L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che la lotta contro l’epidemia ha raggiunto un punto decisivo, ma che la diffusione può ancora essere arginata. Il weekly a cura di Cassa Lombarda

La settimana borsistica in Europa si è aperta con un leggero rimbalzo sugli assets più rischiosi poiché gli investitori stanno iniziando a credere fermamente ad un prossimo intervento, più o meno coordinato, delle banche centrali per fermare la caduta libera delle quotazioni borsistiche. Del resto avendo registrato l’S&P 500 la peggior settimana dal 2008 potrebbero essere suonati più di un campanello d’allarme alla FED o alla BCE. Tuttavia, c’è da rilevare una grande differenza con Francoforte che ha poco spazio di manovra mentre Washington ha un margine per ridurre i tassi. La situazione è attesa rimanere estremamente volatile e soggetta al newsflow sulla diffusione dei contagi. I Ministri delle Finanze dell’Eurozona si riuniranno in videoconferenza per delineare delle misure condivise che potrebbero essere implementate velocemente per sostenere le economie domestiche. L’Italia dovrebbe richiedere l’approvazione a maggior deficit per €4 miliardi per raccogliere le risorse necessarie a sostenere l’economia impattata, specialmente, dagli effetti della paura del virus. Gli investitori guarderanno giovedì a Vienna al meeting dei grandi esportatori di greggio, l’Opec+, con il tema della riduzione della produzione sempre sul tavolo. La Russia è pronta a collaborare per sostenere il prezzo del greggio, sebbene abbia dichiarato si trovi ancora a proprio agio agli attuali prezzi. Tra i rilasci di dati macro, lunedì quelli definitivi di febbraio sugli indici Pmi del settore manifatturiero per Eurozona, Regno Unito e Stati Uniti. Per l’Eurozona martedì i dati sulla disoccupazione di gennaio e i dati preliminari sull’inflazione di febbraio mentre mercoledì gli indici Pmi composito e servizi. Venerdì negli Stati Uniti le evidenze di febbraio sulla disoccupazione e sulla creazione di posti di lavoro nei settori non agricoli.

Nel quarto trimestre 2019 l’economia statunitense è cresciuta ad un ritmo del 2,1%, confermando la precedente stima. Tale dato significa che la prima economia al mondo ha messo a segno nel 2019 un’espansione annua del 2,3%, la più lenta dal 2016. In Germania, nello stesso periodo, non c’è stata crescita, 0% sul trimestre precedente, a causa del rallentamento delle esportazioni. Settimana scorsa non ci sono stati importanti pubblicazioni di dati macroeconomici per delineare in maniera più chiara e puntuale gli effetti del virus sull’economia. Le prime evidenze sono però arrivate dalla Cina con il tracollo, sui minimi storici, dell’indice Pmi del settore manifatturiero sceso nel mese di febbraio a 35,7 punti dai 45 di gennaio. Anche l’indice Caixin ha toccato il suo record negativo in febbraio, passando da 46 a 40,3 punti.

Obbligazioni

La domanda di beni rifugio ha messo le ali alle quotazioni dei titoli di stato americani con il rendimento del titolo benchmark decennale sceso sino ad un minimo storico intraday dell’ 1,03% prima di ritracciare leggermente. Si è invece registrato un allargamento degli spread di credito su quasi tutti i segmenti monitorati dagli indici Markit di riferimento. Lo stock globale di obbligazioni corporate non-finanziarie ha raggiunto un massimo storico di $13,5 trillioni nel 2019, il doppio in termini reali rispetto a fine 2008 (crisi Lehman). Rispetto ai precedenti cicli creditizi, le obbligazioni in circolazione presentano un merito creditizio complessivo inferiore, requisiti di rimborso più elevati e scadenze più lunghe amplificando, di fatto, gli effetti negativi di un forte rallentamento economico sulle imprese.

Azioni

Settimana horribilis per i listini azionari mondiali con perdite cumulate in doppia cifra, mediamente in area -11,5%, ad eccezione dei listini cinesi che si fermano in area -5%. Per Wall Street si è trattato della peggior settimana dalla crisi finanziaria del 2008. In generale il mese di febbraio è stato caratterizzato, su scala globale, da mercati azionari in decisa flessione, causata dall`incertezza sulle prospettive dell`economia dettata dalla diffusione dell`epidemia di coronavirus fuori dalla Cina. Nonostante la recente correzione, i mercati trattano ancora su multipli elevati, P/E atteso a fine 2020 pari a 17 volte gli utili per lo S&P 500, molto  vicino ai massimi degli ultimi due decenni.

Valute e materie prime

Il dollaro americano ha perso terreno contro Euro a causa delle aspettative di una Fed interventista, con i futures sul costo del denaro negli Usa che scontano 3,6 tagli entro il 2020 di cui almeno uno già nella prossima riunione di metà marzo. L’ultima volta che la Fed ha fatto un taglio d’emergenza è stato nel 2008. A fine 2019 la Fed prevedeva di lasciare i tassi fermi per tutto il 2020, dopo averli tagliati tre volte lo scorso anno. Per la Bce le attese sono per un intervento entro aprile, ed un aggregato di 1,8 tagli entro il 2020. In netto rintracciamento la sterlina inglese dopo che il Regno Unito ha ammonito di essere pronto ad abbandonare le discussioni su un accordo commerciale intorno alla Brexit qualora non venga raggiunta un’intesa di massima con la UE entro giugno, benché il periodo di transizione scada a fine anno. I timori di una brusca frenata della crescita globale hanno pesato sulle quotazioni del petrolio con perdite a doppia cifra registrate la scorsa settimana sia dal Wti (-16%) che dal Brent(-13,6%).


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