Intervista a Alec Jin ed Elizabeth Kwik, ambedue investment director asian equities di abrdn.
Pensate che ci sia un potenziale di ripresa economica in Cina?
«Sì. La Cina si trova in una posizione diversa rispetto a molte altre economie mondiali. Le recenti stime dell’Fmi indicano per il prossimo anno una ripresa della crescita cinese al 4,4%. Aiutata dalla bassa inflazione, la People’s Bank of China (Pboc) non si è unita alla tendenza di aumentare bruscamente i tassi di interesse. Continua a mantenere un atteggiamento accomodante, differenziandosi nettamente dalle banche centrali delle principali economie avanzate. Pertanto, vediamo una divergenza nel percorso della Cina rispetto a gran parte del resto del mondo. Il 20° congresso del Partito comunista non ha segnalato alcuna discontinuità rispetto alla politica precedente. Ci aspettiamo, quindi, che gli stimoli economici continuino e riteniamo che la spesa per le infrastrutture possa aumentare. Il settore immobiliare rimane una questione aperta e una potenziale fonte di instabilità sistemica fino a quando non si verificherà una completa riduzione della leva finanziaria. Inoltre, non crediamo che ci sarà un ulteriore inasprimento delle normative».
Ci sono segnali che indicano che le autorità cinesi stanno tornando a un atteggiamento più pragmatico?
«Vediamo un graduale allentamento della politica cinese dello zero-Covid come il fattore determinante per il rilancio dell’attività economica. Di per sé, questo fatto potrebbe essere visto come un ritorno al pragmatismo. Pensiamo che possa avvenire nella prima metà del 2023 e che sia foriero di una ripresa della domanda che porti a un rilancio dell’occupazione. La disoccupazione giovanile ha recentemente sfiorato il 20%, un dato che la leadership cinese non può ignorare».
Qualche cambiamento nel contrastare la diffusione di Covid, tuttavia, si è visto a Hong Kong e Macao.
«Sì, ma nella Cina continentale permangono regole severe. È necessario che gli investitori monitorino attentamente gli sviluppi e colgano eventuali cambiamenti che possano alterare in modo significativo il contesto economico. Il settore manifatturiero cinese ha retto negli ultimi mesi e il suo surplus commerciale è rimasto forte. È il segmento dei servizi, quello che offre maggiori opportunità di lavoro ai giovani, ad avere mostrato segni di debolezza. Poiché il peso di questa componente è aumentato, appare chiaro che un allentamento delle restrizioni per il Covid può portare a un rilancio dell’economia».
Ciò significa che la leadership cinese rivedrà le sue decisioni in materia?
«Non crediamo che ci sarà un’inversione di tendenza, ma piuttosto un cambiamento graduale. Al 20° congresso del Partito comunista cinese non sono stati espressi ripensamenti sulla politica di tolleranza zero. La leadership ha dato priorità alla salvaguardia della vita rispetto alla crescita economica. Ma se l’ambiente economico dovesse deteriorarsi ulteriormente, le ripercussioni sulla popolazione non potrebbero essere ignorate. Riteniamo che si arriverà a un punto in cui sarà necessaria moderazione in tal senso».
Quali saranno le tendenze future dei consumatori del paese?
«Abbiamo identificato cinque temi critici per la competitività della Cina sui quali il governo si sta concentrando. Il primo è l’aspirazione: l’aumento del benessere della classe media che porta a una rapida crescita dei consumi premium. Il secondo è incentrato sul mondo digitale, dalla cybersicurezza, al cloud, dal software-as-a-service, alla domotica. La tecnologia rimane infatti una priorità strategica per il presidente Xi Jinping, che intende raggiungere l’autosufficienza in questo segmento anche in considerazione della rivalità tra Cina e Stati Uniti. Il terzo tema è la sostenibilità ambientale, un settore in cui la Cina gioca già un ruolo decisivo a livello globale: dalla produzione di pannelli solari fotovoltaici (la Cina detiene una quota di mercato del 90% della produzione globale) ai veicoli elettrici. Il quarto è la salute, sia in considerazione dell’invecchiamento della popolazione, sia della prospettiva di una rapida crescita del reddito disponibile che spinge la domanda di prodotti e servizi sanitari. Il quinto tema è la ricchezza: l’aumento della prosperità indica una crescita per la finanza al consumo, i servizi di investimento e le assicurazioni».
L’investimento in Cina può offrire una valida diversificazione del portafoglio?
«Indubbiamente l’investimento nel mercato dei titoli di stato cinesi può essere utile nella diversificazione del portafoglio, grazie alla bassa correlazione con i mercati globali. Quando si investe nella Repubblica Popolare, consigliamo sempre un approccio equilibrato alle azioni e alle obbligazioni. Nell’ultimo anno e mezzo, in Cina le due asset class sono rimaste decorrelate: mentre le azioni hanno registrato un andamento negativo, le obbligazioni si sono mosse nella direzione opposta. Allo stesso tempo, il renminbi cinese si è fortemente deprezzato rispetto al dollaro Usa, ma meno rispetto ad altre valute. In caso di ripresa economica, ci aspettiamo, dunque, un rafforzamento della divisa locale. Inoltre, le valutazioni del mercato azionario sono interessanti rispetto ad altre borse mondiali. Il rapporto prezzo-utili (P/E) a termine dell’indice Msci China, pari a 10,8x, è conveniente rispetto a 17,1x e 14,6x rispettivamente dell’indice Msc Us e dell’indice Msci All Countries World. Anche le proiezioni sugli utili delle società cinesi sembrano favorevoli. Abbiamo aspettative di valutazione positive per il 2023».
Quali conclusioni si possono trarre dal 20° Congresso del Partito cinese?
«Riteniamo che la riaffermazione del controllo del partito da parte del presidente Xi possa portare a migliorare e coordinare gli interventi politici, anche se restiamo vigili di fronte ai timori degli investitori per la mancanza di meccanismi di controllo ai vertici. In termini di politica, la direzione è sostanzialmente invariata, con un graduale allentamento delle restrizioni Covid. L’attenzione rimane concentrata sulla prosperità comune e sulla localizzazione della tecnologia. Almeno sei nuovi membri del Politburo possiedono qualifiche in campo scientifico e tecnologico, un aspetto di importanza strategica, sia per la rivalità tra Cina e Stati Uniti, sia per l’obiettivo a lungo termine di indipendenza tecnologica. In definitiva, il governo vuole aumentare la competitività del paese, quindi ci aspettiamo ulteriori politiche a sostegno dell’economia nazionale. Maggiori dettagli emergeranno su questo fronte una volta che il governo sarà completato in occasione dell’annuale Congresso nazionale del popolo del prossimo marzo».
Pinuccia Parini
Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav

