Mario Beccaria, responsabile asset management di Banca Generali, partecipa all’inchiesta di Fondi&Sicav sull’inflazione.
Pensate che l’attuale crescita dell’inflazione, che sta colpendo in tutto il mondo, sia un fenomeno passeggero o è destinato a durare?
«Oggi stiamo assistendo a una vera e propria fiammata di inflazione che, però, non deve farci prendere decisioni in preda al panico. D’altra parte, il rischio inflativo è qualcosa che ormai fa parte del nostro vocabolario da diverso tempo, pur se con diverse sfumature di volta in volta. Basti pensare che fino a un paio d’anni fa parlavamo di deflazione, mentre oggi siamo su livelli che non vediamo da oltre 10 anni.
In generale, credo che questo prepotente ritorno dell’inflazione sia attribuibile a diversi fattori come la presenza di un collo di bottiglia sul lato dell’offerta che ha caratterizzato alcuni prodotti (semiconduttori in primis), l’aumento delle materie prime, con il petrolio che da inizio anno è salito di oltre il 70%, e un effetto base che ci trasciniamo dalla fine della pandemia. Ci aspettiamo che, diversamente dal decennio passato, il contesto economico che stiamo attraversando si caratterizzi per un livello di inflazione strutturalmente più elevato».
Come stanno vivendo i clienti questo cambiamento? Riscontrate nervosismo oppure gli investitori restano calmi?
«Si tratta di argomenti che riguardano per lo più ancora la sola sfera degli addetti ai lavori, anche se le cronache quotidiane stanno iniziando a parlarne. Noi, come Banca Generali, ci siamo però attivati già da tempo nel dialogo coi clienti. I nostri private banker e wealth advisor sul territorio hanno infatti iniziato un confronto costante e preparato per tempo la clientela ai cambiamenti cui stiamo andando incontro. In particolare, hanno spiegato loro che, dopo mesi di grandi guadagni in scia ai mercati azionari, ora potrebbe essere il momento di incontrare qualche turbolenza.
Occorre quindi allacciare bene le cinture di sicurezza e gestire il portafoglio in maniera attiva e dinamica, esattamente ciò che abbiamo fatto cambiando asset allocation strategica. Si tratta però di qualcosa che per i nostri clienti è, di fatto, naturale, essendo loro storicamente abituati ad avere portafogli improntati a un’asset allocation dinamica, attiva e delegata a professionisti».
In questa situazione, secondo voi, è necessario intervenire sui portafogli azionari e obbligazionari dei vostri clienti? Eventualmente che cosa occorre aggiustare? L’inflazione può essere anche un’opportunità da cogliere?
«In Banca Generali ci occupiamo di gestire i portafogli di famiglie private che hanno come primo obiettivo proteggere e tutelare i loro patrimoni. Per questo motivo, in un contesto come quello attuale, abbiamo provveduto a rivedere la nostra asset allocation strategica per il quarto trimestre del 2021. In particolare, abbiamo valutato di portare in fase di neutralità la componente azionaria dei portafogli della nostra clientela.
A oggi la maggior parte dei nostri investitori ha portafogli caratterizzati da un sottopeso della componente obbligazionaria, da un’esposizione neutrale al mercato azionario e da un peso maggiore rispetto al passato della liquidità. Per quanto riguarda le occasioni da cogliere, all’interno della componente azionaria sovrappesiamo il settore finanziario e, in particolare, il bancario, che dovrebbe beneficiare di un contesto di alta inflazione e tassi in rialzo. Sul fronte obbligazionario, l’irripidimento della curva dei rendimenti ci spinge a mantenere una duration di portafoglio molto corta. L’aumento della volatilità dei mercati prevista per il prossimo anno ci porterà a implementare uno stile di gestione molto flessibile; inoltre crediamo che la liquidità presente nei portafogli possa rappresentare una ricchezza da utilizzare dopo eventuali storni di mercato».
Redazione
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