Intervista a Gordon Kearney, Vice-President & Senior Portfolio Manager di State Street Global Advisors
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La Borsa di Tokyo ha mostrato una buona tenuta a dispetto degli eventi che hanno fatto impennare la volatilità sui mercati azionari. Quali sono a vostro parere i fattori che hanno consentito all’equity nipponico di centrare questo risultato?

Mentre non c’è stata una grande dispersione dei rendimenti nelle tre principali regioni sviluppate in Asia, Europa e Nord America nelle ultime settimane, alcune aree hanno dimostrato una maggiore resilienza rispetto ad altre. Le azioni giapponesi fungono da cuscinetto in questo momento di turbolenza.
Come spesso accade, la ragione non è una sola. Certamente la collocazione geografica aiuta. A differenza delle controparti europee che devono affrontare una maggiore interruzione delle catene di approvvigionamento e dell’accesso all’energia e in effetti hanno un’esposizione commerciale più diretta all’economia russa, l’economia giapponese è in qualche modo più isolata geograficamente.
Il Giappone beneficia anche della corsa alla qualità che avviene durante i periodi di stress. I bilanci giapponesi più resistenti, con livelli di debito più bassi rispetto a molte parti del mondo, sono uno dei motivi per cui la domanda di azioni giapponesi ha retto di recente. Una valuta rifugio sottovalutata aiuta certamente in questo senso, anche se questo fattore è parzialmente compensato da gran parte dei guadagni sottostanti che provengono fuori dal Giappone.
Vale la pena ricordare che il Giappone non porta con sé performance recenti particolarmente significative. Guardando al 2021, le azioni giapponesi hanno registrato una performance molto più contenuta rispetto all’azionario statunitense ed europeo, sottoperformando entrambi di oltre il 10% nel 2021. Poiché partono da valutazioni più basse, una reazione più contenuta di fronte all’incertezza non è sorprendente.
Spostando l’attenzione al medio-lungo termine, quali prospettive delineate per il mercato azionario giapponese?
Tralasciando il potenziale apprezzamento valutario derivante da uno yen sottovalutato, riteniamo che le azioni giapponesi abbiano prospettive più modeste su base valutaria locale rispetto all’azionario globale più in generale su un orizzonte di medio-lungo termine. Prevediamo rendimenti a lungo termine nell’ordine del 3-4% annuo.
Questo si confronta con le proiezioni dei rendimenti azionari sviluppati globali del 5-6% all’anno. Le aspettative più modeste per il Giappone derivano in gran parte da aspettative di crescita degli utili reali più basse per il paese, a loro volta guidate da aspettative di crescita del PIL più basse.
Nonostante questo, e per quegli investitori che puntano sul Giappone senza copertura valutaria, c’è un vento a favore nel lungo termine grazie a quella che consideriamo essere una moneta sottovalutata. Lo yen è ai suoi minimi di 30 anni su una base di tasso di cambio effettivo reale, aiutato da tassi di interesse eccezionalmente bassi.
Tuttavia, potrebbe essere necessario un po’ di tempo perché lo yen torni a muoversi verso il proprio fair value, dato che le aspettative sui tassi d’interesse sono fortemente ancorate verso il basso per qualche tempo a venire.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

