Adrian Fritz, head of research di 21Shares, analizza gli indicatori on-chain del Bitcoin per cercare di capire se ci sono ancora margini di crescita
Nelle ultime settimane, il mercato delle criptovalute si è trovato a dover affrontare condizioni macroeconomiche sfavorevoli, che hanno fatto sorgere in molti il dubbio che il rally vissuto nel 2024 possa aver raggiunto il suo apice e che da adesso si entrerà in una fase di consolidamento. Per capire se queste preoccupazioni sono fondate, è necessario osservare cosa dicono gli indicatori on-chain del Bitcoin che, sebbene il suo market share sia leggermente sceso al 58% del mercato cripto totale, rimane il faro del comparto e quindi una buona approssimazione della sua traiettoria.
MVRV-Z Score
Questo parametro misura la differenza tra il valore di mercato e il valore realizzato del Bitcoin, dove per valore realizzato si intende la somma dei valori di ogni singolo BTC quando è stato scambiato l’ultima volta. Solitamente, quando questa metrica si attesta attorno a 7, significa che siamo in presenza di un picco, mentre quando è pari o inferiore a 0 si ha un minimo. Attualmente, l’MVRV-Z Score si attesta tra 2,5 e 3, segnalando che potrebbero verificarsi piccole correzioni al ribasso, ma sempre all’interno di un ciclo che ha ancora ampi margini di crescita. Infatti, secondo le stime, per arrivare a 7, il prezzo del Bitcoin dovrebbe superare i 200mila dollari.
NUPL
Sigla che significa “Net Unrealized Profits and Losses” è una misura che, in parole povere, indica se il mercato realizzerebbe un profitto (NUPL > 0) o una perdita (NUPL < 0) se tutte le unità BTC fossero vendute nello stesso momento al prezzo attuale. Sebbene il prezzo dell’asset sia ancora vicino a 100mila dollari, ad oggi il NUPL si attesta tra 0,5 e 0,75, indicando che, sebbene ci siano stati degli investitori che hanno deciso di liquidare la loro posizione per ottenere un guadagno, il rally non si è esaurito e che la recente pressione di vendite è temporanea.
Terminal Price
Questo parametro fornisce una prospettiva unica sulle dinamiche di mercato del Bitcoin, in quanto incorpora il concetto di Coin Days Destroyed (CDD), ovvero dell’attività economica all’interno del network misurata attraverso il volume di token scambiati soppesati rispetto al loro periodo di “dormienza”. Ciò significa che i BTC che sono stati conservati all’interno di un portafoglio per un periodo di tempo maggiore avranno anche un peso maggiore nel calcolo del parametro. Questo permette di esaminare il comportamento degli investitori speculativi e di quelli di lungo periodo. Inoltre, nel corso degli anni questa misura ha dato prova di rappresentare una sorta di tetto per il prezzo del Bitcoin, tanto che il Terminal Price ha coinciso con il picco del prezzo nel 2014, nel 2017 e attorno alla metà del 2021. Oggi, questo valore massimo si attesta attorno ai 180mila dollari, mostrando come il massimo debba ancora essere raggiunto.
Conclusione
In conclusione, tutti i maggiori indicatori on-chain segnalano un mercato del Bitcoin e, quindi, un mercato cripto in buona salute, con ampi margini di incremento delle performance. Tuttavia, la realtà che si è osservato nell’ultima settimana parla di una flessione considerevole, che sembra contraddire i segnali che ci arrivano dal mercato. In realtà, è importante ricordarsi che nelle dinamiche viste di recente hanno avuto un ruolo determinante anche numerosi fattori esogeni, che sono stati in grado di scuotere la fiducia degli investitori. Il primo su tutti è l’atteggiamento aggressivo assunto dalla Federal Reserve, dovuto a una serie di dati sulla crescita statunitense e sull’inflazione che segnalano come queste siano più lanciate del previsto. Questi hanno quindi cambiato le aspettative sui tagli dei tassi d’interesse nel 2025, che dovrebbero limitarsi a solo due nei prossimi 12 mesi. Come se non bastasse, il tribunale ha approvato la vendita di BTC da beni sequestrati a Silk Road per un valore di 6,5 miliardi di dollari; un evento che ha generato un eccesso di offerta e che ha spinto il valore dell’asset a scendere attorno a quota 96mila dollari, dopo aver toccato un minimo relativo di 90mila lo scorso lunedì. Tuttavia, anche in questo caso vi sono buone notizie, in quanto i dati on-chain indicano che la svendita è stata in gran parte guidata da trader di breve termine, con l’86% degli asset spostati provenienti da portafogli che detenevano BTC per meno di una settimana. Ciò significa che i grandi investitori di lungo termine non hanno ancora perso la fiducia nel mercato.
Redazione
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