A cura di Vincent Mortier, Group Chief Investment Officer e Matteo Germano, Deputy Group Chief Investment Officer di Amundi
“Le prospettive economiche per il secondo semestre saranno caratterizzate da divergenze a livello di crescita, inflazione e policy mix nelle diverse regioni. Il rischio di stagflazione sarà una caratteristica che accomunerà i mercati sviluppati (MS). Inoltre, visto che non ci sarà più un ciclo globale sincrono, tornerà il rischio Paese.
L’economia statunitense si avvia a un atterraggio morbido, mentre la zona Euro è fragile, e la sua economia sta risentendo dell’aumento dei prezzi dell’energia. La crescita della Cina dovrebbe riprendere vigore nel secondo semestre grazie al sostegno delle politiche.
L’inflazione potrebbe essere vicina al picco, ma rimarrà elevata per via della deglobalizzazione, delle strozzature dell’offerta, del caro-materie prime e della crescita positiva dei salari negli Stati Uniti. Sta inoltre prendendo piede anche una dimensione psicologica.
Le banche centrali interverranno per frenare l’inflazione in un periodo contrassegnato dal
rallentamento del credito, dal debito elevato e dal rischio di frammentazione sui mercati finanziari. Non si spingeranno troppo in là, e i mercati hanno già scontato buona parte del loro nuovo atteggiamento hawkish.
Gli stimoli fiscali sono perlopiù alle nostre spalle, con alcuni margini di manovra a livello nazionale, soprattutto in Europa e in Cina. Negli Stati Uniti, lo spazio fiscale è inesistente in vista delle elezioni di mid-term.
La profondità del sell-off azionario ha contribuito ad assorbire le sopravvalutazioni. Ma non ha inglobato il peggioramento dei fondamentali societari. Permangono dei rischi nel settore della crescita. Il segnale di acquisto per gli attivi rischiosi dipenderà dalla capacità dei rendimenti obbligazionari di stabilizzarsi. Nonostante il repricing globale sia ancora in corso, questa prospettiva non appare così distante.
Siamo cauti sulle azioni dei Paesi sviluppati perché l’outlook degli utili rimane troppo ottimista. Da un punto di vista tattico, preferiamo le azioni USA a quelle dell’UE, e la Cina dovrebbe beneficiare di una ripresa economica nel secondo semestre. È prevista una sovraperformance dei titoli quality, value e che distribuiscono dividendi.
Nel reddito fisso, i titoli di Stato hanno riacquistato un po’ di valore. È giunto il momento di assumere una posizione neutrale sulla duration. E di sfruttare le divergenze tra le politiche monetarie. Le obbligazioni cinesi rimangono una buona carta da giocare in termini di diversificazione.
La ricerca del rendimento a tutti i costi è finita. Nel credito, privilegiamo le obbligazioni societarie IG USA perché l’azione della Fed non dovrebbe avere un impatto significativo sulla dinamica domanda – offerta.
L’instabilità delle dinamiche di correlazione tra gli asset costringerà gli investitori a cercare un’ulteriore diversificazione nelle materie prime, nelle valute e nelle strategie alternative che presentano una bassa correlazione con le azioni e le obbligazioni.”
Redazione
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