Lusso in altalena. La visibilità resta scarsa e la volatilità prevedibilmente persisterà. La ripresa potrebeb arrivare nel 2026. Flavio Cereda, Investment Director Luxury Brands di GAM

Flavio Cereda

Lo scenario resta confuso, alcuni titoli del lusso normalmente più resistenti (Cucinelli, Hermès) hanno riportato perdite a doppia cifra, mentre è andata meglio ai titoli potenzialmente più vulnerabili (On Holding, Tapestry). L’unico cambiamento di rilievo ha riguardato la riduzione di 250 punti base dell’esposizione del portafoglio nei consumi negli Stati Uniti e l’aumento di 200 punti base nell’esposizione sulla coorte cinese.

Il mercato è rimasto volatile da metà febbraio nella preoccupazione per l’andamento dei consumi negli Stati Uniti.

Lo confermano i dati delle carte di credito che, come sappiamo, non sono sempre indicativi della spesa per beni di lusso. Inoltre, c’è preoccupazione per la portata, le specifiche e le ripercussioni dei nuovi dazi.

Prospettive

Abbiamo rivisto le stime di crescita del settore del lusso per l’esercizio dal +4% al +1%; la stima è più cauta per i consumi di beni di lusso negli Stati Uniti (0-2% rispetto al precedente 6-8%) con una tendenza leggermente negativa. La coorte cinese resterà stabile e migliorerà nel secondo semestre a seguito dell’annuncio di una nuova serie di misure. La nostra stima per il 2026 per il momento è invariata al +4%, in previsione della normalizzazione.

Come sempre, crediamo che ci sarà una differenza sostanziale tra l’esposizione dei marchi e il profilo di rischio implicito determinato da categoria, rilevanza e mix geografico, comunque il settore del lusso e il suo ecosistema resteranno sotto pressione.


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Redazione

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