Fondi&Sicav intervista Antonio Orossi senior executive manager, responsabile comunicazione e sviluppo commerciale di Banca Mediolanum sui cambiamenti che ha portato la pandemia nel mondo degli investitori e risparmiatori.
Come sono cambiate le richieste dei clienti dopo un anno e mezzo di pandemia? Che cosa stanno chiedendo in più e di diverso al consulente rispetto a prima del Covid? In pratica com’è il nuovo investitore post Covid?
«In generale, dopo l’evento pandemico, il risparmiatore è più consapevole che il rapporto umano e consulenziale, in aggiunta a un’ottima dotazione di servizi digitali, fa la differenza per la scelta dell’istituto bancario cui rivolgersi. In questi termini, essere una banca nativa senza sportelli, fortemente digitale e con un focus centrale sui bisogni del cliente con il ruolo di perno del family banker, ci ha permesso di esprimere ulteriormente tutta la nostra proposizione distintiva, soprattutto nel periodo di isolamento forzato. La nostra duttilità nell’adattarsi a nuove situazioni ha messo ogni professionista in grado di operare senza soluzione di continuità in tutte le situazioni. Questa semplicità e questa facilità di accesso hanno prodotto vantaggi in termini di contatti e di risultati. L’eredità della pandemia che più mi preoccupa, invece, è l’accelerazione che ha portato nell’accumulazione di capitale sui conti correnti. Soluzione che le persone attuano per cercare di recuperare sicurezza, rimandando i consumi e gli investimenti a tempi più stabili. Siamo arrivati a cifre record di soldi parcheggiati in modo infruttifero e a una contrazione dei consumi che rischia di paralizzare il Paese. Le persone vivono dell’umore che si respira in Italia e nei momenti di crisi ciò determina una mancanza fiducia nel futuro. Fare quindi la nostra parte in questo momento è diventato fondamentale non solo per il singolo cliente, ma per la nostra Italia».
Avete preparato prodotti e strumenti ad hoc per questo nuovo cliente?
«Penso che i consulenti finanziari abbiano una missione ben più grande cui dedicarsi. Siamo nell’epoca dei tassi a zero, con un welfare in continua contrazione, incertezza e timori provocati dalla pandemia. Prima di tutto deve esserci la guida del banker a orientare il risparmiatore in questo scenario difficile e inedito, accompagnandolo verso una visione di lungo termine che alzi lo sguardo con fiducia agli obiettivi di vita di lungo termine. Questo approccio si traduce poi concretamente in una corretta pianificazione patrimoniale e degli investimenti basata in primis sulla messa in sicurezza delle persone, della loro capacità reddituale e dei loro patrimoni. Segue una corretta diversificazione degli investimenti, orientata alla realizzazione dei progetti di vita delle persone e della famiglia. Il focus rimane quindi sul futuro. Ci sono poi prodotti che più di altri possono aiutare in questo momento, come i Pir normali e alternativi. Soluzioni che, se inserite in una corretta diversificazione, sono uno strumento importante per le opportunità che offrono al cliente, ma anche al Paese».
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Redazione
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