Intervista a Jim Tierney, CIO Concentrated US Growth Equities di AllianceBernstein

 

Alliance Bernstein

L’impennata dei tassi statunitensi ha condizionato negativamente l’andamento dell’indice Nasdaq nel 2022. Credete che il calo delle quotazioni abbia scontato a pieno le aspettative sulle intenzioni della Fed?

 

Jim Tierney

Mentre la Fed mantiene la retorica da falco, i mercati iniziano a percepire il cambio di rotta, tra la minore inflazione dei beni e l’indebolimento della spesa dei consumatori.

Sono poi aumentati gli annunci di licenziamento, segno di un potenziale raffreddamento del mercato del lavoro. Per l’azionario USA, ciò potrebbe significare che le pressioni sui multipli P/E viste nel 2022 sono ormai alle spalle.

L’attuale livello di tassi Usa potrebbe mettere in discussione le prospettive di crescita delle società tecnologiche più indebitate? Oltre alla dinamica dei tassi, quali altre variabili potrebbero condizionare l’andamento dell’indice nel 2023?

Secondo noi, la Fed è vicina a un tasso neutrale. Ciò significa che finalmente l’attenzione si sposterà dal chiedersi “quale multiplo è giusto pagare per una società?” a “quali saranno gli utili?”. È difficile, infatti, differenziare le performance se è la Fed a dettare la direzione del mercato. Se questa sarà la variabile chiave nel 2023, e posta la probabilità che gli utili siano sotto pressione, pensiamo che gli investitori dovrebbero cercare società con crescita secolare, potere di pricing, e, soprattutto, leve di spesa e debito modesto.

Sebbene la maggior parte delle aziende abbia un debito a tasso fisso e non veda un impatto immediato, non bisogna dormire sulla realtà cullarsi sul fatto che il debito matura e deve essere ripagato o rifinanziato. La nostra preferenza va alle società con un debito minimo o a quelle che hanno un forte flusso di cassa libero che consente di ridurre il debito netto.

Negli ultimi tre anni, infine, le aziende si sono date da fare per soddisfare la domanda. In molti casi si è trattato di aggiungere personale, soprattutto per le grandi aziende del settore tecnologico. Dopo anni di forte crescita degli organici, vediamo un’opportunità per raggiungere l’efficienza. Pertanto, accogliamo con favore i licenziamenti annunciati, per esempio, da Amazon (18.000) o Microsoft (10.000).

Non ci auguriamo certo che qualcuno perda il lavoro, crediamo solo che molte aziende possano essere più efficienti. A nostro avviso, chi è in grado di sfruttare questa leva dei costi ha una marcia in più.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.