Kilian Niemarkt, senior client portfolio manager, Global Equities, RBC BlueBay, sostiene che sia arrivato il momento di investire negli Usa con un approccio più selettivo
Nell’ultimo anno, l’indice S&P 500 ha reso il 25% in dollari, sovraperformando nettamente l’indice MSCI Europe, che ha reso poco più del 2%. Alla fine del 2024, gli Stati Uniti rappresentavano il 74% dell’indice MSCI World, mentre la quota delle prime 10 partecipazioni, tutte con sede negli Stati Uniti, ha raggiunto il 27%, con una singola società (Apple) che ha lo stesso peso nell’indice del Giappone, la quarta economia più grande del mondo. L’anno scorso è stata solo una piccola corte di azioni statunitensi a spingere al rialzo i mercati azionari globali. Guardando alla versione equi ponderata dell’indice MSCI World, in cui la quota statunitense rappresenta solo il 40%, i rendimenti annuali del 7,7% riflettono le medie storiche. Tuttavia, la forte performance del mercato azionario statunitense non è iniziata solo nel 2024: è stato un fenomeno per gran parte dell’ultimo decennio. Ma quali sono stati i fattori alla base di questa discrepanza di performance? E questa divergenza è giustificata?
La forza dell’economia USA
Mentre le principali economie hanno dovuto affrontare una stagnazione e persino una contrazione nel 2023 e nel 2024, gli Stati Uniti hanno mantenuto una ripresa nel periodo post-pandemico, con forti tassi di crescita reale rispettivamente del 2,9% e del 2,8%. Dal 2010, la crescita del Pil reale degli Stati Uniti è stata in media di circa il 2,4%, rispetto all’1,3% dell’Eurozona. Guardando al futuro, le prospettive per i dati di crescita degli Stati Uniti continuano a distinguersi tra le nazioni del G10. Secondo le ultime previsioni economiche del FMI, gli Stati Uniti vedranno crescere la loro economia nel 2025 e nel 2026 rispettivamente del 2,7% e del 2,1%, rispetto ad appena l’1% e l’1,4% dell’area euro.
Inoltre, le società statunitensi godono generalmente di una profittabilità e di una redditività del capitale proprio (RoE) più elevati rispetto ai loro omologhi europei. Gli Stati Uniti tendono ad avere una maggiore esposizione ai settori più giovani e più redditizi, e possono contare su strutture societarie più snelle e un contesto normativo più favorevole. Questa divergenza si è ampliata negli ultimi tre decenni. Inoltre, la solidità dei mercati dei capitali e l’elevata liquidità consentono di facilitare la gestione e gli investimenti rispetto al mercato europeo, che rimane frammentato. Un mercato del lavoro più dinamico, unito a una cultura che promuove l’innovazione e l’imprenditorialità, aggiunge ulteriore forza e resilienza al mercato statunitense.
Leader nell’intelligenza artificiale
Di recente, gli Stati Uniti sono emersi come leader nell’intelligenza artificiale, superando i concorrenti globali, in particolare l’Europa. Ciò ha rafforzato la posizione del Paese come epicentro globale dello sviluppo tecnologico all’avanguardia. Mentre la produttività degli Stati Uniti, misurata in base alla produzione per lavoratore, è stata più elevata rispetto ad altri paesi del G7 negli ultimi 15 anni, l’aumento di produttività grazie all’IA contribuirà a un ulteriore 17,5% della crescita economica totale negli Stati Uniti, secondo il FMI e JP Morgan, nei prossimi 20 anni. Forse non stupisce, quindi, che nel suo rapporto del settembre 2024 Mario Draghi abbia evidenziato la necessità per l’Europa di colmare il divario di innovazione con Stati Uniti e Cina, e abbia scritto che l’Europa si trova di fronte a una scelta tra uscita, paralisi o integrazione, quando ha parlato del futuro della competitività europea.
I fattori favorevoli (e no) per il mercato azionario
Il mercato azionario statunitense ha diversi fattori favorevoli. Tuttavia, ci sono anche alcune aree di preoccupazione. In primo luogo, il deficit degli Stati Uniti, al 6,9%, è il più alto tra tutti i paesi sviluppati. Per mettere questo numero in prospettiva, il mandato dell’UE richiede ai paesi di mantenere un disavanzo entro il limite del 3% del Pil. La supremazia del dollaro come valuta di riserva mondiale ha permesso agli Stati Uniti di mantenere sostanziali deficit commerciali e di spesa pubblica ma, se non controllata, l’entità del deficit potrebbe limitare la capacità della Fed di abbassare i tassi di interesse in futuro.
Un altro fattore da tenere d’occhio sono le valutazioni e la concentrazione del mercato. Le prime 10 posizioni dell’indice S&P 500 rappresentano il 38%, mentre l’indice composito NASDAQ, ad alto contenuto tecnologico, ha ora quasi il 60% allocato verso le dieci società più grandi, considerando che l’indice è composto da 3.273 partecipazioni. Queste dieci società vengono scambiate a multipli storicamente elevati: le valutazioni, come gruppo, sono equivalenti a 57 volte gli utili dei prossimi quattro trimestri e vengono spesso confrontati con la bolla delle dot-com del 2000.
L’attuale narrativa del mercato è che queste aziende sono davvero straordinarie e saranno in grado di monetizzare l’IA per generare una crescita strutturale, non ciclica. Inoltre, queste società generano molta liquidità, hanno poco debito e, a differenza della bolla delle dot-com, vengono scambiate a valutazioni supportate da utili autentici. NVIDIA viene scambiata a un multiplo P/E forward di 32x 12 mesi (dati allo scorso 15 febbraio), con la performance delle azioni in gran parte supportata dalla crescita degli utili piuttosto che dall’espansione dei multipli. Ciononostante, la valutazione e le concentrazioni sono considerazioni importanti quando si costruisce un portafoglio di fonti di rischio diversificate.
L’approccio selettivo
I fondamentali dell’economia statunitense possono essere giustamente descritti come “eccezionali” e per questo privilegiamo le grandi imprese che godono di modelli di business vincenti con mercati finali attraenti e che sono gestite in modo responsabile. Le aziende con fondamentali così solidi hanno il potenziale per generare risultati eccezionali. Negli Stati Uniti, continuiamo a trovare molte aziende di questo tipo. Tuttavia, anche le grandi aziende possono diventare sopravvalutate. La stretta leadership di mercato e la forte performance possono aver spinto al rialzo i livelli dell’indice azionario, ma così facendo hanno probabilmente reso gli investitori passivi particolarmente esposti a qualsiasi sovraestensione della fiducia. Al contrario, sosteniamo un approccio più selettivo che coniuga fondamentali eccezionali e valutazioni interessanti, dando vita a un portafoglio differenziato rispetto all’alternativa passiva.
Redazione
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