Il compito di Stefano Manfrone, da pochi mesi responsabile di Bnl Bnp Paribas Life Banker, non è dei più semplici, anche se indubbiamente rappresenta per la rete che dirige un’opportunità di crescita non da poco.

L’incarico che ha ricevuto è integrare con il wealth di Bnp-Paribas, uno dei colossi finanziari a livello mondiale, la struttura dei 700 consulenti che operano in 105 centri finanziari dedicati e in 156 uffici presso le agenzie di Bnl Bnp Paribas.

Triestino, laureato in economia e commercio all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è in Bnl dal 2008 e nel 2011 è stato nominato responsabile della rete private banking di Bnl. Nel 2017 è stato posto a capo del settore Grandi patrimoni e rete private. Nel 2020 è diventato responsabile del governo commerciale private banking per la divisione private banking & wealth management della banca e dal 2022, fino al maggio 2024, è stato direttore territoriale Nord-Est, prima di venire nominato a capo della rete. In pratica un uomo che ha una conoscenza perfetta di tutta la struttura della banca e che viene inviato a risolvere le situazioni più complesse. Appare aperto, disponibile ed estremamente sicuro di sé: nell’intervista che ha dato a Fondi&Sicav ha risposto con la massima tranquillità a tutte le domande che gli sono state poste, senza nessuna paura di dire troppo o di dire troppo poco.

Come sta andando il 2024? Incidono ancora sulla raccolta gli investimenti in Btp?

«I primi sei mesi, per quanto riguarda noi, sono partiti bene: l’attività core della gestione di portafoglio sta proseguendo in maniera favorevole. Mi riferisco soprattutto al risparmio gestito, sul quale abbiamo registrato un buon interesse. Siamo ovviamente in ampia raccolta positiva, con un buon risveglio anche sulle gestioni patrimoniali, anche se è vero che l’interesse della clientela per il Btp è ancora alto, sebbene sia in decisa diminuzione. Noi la consideriamo comunque un’opportunità interessante per completare il portafoglio dei nostri clienti e soddisfare una loro esigenza. Inoltre, quando i tassi scenderanno, può essere utile avere alcuni asset sui quali fare con i clienti delle riflessioni per aumentare le performance».

Gli investimenti in Btp provengono dai soldi tenuti fermi sui conti correnti? Può essere per le reti un fatto tutto sommato positivo che questi capitali escano da un rendimento zero o addirittura negativo, se si considerano le spese e l’inflazione?

«Sicuramente noi dobbiamo curare sempre l’ottimizzazione del portafoglio del cliente in relazione alla sua propensione al rischio e i Btp hanno rappresentato un’importante opportunità di investimento per catturare quei denari che erano rimasti nei conti correnti. Ma anche per difendere i capitali delle persone dall’inflazione. Noi seguiamo sempre un’ottica di corretta diversificazione e i Btp hanno un peso limitato nei nostri portafogli. Nel corso del 2023 e nella prima parte di questo anno, all’investimento in titoli di stato abbiamo accompagnato anche l’allocation in altri strumenti».

Lei ha avuto l’incarico di portare avanti un programma di cambiamenti all’interno della rete che dirige. Quali sono i più rilevanti? 

«Partirei da una constatazione oggettiva: quella di Bnl Bnp Paribas Life Banker è una storia di successo. In 10 anni circa, siamo passati dal livello di startup a una struttura di 700 consulenti con circa 15 miliardi di asset in gestione. Quindi una bellissima esperienza e un modello perfettamente integrato all’interno della banca. L’evoluzione di questa storia farà sì che la rete confluisca il prossimo anno all’interno di Bnl Bnp Paribas Private Banking & Wealth Management, una struttura che ho frequentato nei miei 15 anni all’interno del gruppo. L’obiettivo è costruire una seconda storia di successo nella quale noi andremo a offrire ai nostri consulenti patrimoniali e ai loro clienti tutti i servizi e tutte le piattaforme del private e del wealth di Bnp Paribas, che è il primo nella zona euro per dimensioni».

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Redazione

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