Gli esperti di Anima mantengono la convinzione che le istituzioni sistemiche non perderanno la calma di fronte alle pressioni. La view sui mercati azionari resta tatticamente neutrale

Riflettori puntati sulla dinamica dell’inflazione e sulla possibile reazione delle banche centrali. C’è incertezza circa la rotta che queste ultime potrebbero prendere nei prossimi mesi se le pressioni inflazionistiche dovessero intensificarsi, con la probabile conseguenza che la volatilità sui mercati potrebbe aumentare.

Il flusso di dati più recente conferma un’economia globale in forte accelerazione (+6,5% nel 2021), con una rotazione in termini di leadership fra aree geografiche – dai paesi emergenti a quelli sviluppati – e settori – dal manifatturiero ai servizi. Permangono, però, diversi vincoli derivanti dalle strozzature sul lato dell’offerta, che creano un dilemma per le banche centrali di tutto il mondo e le costringono a bilanciare le pressioni inflazionistiche con il rischio di frenare la ripresa.

Il team Investment Research & Advisory di ANIMA mantiene, però, la convinzione che le istituzioni sistemiche non perderanno la calma di fronte alle pressioni provocate da questi colli di bottiglia, seppur adottando posizioni e narrative diverse. In particolare, l’attenzione degli investitori resta focalizzata sulle prossime mosse di Banca Centrale Europea e Federal Reserve.

La BCE dovrebbe limitarsi a qualche misura di scarsa importanza, prima di indirizzarsi verso una politica di bilancio meno accomodante. Ma il meeting di settembre presenta rischi di implementazione significativi, che giustificano un approccio cauto sui tassi.

La Fed, invece, in occasione del meeting del mese di giugno, ha chiaramente rivisto la propria comunicazione in una direzione marginalmente più hawkish, segnalando maggiore reattività al miglioramento ciclico e all’aumento dell’inflazione, con l’obiettivo di preparare l’uscita dalla politica monetaria ultra accomodante in essere. È importante però sottolineare che la comunicazione sul tapering non è cambiata: il Presidente Powell ha segnalato che è cominciato il dibattito intorno a una possibile riduzione del piano di acquisti. Ma ha ribadito che le condizioni macro per l’avvio del processo non si sono ancora materializzate. Inoltre, la decisione sarà segnalata con largo anticipo, l’indebolimento del supporto sarà graduale e il primo rialzo dei tassi avverrà solo in un secondo momento (verosimilmente, nel 2023).

Per quanto riguarda la dinamica dei prezzi, il team di Ricerca di ANIMA ritiene che l’inflazione abbia raggiunto il picco negli Stati Uniti, ma il rallentamento sarà graduale perché gli effetti di isteresi legati alla crisi Covid offriranno un supporto ai prezzi nel secondo semestre. Queste forze si riveleranno transitorie nel medio termine, ma compenseranno l’impatto degli effetti base negativi. Le pressioni nominali, recentemente emerse negli Usa, non appaiono preoccupanti, per due ragioni:

1. L’impennata dei prezzi al consumo osservata nel mese di maggio è in gran parte riconducibile alle componenti volatili e sensibili al Covid;

2. Le prime evidenze di pressioni salariali registrate di recente dipendono in larga misura dalla carenza di manodopera e dall’aumento del salario “di riserva” indotto dagli stimoli fiscali (il salario di riserva è la retribuzione minima per cui un individuo è disposto a prestare la sua opera).

In questo contesto, la view strategica sulle asset class rischiose si mantiene costruttiva nel medio termine, grazie al supporto del quadro macro e all’avanzamento delle campagne vaccinali; eventuali correzioni verranno quindi sfruttate come opportunità d’acquisto.
La view tattica resta però neutrale, dal momento che nel breve periodo la direzionalità potrebbe essere più limitata. L’allocazione geografica è contraddistinta da una preferenza per Europa e Italia, complici il miglioramento dei fondamentali, il supporto di Next Generation EU (NGEU), le valutazioni appetibili e il sostegno dei flussi in ingresso, anche da parte di investitori esteri.

A livello settoriale continuiamo a preferire un posizionamento bilanciato: tra i settori ciclici, privilegiamo banche ed energia, supportate rispettivamente dall’aumento atteso dei tassi governativi e dalla dinamica inflattiva.


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