I commenti degli esperti di Pimco, Pictet e Schroders a seguito della riunione della Banca Centrale Europea

Konstantin Veit, Portfolio Manager di Pimco
Oggi la Banca centrale europea (BCE) ha mantenuto invariato al 2% il tasso di interesse sui depositi. Con l’inflazione vicina all’obiettivo e la crescita a livelli in linea con il trend, la BCE ha pochi motivi per modificare la politica monetaria e il tasso di riferimento del 2% è probabilmente considerato dalla maggioranza dei membri del Consiglio direttivo come il punto medio di un intervallo di neutralità. Tendiamo a concordare con l’opinione della maggioranza del Consiglio direttivo secondo cui il rischio per le prospettive di inflazione a medio termine rimane sostanzialmente bilanciato. La funzione di reazione della BCE non è orientata al fine-tuning della politica monetaria e continuiamo a prevedere un periodo prolungato di inazione sui tassi di politica monetaria.
Andrea Campisi, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management
Tassi invariati, flessibilità nella reazione e “data dependance” per la BCE, in una giornata in cui abbiamo avuto anche la pubblicazione del GDP del terzo trimestre francese, uscito sopra le attese, e dell’inflazione spagnola, che ha stupito al rialzo trainata dai prezzi dell’energia e dai trasporti aerei. Lagarde ha confermato che il livello attuale dei tassi è coerente con il target d’inflazione al 2%, i rischi per la crescita sono marginalmente diminuiti mentre sull’inflazione restano bilanciati, con attese di una discesa sotto target nel 2026 ed una risalita verso il target nel 2027, sostenuta dagli impulsi fiscali. La diminuzione dell’incertezza da tariffe lascia ora spazio alla verifica sugli impatti delle stesse, motivo per il quale sarà chiave l’incontro di dicembre in cui verranno aggiornate le proiezioni di crescita e inflazione, a fronte anche di maggiore chiarezza sul piano fiscale tedesco, la crisi politico-fiscale francese e la velocità di crociera dell’economia dell’Eurozona. In questo contesto, caratterizzato da incertezza, traiettoria d’inflazione sotto le attese, export gravati da tariffe ed un cambio rafforzatosi del 12%, restiamo dell’idea che il mercato debba scontare una probabilità superiore a quella corrente (10%) di un possibile taglio nei prossimi 3-6 mesi, a sostegno della crescita, al pari di quanto fatto dalla Fed nella serata di ieri. Ai dati di novembre e dicembre la conferma, o meno, che il livello dei tassi corrente sia neutrale, come identificato da Lagarde.
Irene Lauro, Eurozone Economist, Schroders
Il mantenimento dei tassi di interesse da parte della Bce segnala fiducia nell’efficacia della propria politica. La crescita del Pil è migliorata allo 0,2% nel terzo trimestre e i dati PMI di ottobre indicano un momentum più forte per l’ultimo trimestre, in linea con la nostra previsione secondo cui la crescita dell’Eurozona sta finalmente guadagnando slancio. L’incertezza politica in Francia potrebbe pesare sull’economia del Paese, ma altrove le prospettive stanno migliorando e suggeriscono che la politica monetaria sta avendo un effetto sull’economia reale. Il forte rimbalzo dell’attività nel settore dei servizi indica che i consumatori stanno spendendo di più, mentre anche il settore manifatturiero è destinato a registrare una ripresa, sostenuto dai maggiori stimoli fiscali tedeschi grazie all’aumento degli ordini nel settore della difesa.
Restiamo fiduciosi che la crescita si rafforzerà nel corso del prossimo anno, a sostegno della decisione della Bce di mantenere i tassi invariati fino al 2026. Tuttavia, se l’inflazione dovesse risultare inferiore alle attuali proiezioni, la Bce potrebbe seguire l’approccio di gestione del rischio della Fed e procedere a un taglio preventivo dei tassi. Per ora, le prospettive per l’eurozona sono cambiate in positivo, un cambiamento gradito dopo mesi di stagnazione.
Redazione
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