BCE: tassi invariati e chiusura temporanea all’ipotesi di ulteriori tagli. I commenti di Columbia Threadneedle, Goldman Sachs e Generali AM

BCE

Dave Chappell, Senior Fund Manager, Fixed Income di Columbia Threadneedle Investments

La BCE di dicembre non ha riservato grandi sorprese. Mentre le previsioni più favorevoli per la crescita fossero già ampiamente attese dalla maggior parte degli osservatori, l’aumento dell’inflazione core al di sopra o intorno all’obiettivo fino al 2028 è stato determinato dall’ipotesi che l’inflazione dei servizi rimarrà piuttosto elevata più a lungo. A parte questo, la Presidente Lagarde ha ribadito i temi attesi, ovvero l’assenza di un percorso prestabilito per la politica monetaria, la necessità di valutare situazione per situazione e l’importanza di basarsi sui dati. La reazione dei mercati ha confermato che, per ora, la BCE resta in una posizione favorevole, con la possibilità di monitorare gli sviluppi da un buon punto di osservazione.

 

Simon Dangoor, head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management

 

“Il mix di crescita resiliente e inflazione destinata a rimanere al di sotto del target ci indica che la BCE manterrà un atteggiamento attendista nel prossimo futuro. Sebbene vi sia un certo margine per ulteriori misure di allentamento il prossimo anno qualora l’inflazione dovesse scendere ben al di sotto del 2%, la probabilità di tale scenario si è ridotta. Al contrario, a nostro avviso la possibilità di un rialzo dei tassi nel 2026 appare molto contenuta, alla luce di un contesto inflazionistico ancora moderato, nonostante la recente retorica da falco di alcuni membri del Consiglio.”

 

Gianluca Bergamaschi, Head of Fixed Income – Mandates presso Generali Asset Management.

 

Come previsto, la BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse. Si tratta della quarta pausa consecutiva dopo un ciclo di allentamento che ha portato a tagli complessivi di 200 punti base. Il tasso sui depositi resta al 2% e la BCE non sembra avere fretta di intervenire nuovamente.

Nella riunione di ieri, le nuove proiezioni macroeconomiche sono state al centro dell’attenzione. L’inflazione è stata rivista al rialzo per il 2026, trainata dal settore dei servizi. Le previsioni di crescita appaiono solide, con un’economia vicina al potenziale per i prossimi tre anni, spinta dalla domanda interna.

Durante la conferenza stampa, la Presidente Lagarde ha confermato che la BCE si trova in una posizione favorevole e che la decisione è stata unanime. Tuttavia, ha ribadito che tutte le opzioni restano aperte, senza un percorso predefinito per i tassi.

Dalla riunione di fine ottobre, i rendimenti dell’area euro e i tassi swap sono aumentati di circa 20 punti base, accelerando nelle ultime settimane quando la comunicazione della BCE è diventata meno accomodante. In particolare, la consigliera Isabel Schnabel ha suggerito che la prossima mossa potrebbe persino essere un rialzo. Il rendimento del Bund decennale è ora al 2,85%, vicino al massimo raggiunto dopo l’annuncio dello stimolo fiscale in Germania.

Sebbene la BCE sembri aver chiuso la porta a ulteriori tagli per il momento, prezzare un rialzo nel 2026 appare irrealistico. L’inflazione è attesa sotto il 2% all’inizio del 2026 e dovrebbe rimanere tale nel 2027, soprattutto per l’effetto base sui prezzi energetici. Un rialzo in queste condizioni potrebbe comportare un errore di politica monetaria se la crescita rallentasse.

Dopo il recente aumento dei rendimenti, riteniamo che lo spazio per ulteriori pressioni al rialzo dei tassi sia limitato. Il movimento appare eccessivo alla luce delle incertezze economiche, delle tensioni commerciali in corso e del lento impatto dell’espansione fiscale nell’eurozona. Di conseguenza, abbiamo una posizione costruttiva sul reddito fisso europeo, in particolare sulla parte medio-termine della curva, e considereremmo un rialzo del rendimento del Bund decennale oltre il 3% come un’opportunità tattica di acquisto.

Gli spread dei titoli periferici restano sostenuti da fattori tecnici e fondamentali solidi. Continuiamo a vedere margini per una sovraperformance dei BTP, grazie al carry interessante e al momentum positivo in termini di rating, mantenendo invece un approccio prudente sugli OAT francesi.


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