I mercati scontano un taglio dei tassi sui depositi di 10 bps così da spingere il tasso ufficiale a -0,60%. Il weekly a cura di Cassa Lombarda
Macro review
In Eurozona tiene l’inflazione, grazie alla domanda, ma non sconta ancora la diffusione massiccia del coronavirus nel mese di febbraio, mentre si conferma solido il mercato del lavoro con la disoccupazione ai minimi da oltre un decennio, di contro deludenti indicazioni avute dagli indici Pmi servizi e manifatturiero. Il contesto generale negli Stati Uniti delinea un’economia ancora solida con il mercato del lavoro e l’edilizia solidi.
Obbligazioni
La domanda di asset sicuri ha sostenuto nel corso della scorsa settimana le quotazioni dei titoli di stato core con quelli della periferia di Eurozona che hanno scontato il timore di un rallentamento. Il rendimento del Btp decennale è salito sino all’1,3% mentre il pari scadenza tedesco è sceso a -0,7%, ben al di sotto del tasso di riferimento della Bce. Il Libano lo scorso weekend ha deciso di non rimborsare un bond in Usd da $1,2 miliardi andando quindi incontro al primo default della sua storia e dovrà iniziare delle trattative con i creditori per un piano di ristrutturazione sul totale di $90 miliardi di debito in circolazione. Il primo ministro ha giustificato la decisione con il fatto che le riserve in valuta estera sono a un livello critico e l’inflazione viaggia a doppia cifra percentuale.
Azioni
Settimana da dimenticare per i listini europei, ma lontano dai minimi toccati nelle 5 sedute, mentre quelli statunitensi hanno mandato in archivio un’ottava con il segno più. Gli indici hanno beneficiato dell’intervento straordinario della Fed e della vittoria, nel Super Tuesday, dell’ex vice presidente Joe Biden. Il voto di martedì scorso è stato il primo snodo cruciale per vincere le primarie democratiche e sfidare Donald Trump per la presidenza in autunno.
La rinnovata forza della candidatura del moderato Biden ha rasserenato i mercati che invece temono la possibile elezione del rivale socialista Bernie Sanders, fino ad allora dato come favorito. Tuttavia alcuni settori, quali viaggi, lusso e svago (crocieristica) hanno capitolato sotto le vendite per i timori che la diffusione del coronavirus minerà le condizioni operative future dei business.
Valute e materie prime
Il dollaro statunitense si è indebolito contro le principali valute controparte, oltre il livello di 1,13 contro Euro, dopo che la Fed ha tagliato i tassi di interesse di mezzo punto percentuale, al di fuori dei meeting programmati per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008, in risposta ai rischi economici associati alla diffusione del coronavirus.
Venerdì scorso il petrolio ha visto affossare le quotazioni in scia al fallimento delle trattative Opec+ con la Russia che ha resistito alla richiesta dell’ Arabia Saudita di ulteriori tagli alla produzione, determinando di fatto la fine dell’alleanza tra Arabia Saudita e Russia.
La Russia sembra aver motivato la scelta sul fatto che ogni ulteriore taglio alla produzione da parte dell’Opec + sarebbe stato rimpiazzato da un maggior apporto da parte dei produttori di shale-oil, Stati Uniti in primis. La risposta di Riyadh è stata quella di rimuovere tutti i propri limiti alla produzione. Anzi segnalando che aumenterà la produzione dagli attuali 10 milioni di barili giornalieri, sino a 12 milioni.
Outlook mercati e Bce
Da valutare innanzitutto la risposta della Bce, giovedì prossimo, all’attuale contesto macroeconomico, e borsistico, in rapido deterioramento. I mercati scontano un taglio dei tassi sui depositi di 10 bps così da spingere il tasso ufficiale a -0,60%, ma iniziative più forti servirebbero sul fronte della liquidità e dei prestiti al sistema economico. Nel frattempo il rendimento del Bund 10 anni è sceso fino a -0,85% anche sul crollo delle aspettative di inflazione legate all’andamento del prezzo del greggio. Manca per il momento anche un’azione coordinata a livello globale sul fronte fiscale.
In Eurozona la Germania che ha più ampi margini di manovra, è per il momento reticente a rilanciare la spesa pubblica. Oltreoceano i mercati dei futures prezzano che la Fed mercoledì prossimo 18 marzo taglierà ulteriormente il costo del denaro di 75 bps portando così i tassi nel range 0,25% – 0,5%. La richiesta di beni rifugio ha favorito i titoli di Stato americani, su livelli record mai visti sinora, con il rendimento del titolo decennale sceso sino allo 0,32% e quello del trentennale allo 0,70% e con tutta la curva dei rendimenti Usa che tratta sotto l’1% di rendimento per la prima volta in assoluto.
L’inizio della guerra dei prezzi sul petrolio ha fatto tracollare, nella mattinata di lunedì, le quotazioni con i futures che si sono spinti fino a – 33% registrando la peggior performance giornaliera della storia. Una mossa simile da parte dell’Arabia Saudita è già avvenuta nel 2014 e provocò un crollo delle quotazioni di circa i due terzi. Ciò ovviamente aggiungerà un ulteriore fattore di stress al contesto generale già debole ed impattato dal coronavirus sul lato della domanda.
Un primo effetto è stato quello di rapide cadute delle valute più dipendenti dalle quotazioni del greggio quali peso messicano e rublo russo. La scommessa che la Russia sembra aver voluto fare è che innescare una guerra al ribasso sui prezzi costringerà molti produttori di scisto a chiudere, e l’Arabia Saudita con la sua mossa di aumentare la produzione sembra aver aderito a questo azzardo.
L’impatto potrebbe essere rilevante sull’ high yield americano poiché i produttori di shale-oil pesano per oltre l’11% di questo segmento del credito. Si registra una debolezza pronunciata anche su tutto il comparto del credito, in particolare high yield per i timori di recessione e rarefazione della liquidità negli scambi.
Redazione
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