A cura di Michele Morganti, Senior Equity Strategist di Generali Investments
La nostra posizione è di leggero sovrappeso (OW) sulle azioni, poiché dovrebbe essere in grado di compensare alcuni rischi, inclusa la probabile alta volatilità in arrivo (sia VIX che quella legata alle obbligazioni, MOVE).

Nonostante le incertezze geopolitiche, la stagione degli utili del secondo trimestre (Q2) ha mostrato una sorpresa positiva sugli utili di quasi il 5% sia per gli Stati Uniti (US) che per l’area Euro (EMU).
Il superamento delle aspettative è stato particolarmente rilevante negli Usa (80%), meno nell’area Euro (60%).
Negli Stati Uniti, le aziende sono ancora riluttanti a spendere, pur notando una domanda latente in aumento. Sembra che il processo di destoccaggio sia terminato, sebbene il riapprovvigionamento sia ancora debole. L’attività dei clienti sembra essere rimandata ma non annullata, e le aziende, in media, non vedono segni di recessione.
Sembrano fiduciose in una ripresa, una volta che emergerà maggiore chiarezza sul fronte macroeconomico e politico: l’inflazione e gli alti tassi di interesse sono elementi negativi per le aziende a breve termine, insieme all’incertezza politica (sia negli Stati Uniti che a livello internazionale).
L’ottimismo tra i leader d’affari (ultimo Grant Thornton International Business Report) è tornato ai livelli pre-COVID, con un record del 71% dei leader ottimisti riguardo ai prossimi 12 mesi.
Inoltre, i costi unitari del lavoro negli Stati Uniti sembrano favorevoli per i margini aziendali e i dati sul PIL statunitense non stanno precipitando. Il differenziale tra flusso di cassa e spese in conto capitale (Capex) del G4 rimane alto e positivo, le emissioni nette di azioni sono basse, mentre i riacquisti continuano.
Prevediamo una crescita discreta degli utili, sebbene inferiore al consenso nel 2025. Infine, le valutazioni ex-USA non sono care, e vediamo un rendimento totale (TR) di circa il 7% per i mercati ex-USA e del 4% per gli USA nei prossimi 12 mesi.
In conclusione, i fondamentali rimangono ragionevolmente solidi per il momento. E crediamo ancora in una rotazione guidata dai fondamentali dall’IT statunitense verso altri settori e paesi ex-USA. La crescita relativa del settore tecnologico sta diminuendo e gli investitori hanno motivo di cercare asset che meritano una ripresa in termini di crescita, posizionamento inferiore e valutazioni più basse.
Rimaniamo neutrali sull’IT statunitense. Rimaniamo neutrali sull’area Euro (EMU) rispetto all’S&P 500 poiché un macroeconomico più debole nell’EMU e prospettive di crescita degli utili per azione (EPS) inferiori sono in parte compensate da una sottovalutazione dell’EMU al suo apice.
Nonostante le valutazioni attraenti della Cina, siamo diventati neutrali sulla Cina a causa di un macroeconomico deflazionistico e della mancanza di una chiara strategia dei responsabili politici per affrontare le sfide economiche.
Sovrappesiamo (OW) l’Europa ex-EMU, l’India, la Corea e il Giappone. Siamo anche sovrappeso sulle piccole capitalizzazioni europee e sul FTSE 250 del Regno Unito.
L’Unione Europea (EU) è ancora in una fase di ‘Goldilocks’ ma si sta gradualmente spostando verso una crescita lenta, con l’impulso dell’ISM (Indice Settore Manifatturiero) che punta verso il basso. Riduciamo il peso sui settori Trasporti e Auto e riduciamo il sottopeso (UW) su Telecomunicazioni e Media.
Aggiungiamo un piccolo sovrappeso (OW) nel Settore Alimentare al Dettaglio (valutazione), mentre diminuiamo marginalmente il peso sulle banche a causa dei rischi derivanti dai rendimenti più bassi e dalle performance in una fase di crescita lenta. All’interno dei Beni Capitali, aumentiamo il peso su Aerospazio e Difesa (A&D)
Redazione
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