Amundi; alla ricerca di un equilibrio dinamico. I cambiamenti strutturali di lungo periodo continueranno a scontrarsi con le dinamiche di breve periodo, mantenendo i livelli di rischio elevati ma ridefinendo al contempo. L’outlook del team di Amundi

Il 2026 sarà un anno di transizione. L’economia globale si sta adattando a un regime di “disordine controllato”, in cui una rivoluzione tecnologica sta rimodellando un mondo già multipolare, alle prese con tensioni geopolitiche e criticità fiscali. La geopolitica, il mix di politiche e un’inflazione più elevata sono diventati fattori strutturali e, insieme a questi cambiamenti di lungo periodo in corso, modificheranno lo svolgimento del ciclo economico e finanziario nel 2026.

Il ciclo continua ad allungarsi, sostenuto dalla percezione di un’abbondante liquidità, da politiche monetarie più accomodanti, da cambiamenti nelle politiche industriali e, finora, da uno scarso impatto dei dazi sull’economia. Molteplici fattori potrebbero però invertirne il corso: eventi avversi riconducibili agli alti livelli di debito pubblico nelle principali economie, alla concentrazione e alle valutazioni elevate, alla credibilità delle banche centrali e al grado di stabilizzazione dei tassi reali.

Investimenti in conto capitale massicci nel settore tecnologico e nell’intelligenza artificiale, insieme a prospettive soddisfacenti per gli utili, potrebbero mantenere elevate le valutazioni per un periodo prolungato; tuttavia, i cambiamenti in corso aumentano i rischi strutturali e rendono più imprevedibili gli sviluppi del commercio e dei flussi di capitale.

 

Monica Defend

Monica Defend, Head of Amundi Investment Institute, ha dichiarato: “L’economia si sta adattando a un nuovo regime di “disordine controllato”. La trasformazione guidata dalla tecnologia, lo stimolo fiscale e le politiche industriali mantengono l’attività economica vivace e favoriscono l’emergere di nuovi vincitori. L’inflazione diventa un tema strutturale che gli investitori devono necessariamente incorporare nelle loro allocazioni.”

 

 

Francesco Sandrini, CIO di Amundi SGR, ha aggiunto: “La diversificazione rimane lo strumento di difesa più efficace in un contesto di mercati azionari concentrati e di valutazioni elevate. I portafogli degli investitori dovrebbero essere ribilanciati tra stili, settori, capitalizzazioni e aree geografiche per mitigare i rischi e cogliere le opportunità, in particolare nei mercati emergenti e negli asset europei.”

Implicazioni per gli investimenti: diversificare in un’era di disordine controllato

Assumendo l’assenza di una recessione economica nel 2026, la nostra posizione è moderatamente favorevole al rischio. L’allocazione di Amundi mira a sfruttare la crescita favorita dalla ripresa guidata dal settore tecnologico a livello globale, diversificando in temi poco correlati e adottando una serie di coperture strategiche.

Nel reddito fisso crediamo che proseguirà la tendenza alla diversificazione e restiamo vigili sui rischi derivanti da squilibri negli Stati Uniti. Il contesto attuale richiede un approccio tattico alla duration e una posizione neutrale/leggermente short sui titoli sovrani. Il credito di qualità diventa un’allocazione core per gli investitori obbligazionari per diversificare dai Treasury USA e, di conseguenza, prevediamo un posizionamento in sovrappeso.

Manteniamo un atteggiamento cauto sul mercato statunitense high yield e sui titoli di stato giapponesi. Rimaniamo positivi sui bond periferici e sulle scadenze brevi, sui Gilt britannici e sul credito investment grade, in particolare nel settore finanziario. Infine, con l’inflazione che rimane elevata, guardiamo anche alle opportunità offerte dai livelli impliciti di inflazione (break-even).

In ambito azionario, l’allocazione per settori e stili guiderà la performance nel 2026

Privilegiamo esposizioni che vadano oltre la corsa all’IA, puntando sul più ampio tema tecnologico (tra cui energia, computing e materie prime necessarie a superare i vincoli fisici che stanno sorgendo) e su una combinazione di temi difensivi e ciclici. Abbiamo una posizione complessivamente neutrale sulle azioni USA nonostante l’atteggiamento pro-ciclico della Fed, e prevediamo di aumentare il nostro posizionamento equiponderato, alla luce della concentrazione di mercato e delle valutazioni elevate.

I settori industriali europei e le infrastrutture potrebbero offrire nuovi punti di ingresso nella seconda metà del 2026, beneficiando di un dollaro strutturalmente più debole e di trend di lungo periodo (spesa per la difesa, elettrificazione e rimpatrio di asset dagli USA), oltre a un rinnovato interesse per l’Eurozona, nel caso in cui il piano tedesco si concretizzi e le riforme avanzino.

Siamo positivi sui settori finanziario, industriale, della difesa e della transizione verde in Europa, così come sulle small e mid cap. L’Europa può ancora sfruttare il ciclo tecnologico attraverso gli industriali e i beni capitali, mentre cerchiamo opportunità nell’ecosistema tecnologico asiatico in espansione. Il Giappone può infine beneficiare delle riforme societarie e di uno yen più debole.

Abbiamo una view complessivamente positiva sugli asset dei mercati emergenti

Le obbligazioni dei mercati emergenti si distinguono per l’elevato rendimento e come fonte di diversificazione, mentre le azioni offrono un ventaglio diversificato di opportunità. Apprezziamo i rendimenti interessanti del debito in valuta forte. Per quanto riguarda il debito in valuta locale, privilegiamo l’Europa centrale e orientale, alcune aree selezionate dell’America Latina (Colombia, Brasile) e i paesi asiatici (India, Filippine e Corea) per il carry e le valutazioni.

Siamo positivi sulle azioni dei mercati emergenti, con interessanti aree di opportunità negli stili value e momentum in America Latina e Europa orientale e, in modo selettivo, in Asia nei settori legati agli asset digitali. Per quanto riguarda le azioni cinesi, prevediamo di passare da una posizione neutrale a adottare esposizioni selettive nel settore tecnologico e in aree di chiaro vantaggio competitivo (catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici, energie rinnovabili).

Siamo positivi sull’India con un orizzonte di medio termine: la trasformazione “Make in India” offre un potenziale di crescita di lungo periodo in molteplici ambiti (manifattura, consumi, infrastrutture, riallocazione delle catene globali del valore, tecnologie per l’inclusione finanziaria). I rischi principali per i mercati emergenti sono un dollaro USA più forte e rendimenti più elevati dei Treasury statunitensi.

Diversificazione e coperture

Per preservare i rendimenti reali, privilegiamo una maggiore allocazione in real asset e in strategie di copertura dal rischio di inflazione. Il credito privato e le infrastrutture risultano ben posizionati per beneficiare di temi strutturali quali l’elettrificazione, il reshoring, l’IA e la solida domanda di capitale privato, in particolare in Europa.

La diversificazione dovrebbe includere in modo strutturale una più ampia esposizione alle materie prime, soprattutto all’oro, e valute selezionate come yen, euro e alcune valute emergenti che potrebbero trarre vantaggio da un dollaro più debole. Favoriamo infine le valute con carry elevato, come il real brasiliano e il rand sudafricano, oltre a opportunità nei paesi asiatici.

 


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Redazione

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