Il mercato può apparire caro da diversi punti di vista, ma non mostra quei segnali tipici di una bolla azionaria che alcuni vorrebbero leggere nell’attuale livello delle valutazioni. Alessandro Tentori, Cio Europa di Axa Im

 

Alessandro Tentori

In un periodo in cui -a causa dello shutdown – le large cap statunitensi rappresentano l’unico dato certo di cui disponiamo per cercare di mettere a fuoco l’attuale fase del ciclo congiunturale Usa, è giusto domandarsi se le valutazioni attuali siano sostenibili o se esistano rischi concreti di bolla speculativa.

 

Il quadro d’insieme dell’economia a stelle e strisce continua a mostrare segnali di resilienza. L’economia Usa sembra aver retto bene al colpo del Liberation Day con un potenziale di crescita del Pil passato dal 2,5% al 2%. Il tasso d’inflazione, rivisto al ribasso di 30 bp, si mantiene più vicino al 3% che al 2%.

L’eurozona registra un netto miglioramento ciclico e la Cina, grazie ad uno sforzo di politica fiscale e monetaria, ha sperimentato una revisione al rialzo delle stime di crescita (passate dal 4% al 5%). Questa la fotografia del terzo trimestre, che conferma in tutte e tre le aree dati in miglioramento.

Valutazioni care

Sul fronte delle valutazioni emergono differenze regionali. La Cina mostra segnali di ripresa rispetto all’Unione Europea e ai mercati emergenti, mentre le large cap Usa continuano a mostrare valutazioni elevate, anche se non eccessive. Resta ampia la forbice sull’equity Usa tra i prezzi delle azioni e il posizionamento degli investitori più speculativi. I flussi degli ETF sul mercato americano risultano in linea con quelli dello scorso anno.

Mercato del lavoro

Il mercato del lavoro resta un indicatore chiave sullo stato dell’economia statunitense. I dati sulle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, confrontati con quelli del 2024, non mostrano anomalie significative. Si osserva forse un lieve aumento, ma riconducibile alla normale stagionalità.

Altri indicatori macro

Alcuni dati del settore privato, che riflettono il sentiment e la fiducia delle imprese, hanno registrato un peggioramento. Nel manifatturiero il sentiment e le aspettative sui prezzi si sono indeboliti, mentre quello nel settore dei servizi è in miglioramento. Nel complesso, il quadro non indica né un netto deterioramento né un netto miglioramento: a livello settoriale, la situazione potrebbe essere migliore di quanto sembri. In sintesi, gli indicatori non suggeriscono un’economia in contrazione né un quadro di recessione.

Aspettative di politica monetaria

Cosa dobbiamo aspettarci allora dalla Federal Reserve (Fed)? Una possibilità è che a dicembre la Fed cambi l’impostazione rispetto all’ultima riunione, in cui ha ridotto i tassi per avvicinarli al livello neutrale. In occasione del prossimo meeting la banca centrale dovrebbe fornire ai mercati previsioni e aspettative, anche se la mancanza di dati potrebbe limitarne l’accuratezza. Anche lo stato di salute delle aziende americane è un dato chiave nelle valutazioni della Fed e potrebbe influire sulla politica monetaria. Per ora, resta sul tavolo l’aspettativa di un ulteriore taglio a dicembre.

Trimestrali forti

Gli occhi sono quindi puntati sulle trimestrali, un dato significativo, soprattutto in mancanza di altri dati. Per il terzo trimestre era attesa una crescita degli utili del 7.4% ma il dato è andato ben oltre il secondo trimestre ed è già vicino al 13%. Rilevante anche la quota di sorprese positive, che sfiora l’83%: un segnale che la corporate America è in miglioramento, nonostante gli effetti della politica commerciale statunitense.

I timori legati ai dazi non si sono tradotti in un arresto: le aziende americane continuano a mettere a segno buoni risultati. Di conseguenza, gli strategist di Wall Street hanno rivisto le aspettative, in miglioramento sia per fine anno sia per i prossimi 12 mesi. Le banche, in particolare, hanno registrato una stagione eccellente.

Il settore bancario ha fatto bene anche in Eurozona, ma per quanto riguarda le aziende il quadro è stato meno brillante rispetto agli Stati Uniti. Tanto che, senza il contributo delle banche, gli utili mostrerebbero addirittura una crescita negativa.

 


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Rocki Gialanella

Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.