I commenti in vista della riunione della Bce del 6 marzo degli esperti di Pimco, AllianzGI e Axa IM
Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO
Alla riunione di questo giovedì, ci aspettiamo che la BCE abbassi il tasso sui depositi di 25 punti base, al 2,5%.
Le nuove proiezioni degli esperti dell’Eurosistema mostreranno probabilmente una crescita più bassa nel breve termine e una traiettoria dell’inflazione sostanzialmente invariata. La crescita debole e l’inflazione prevista in linea con l’obiettivo quest’anno suggeriscono un tasso di riferimento vicino al livello neutrale, nonostante l’inflazione interna ancora elevata.

Da dicembre la BCE non mira più a una politica sufficientemente restrittiva. Ma intende piuttosto adottare un adeguato orientamento della politica monetaria. Di conseguenza, la discussione su una configurazione adeguata del tasso neutrale ha preso piede all’interno del Consiglio direttivo ed è emerso del disaccordo.
Tra i falchi, Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo, ritiene che una discussione su una pausa del ciclo di taglio dei tassi sia necessaria molto presto. Tra le colombe, il membro del Consiglio esecutivo Piero Cipollone non solo ritiene che l’attuale impostazione della politica monetaria sia eccessivamente restrittiva, ma ha anche esortato la BCE a garantire che le decisioni sui tassi compensino adeguatamente l’inasprimento indotto dalla riduzione del bilancio. Di conseguenza, le decisioni di taglio dei tassi dopo marzo hanno meno probabilità di essere prese all’unanimità.
Data l’incertezza riguardo all’intervallo di neutralità della politica e l’inflazione interna ancora troppo elevata, che riflette in gran parte le persistenti pressioni sui prezzi nel settore dei servizi, riteniamo che i tassi continueranno probabilmente a scendere con prudenza.
I mercati stanno attualmente valutando un tasso terminale di circa l’1,9%, che rimane sostanzialmente coerente con le nostre stime per un tasso neutrale per l’Eurozona.
Tuttavia, vediamo ulteriori rischi al ribasso per la crescita dell’Eurozona dopo le elezioni statunitensi e la possibilità di tassi terminali più bassi di quelli attualmente prezzati.
L’attuale contesto di elevata incertezza non lascia spazio alla forward guidance e ci aspettiamo che la BCE continui a sottolineare che le decisioni verranno prese riunione per riunione. Ribadiamo che il flusso di dati nei prossimi mesi determinerà la velocità e la portata dell’allentamento monetario nelle riunioni future.
Gilles Moëc, Chief Economist di AXA Investment Managers
La riunione di questa settimana della Banca Centrale Europea nasce sotto stelle infauste, stretta fra la debolezza interna e l’incertezza sulle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Ci si aspetta un altro taglio di 25 punti base, ma la conversazione in seno al Consiglio direttivo sta diventando sempre più difficile, poiché la fascia del “tasso neutrale” è ormai in vista.

Continuiamo a pensare che la bilancia dei rischi sia ora così palesemente sbilanciato verso il basso che la Bce dovrà “attraversare la neutralità” e portare il suo tasso di policy all’1,5% entro la fine dell’anno. Ma la forward guidance della Banca Centrale potrebbe diventare ancora più blanda.
Visto il rischio crescente di un ritiro militare degli Stati Uniti dall’Europa, l’Unione europea è chiamata ad aumentare la spesa per la difesa – il che come minimo ridurrà il volume di inasprimento fiscale atteso, dal momento che ci sono limiti alla quantità di spesa extra che potrebbe essere finanziata da tagli ad altri capitoli di spesa o da aumenti della tassazione, data la spinta populista che molti governi stanno affrontando.
In linea di principio, questo dovrebbe rendere la Bce più cauta nel fornire accomodamento monetario – ma l’aspettativa di una maggiore spesa per la difesa sta ponendo un limite al livello dei tassi di interesse a lungo termine. Riteniamo che la Banca centrale dovrà tenere conto dell’inasprimento netto delle condizioni finanziarie complessive quando calibrerà il suo orientamento politico, soprattutto perché il Quantitative Tightening in corso è un’altra fonte di “resilienza dei rendimenti”.
Tuttavia, anche con una Bce in versione “comprensiva”, alcuni Stati membri stanno arrivando al limite del loro spazio fiscale, un altro motivo che ci spinge a pensare che sia necessario un finanziamento congiunto dello sforzo militare europeo.
Sebbene gli Stati Uniti siano una delle principali fonti di disruption per l’Europa, oltreoceano le condizioni interne potrebbero peggiorare più rapidamente di quanto pensassimo. La fiducia dei consumatori si sta deteriorando, in quasi tutti i componenti: negli USA, c’è del nervosismo per quanto riguarda l’inflazione, le prospettive di lavoro e il mercato finanziario.
La scorsa settimana, la Risoluzione di bilancio approvata dalla Camera ha rappresentato una svolta per i Repubblicani – ma vogliamo sottolineare che non copre tutte le promesse della campagna elettorale fatte da Trump. Anche a Washington DC si profila una complicata conversazione sugli aspetti fiscali.
Michael Krautzberger, Global CIO Fixed Income di Allianz Global Investors
Ci aspettiamo che la Bce riduca i tassi di interesse di 25 punti base nella riunione del 6 marzo, portando il tasso sui depositi al 2,50%.
La crescita dell’area euro continua a essere debole, nonostante alcuni segnali di ripresa dalla Germania, la più grande economia dell’area.
Le crescenti tensioni nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa in materia di commercio e politica di sicurezza, insieme alle sfide strutturali alla crescita, rappresentano i principali ostacoli a una ripresa economica più duratura nell’area euro.
La probabilità di una grande coalizione a due partiti tra CDU/CSU e SPD dopo le elezioni tedesche, con altri partiti che però potrebbero detenere una quota di minoranza sufficiente a bloccare le riforme fiscali a livello costituzionale, complica le prospettive di una politica fiscale tedesca più espansiva.
Allo stesso tempo, il rischio che vengano stanziati maggiori fondi per la spesa in difesa a livello nazionale ed europeo sta aumentando. Nel breve termine, questa prospettiva politica rappresenta un piccolo segnale positivo per la crescita dell’area euro nel 2024, ma non è sufficiente a modificare le attuali aspettative di taglio dei tassi da parte della Bce.
I mercati dei tassi di interesse a breve termine stanno prezzando tagli consecutivi negli incontri della Bce fino a giugno, portando il tasso sui depositi al 2%, con il rischio che scenda sotto questa soglia prima della fine dell’anno. Nel breve termine, riteniamo plausibile questa previsione, considerando i rischi che ancora gravano sull’attività economica dell’area.
Nei mercati dei tassi di interesse dell’area euro, preferiamo riflettere l’attuale contesto di mercato attraverso strategie di steepening della curva dei rendimenti tedeschi.
Redazione
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