BCE, tassi fermi a luglio. L’evoluzione del conflitto commerciale determinerà la politica monetaria. I commenti degli esperti di Pimco e Generali Investments

Bce Pepp Lagarde comparto governativo europeo

Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO

Come previsto, nella riunione odierna la Banca Centrale Europea ha lasciato invariato il tasso di deposito al 2%. Con la crescita che si mantiene stabile e l’inflazione in linea con il target, riteniamo che il ciclo di tagli stia volgendo al termine. L’attuale tasso di riferimento del 2% è probabilmente considerato dalla maggioranza dei membri del Consiglio direttivo come il punto mediano di un intervallo di riferimento per un orientamento neutrale della politica monetaria nell’area dell’euro.

Il verbale della riunione di giugno ha riportato un’approfondita discussione sulla portata del problema rappresentato dal previsto scostamento al ribasso dell’inflazione rispetto all’obiettivo per i prossimi 18 mesi. Mentre alcuni membri del Consiglio direttivo hanno ritenuto che il rischio di uno scostamento prolungato nel medio termine fosse minimo o nullo, altri si sono mostrati meno ottimisti, suggerendo che la BCE potrebbe non aver ancora completato il proprio lavoro.

Nel complesso, riteniamo che i rischi per le prospettive di inflazione nel medio termine rimangano sostanzialmente equilibrati e che la BCE vorrà preservare il prezioso margine di manovra politica convenzionale. Inoltre, si cercherà di ridurre al minimo il rischio di dover invertire la rotta poco dopo aver raggiunto il tasso terminale.

Nel nostro scenario di base, riteniamo che la BCE procederà probabilmente a un ultimo taglio dei tassi a settembre per preservare la proiezione del 2% “in linea con il target” per il 2027. Tuttavia, si tratta di una previsione poco convincente, poiché riteniamo che vi siano possibilità pressoché uguali che il ciclo di tagli sia già terminato con l’attuale tasso di riferimento al 2%.

Martin Wolburg, senior economist, Generali Investments

 Oggi il Consiglio direttivo (GC) della BCE ha deciso all’unanimità di mantenere invariato il tasso di riferimento al 2,0%, in linea con le aspettative del mercato. L’inflazione è ora considerata in linea con l’obiettivo, con i dati recenti che risultano generalmente coerenti con le previsioni del GC. L’economia viene valutata come “resiliente”, anche se il GC ha sottolineato che la disputa commerciale mantiene l’ambiente “eccezionalmente incerto”. La Presidente Lagarde ha ribadito che la BCE si trova in una “buona posizione” e ha dichiarato concluso il “ciclo disinflazionistico”, sottolineando nuovamente l’importanza della dipendenza dai dati e dell’approccio basato su decisioni riunione per riunione. Gli indicatori di fiducia in miglioramento all’inizio del terzo trimestre e i segnali incoraggianti di una possibile risoluzione della disputa commerciale con gli Stati Uniti limitano lo spazio per ulteriori tagli dei tassi.

L’ipotesi ottimistica della BCE sulla guerra commerciale potrebbe rivelarsi corretta: 

Guardando al futuro, il nodo cruciale riguarda i dazi all’importazione degli Stati Uniti e la questione se verranno pienamente applicati dopo la scadenza del 1° agosto, oppure se si riuscirà a raggiungere un compromesso. Per il momento, l’incertezza resta elevata, ma entro la riunione di settembre è probabile che l’incertezza sui dazi si sia dissipata.

Nella riunione di giugno, lo scenario centrale della BCE presumeva che i dazi statunitensi rimanessero al 10% per tutti i Paesi tranne la Cina (circa 40%), che la Cina rispondesse in modo simmetrico, mentre l’UE non avrebbe reagito, e che l’incertezza commerciale fosse destinata a diminuire. Sebbene questa previsione possa sembrare ottimistica, gli sviluppi recenti – come le notizie su un probabile dazio del 15% degli Stati Uniti sui prodotti UE e gli accordi commerciali con altri Paesi (es. Giappone) – supportano in larga misura questa visione favorevole.

Lo spazio per ulteriori tagli dei tassi si sta riducendo: 

Con il tasso attuale al 2,0%, il tasso di riferimento si colloca nel mezzo dell’intervallo neutrale (1,75% – 2,25%) stimato dallo staff della BCE. Oggi, la Presidente Lagarde ha nuovamente affermato che la BCE si trova in una “buona posizione” e ben preparata ad affrontare eventuali turbolenze. Non vi è alcuna urgenza di intervenire, poiché il ciclo disinflazionistico è considerato concluso. Pertanto, l’attenzione si concentrerà sull’evoluzione del conflitto commerciale e su come influenzerà l’aggiornamento di settembre delle previsioni di crescita e inflazione. Un probabile miglioramento delle prospettive di attività economica, con tassi in area neutrale, riduce la necessità di ulteriori tagli.

Ci aspettiamo comunque un ultimo taglio di 25 punti base a settembre: 

La BCE mantiene il suo approccio basato sui dati e, dopo la revisione della strategia, ha introdotto i rischi per l’inflazione come nuovo fattore nelle decisioni sui tassi. Sebbene ci aspettiamo una soluzione al conflitto sui dazi, riteniamo anche che i rischi al ribasso per l’inflazione indotti dal tasso di cambio persisteranno.

Esiste inoltre il rischio di una riallocazione delle esportazioni dagli Stati Uniti verso l’area euro. In un contesto di rallentamento della crescita salariale, ciò inclina i rischi inflazionistici verso il basso e dovrebbe giustificare un ultimo taglio di 25 punti base, portando il tasso al limite inferiore dell’intervallo neutrale. Tuttavia, riconosciamo che lo spazio per questo taglio finale si sta assottigliando.

Riteniamo che la soglia per scendere sotto l’1,75% sia molto alta e che un simile passo avverrebbe solo in caso di uno scenario commerciale gravemente negativo che si materializzi inaspettatamente.


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