abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni sul PIL cinese per il 2026 al 4,5%. Si tratterebbe comunque di un calo rispetto a quest’anno e prevediamo un’ulteriore decelerazione nel 2027. Abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni sull’inflazione.

La crescita europea sarà sostenuta da una politica fiscale più accomodante nei prossimi anni, compreso un impulso fiscale pari all’1,5% del PIL in Germania. L’inflazione complessiva scenderà al di sotto dell’obiettivo della BCE all’inizio del 2026, ma riteniamo che la BCE non terrà conto di questo dato e manterrà invariata la propria politica, dato il sostegno fiscale. Prevediamo infatti che la BCE riprenderà ad aumentare i tassi entro la fine del 2027.

Peter Branner, Chief Investment Officer di Aberdeen Investments, ha aggiunto:

“Il rischio geopolitico è diventato una caratteristica strutturale dei mercati e mette in crisi ipotesi consolidate da tempo. Per il prossimo anno il nostro messaggio chiave rimane quello di dare priorità alla diversificazione dei portafogli. Crediamo che, nonostante l’incertezza, continueranno a presentarsi nuove opportunità. In questa fase avanzata del ciclo è sempre più importante tenere presente che le asset class rischiose potrebbero muoversi di pari passo, quindi è importante valutare in che modo scenari meno probabili potrebbero erodere diverse asset class”.


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