A cura di Michele Morganti, Senior Equity Strategist di Generali Investments

Le stime sugli utili (EPSEarnings Per Share) del secondo trimestre degli Stati Uniti non sono state riviste granché al ribasso prima dell’inizio della stagione. Quindi, le sorprese positive sono meno probabili questa volta.

Michele Morganti

Anche i rischi politici e il rallentamento della congiuntura macroeconomica potrebbero influenzare le proiezioni di profitto da parte delle società. Anche se finora queste ultime sono apparse migliori rispetto a quelle del primo trimestre, a giudicare dalle società che hanno riportato per prime.

Dopo i risultati di 180 aziende statunitensi, le sorprese sugli EPS rispetto alle previsioni degli analisti sono positive del +4,3. Nel primo trimestre erano del +9%. Per quanto riguarda l’Europa, le sorprese sugli EPS sono del +3,9% (nel primo trimestre -4,1%).

Prevediamo per il 2024 una crescita degli EPS del 9% per gli Stati Uniti e del 7,5% per l’Euro area (EA) e una tenuta dei margini negli Stati Uniti.

Per l’EA, poiché i rischi di rallentamento macro si stanno attualmente materializzando, probabilmente dovremo rivedere leggermente al ribasso le nostre stime: caos politico francese, possibile aumento delle frizioni commerciali (Trump) e una ripresa irregolare come si evince dagli ultimi dati di PMI (Purchasing Managers Index) e IFO (Indice di Fiducia della Imprese tedesche).

Per il 2025, vediamo una crescita degli EPS del 9% per gli Stati Uniti e del 5% per l’EA. Lo spread Cash Flow meno Capex rimane molto elevato, con emissioni azionarie nette ridotte (nuove quotazioni o IPO, initial public offering). E persistenti riacquisti di azioni proprie (buybacks), contribuendo così ad un quadro positivo del mercato e supportando così un ritorno complessivo (total returnTR) a 12 mesi positivo e una leggera posizione overweight nelle azioni.

Nel breve termine, tuttavia, non adottiamo una posizione di overweight più audace a causa dei rischi crescenti: momentum dellISM (Indice Manifatturiero USA) al ribasso, sorprese macro-negative, PE (Price/Earnings) elevato degli Stati Uniti, diminuzione della liquidità delle banche presso la Fed e l’accresciuto posizionamento degli investitori sulle azioni.


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