A preoccupare sono le conseguenze della crisi bancaria che potrebbe restringere la disponibilità di credito e favorire una recessione. Aggiornamento sui mercati a cura di UniCredit

 

L’ultima seduta della settimana presenta numerosi appuntamenti economici. Ha cominciato il Giappone, nel corso della notte europea, con la diffusione delle rilevazioni sull’inflazione in febbraio. La crescita dei prezzi al consumo ha rallentato al 3,3% su base annua da 4,3% del mese precedente. In Gran Bretagna, già pubblicate le vendite al dettaglio a febbraio, risultate in crescita dell’1,2% m/m a febbraio da +0,5%, oltre le attese a +0,2%. Reso noto anche il PIL spagnolo del IV° trimestre 2022, risultato in crescita dello 0,2% su  base trimestrale, in linea con le attese, mentre su base annua il dato ha segnato un rialzo del 2,6% contro attese a +2,7%. Dalle 9:15, con la Francia, inizia la teoria degli indici Pmi di marzo: manifatturiero atteso a 48 da 47,4; terziario a 52,5 da 53,1; ore 9:30, Germania, manifatturiero a 47 da 46,3 e terziario a 51 da 50,9; ore 10:00 Eurozona, manifatturiero a 49 da 48,5 e terziario 52,5 da 52,7; 10:30 Gran Bretagna, manifatturiero a 50 da 49,3 e terziario a 53 da 53,5.

Il pomeriggio, alle 13:30, gli ordinativi di beni durevoli a febbraio dovrebbero essere cresciuti a +0,6% da -4,5%. Alle 14:45 il Pmi manifatturiero è previsto a 47 da 47,3 e quello del settore terziario a 50,5 da 50,6.

Il dollaro rimane il fronte debole del mercato valutario ma recupera nei confronti dell’euro visto che anche la BCE potrebbe rallentare il passo nel rialzo dei tassi di interesse. Debole anche lo yen dopo i dati di inflazione in rallentamento che fanno tirare un sospiro di sollievo alla BoJ. Poco mosso il greggio mentre l’oro perde parte della spinta man mano che sui mercati azionari torna un po’ di fiducia.

Potrebbe provarci il presidente della Bundesbank Nagel, oggi, a dare una scossa ai rendimenti dei titoli obbligazionari, avviati verso un ridimensionamento in linea con le nuove attese sui tassi di interesse.

Apertura debole per le Borse europee dopo il rialzo dei tassi di interesse, per quanto atteso, da parte di BoE e SNB, rispettivamente +0,25% e +0,5%. Ma a preoccupare sono le conseguenze della crisi bancaria che potrebbe restringere la disponibilità di credito e favorire una recessione. Sul FTSE Mib nessun titolo sopra la parità.

Seduta dai toni soporiferi sui mercati asiatici che hanno chiuso in ordine sparso ma non distanti dalla parità. In Cina è proseguito il freno del processo di ristrutturazione di Evergrande Group. Più vicini alle performance positive di Wall Street Sidney e Tokyo, quest’ultima favorita da un dato di inflazione in crescita meno delle attese.

A Wall Street si è diffusa la sensazione che la Federal Reserve sia vicina al picco del rialzo dei tassi di interesse. Le parole di Jerome Powell dopo la riunione della Fed di mercoledì fanno pensare a un solo moderato rialzo entro la fine dell’anno. A beneficiarne maggiormente sarebbero i titoli tecnologici. Non a caso il Nasdaq Composite è stato il migliore tra i tre indici principali della Borsa USA. A trainarlo, oltre che le ipotesi sul futuro percorso dei tassi di interesse, anche le buone performance di Netflix, Tesla e Alibaba. Sulll’S&P500, invece, continua il saliscendi di First Republic Bank, ieri -7%.


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Redazione

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