Sono tre i motivi i fondamentali per cui pensiamo che le prospettive per il Vecchio Continente siano più favorevoli di quanto lo siano state negli ultimi tempi. Jamie Mills O’Brien, Investments Manager, abrdn
Nel corso del 2022, provare a vendere l’Europa è stato, per usare un eufemismo, complicato. Per coloro che dubitano delle prospettive europee a breve termine, e non sono particolarmente difficili da trovare, gli argomenti abbondano.
Solo quest’anno, abbiamo avuto la tragica guerra in Ucraina, la crisi del gas, l’inflazione galoppante e turbolenze politiche. Su questo sfondo, i tentativi di sottolineare la convenienza storica del mercato europeo non hanno trovato terreno fertile.
Basta osservare il posizionamento del mercato per farsi un’idea di ciò che gli investitori stanno valutando. La debolezza dell’euro nei confronti del dollaro è inesorabile. Dopo essere stati colpiti da una combinazione di tassi più alti, guerra in Ucraina e crescenti timori di recessione, i mercati europei appaiono storicamente a buon mercato. I dati sui flussi di investimento in entrata e uscita sul mercato sono i peggiori degli ultimi sei anni. Inoltre, di norma gli investitori combinano queste preoccupazioni di breve termine con la tradizionale idea che l’Europa sia un’economia vecchia e ciclica, con una debole crescita interna.
Che dire invece delle critiche strutturali verso l’Europa? A tale riguardo siamo fortemente in disaccordo con i detrattori. In effetti, ci sono tre motivi fondamentali per cui pensiamo che le prospettive per l’Europa siano più favorevoli di quanto lo siano state negli ultimi tempi.
Tre motivi per continuare ad avere fiducia nell’Europa
Innanzitutto ci sono numerose aziende che riescono a combinare efficacemente l’invidiabile tradizione e storia dell’Europa con innovazione e tecnologie all’avanguardia. In secondo luogo, il continente continua a investire sui propri punti di forza: sostenibilità e tecnologie green. Infine, gli investitori tendono a sottovalutare la dinamicità della crescita europea nella digitalizzazione industriale.
In questi segmenti, si possono trovare attraverso tutto il continente aziende con posizioni di mercato forti e competitive che beneficiano delle dinamiche di crescita strutturale. Molte aziende di successo continuano a incrementare il potenziale di guadagno o a distribuire generosi rendimenti agli azionisti. Fattori che a nostro avviso acquisteranno crescente importanza in un mondo in cui tassi di interesse bassi e un’inflazione ridotta non rappresentano più i fondamentali driver dei prezzi degli asset. Inoltre, ciò significa che queste aziende sono ben posizionate per resistere alle turbolenze che oggi imperversano sui mercati.
Innovazione tecnologica
Grazie alla lunga tradizione nella manifattura artigianale, l’Europa è la patria di aziende del lusso rinomate nel mondo, come Hrmès e LVMH. Ma anche nel segmento industriale vanta punte di diamante come Dassault, Nemetschek e Schneider. Inoltre nei mercati europei stanno emergendo aziende leader in pagamenti online, automazione industriale e piattaforme Internet.
Riteniamo che questo aspetto dell’Europa sia sottostimato e sottovalutato: per gli investitori queste aziende rappresentano un’ottima opportunità per puntare su una gamma diversificata di driver strutturali in un ampio ventaglio di settori.
Sostenibilità e tecnologie green
Inoltre sosteniamo da tempo che l’Europa rappresenti il centro globale del capitalismo responsabile. In effetti, l’idea che profitti sostenibili e investimenti responsabili siano dinamiche che si rinforzano a vicenda è nata ed è stata coltivata in Europa, e l’agenda green ha il pieno sostegno delle autorità europee.
La guerra in Ucraina ha complicato le cose. Per alcuni il conflitto ha compromesso l’agenda verde dell’Europa. Del resto, spesso l’andamento dei prezzi determina la narrativa. Le società dell’oil&gas traggono vantaggio dai prezzi record e le aziende del settore difesa registrano un fiorire di ordinativi. Di conseguenza, alcuni investitori preoccupati di perdersi una buona occasione, si sono affrettati a riclassificare la E di ESG. Mentre i policy maker tentano di bilanciare l’agenda green con l’esigenza immediata di mantenere le luci accese.
Tuttavia gli obiettivi green dell’Europa sono sempre gli stessi. Anzi ora sono completamente allineati alle ambizioni di indipendenza energetica del Vecchio Continente. La spinta dell’Europa ad abbandonare il precedente regime energetico per passare alle energie rinnovabili è notevolmente più forte oggi, nel 2022, che in qualsiasi altro momento nell’ultimo decennio.
Rivoluzione digitale
Già prima del Covid i motori della crescita informatica non erano più rappresentati dall’Internet mobile e dal settore al consumo. Ma si orientavano verso la digitalizzazione dell’industria. La pandemia ha accelerato questa trasformazione. L’Europa, uno dei maggiori player della rivoluzione industriale, vanta numerose economie incentrate sul manifatturiero.
Forti di una lunga tradizione, molte ora sono al centro della digitalizzazione e dell’automazione industriale. Gli investimenti nella digitalizzazione del settore manifatturiero continuano ad aumentare e le prospettive di numerose aziende europee, dal settore del software e dei semiconduttori fino ai leader di mercato nella robotica e nell’automazione, sono notevolmente migliorate.
Conclusioni
Nonostante, oppure proprio a causa del prevalente pessimismo del mercato, riteniamo che l’Europa sia una proposta interessante. Gli investitori devono solo andare oltre i titoli dei giornali. Se lo faranno, troveranno alcune delle migliori aziende del mondo valutate a prezzi estremamente attraenti.
Possono inoltre trovare leader emergenti in settori in crescita strutturale. Il celebre investitore Seth Klarman ha parlato dell’importanza di investire quando si gode di un margine di sicurezza. Dato il clima attuale, riteniamo che ora l’Europa offra tale margine in abbondanza.
Redazione
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