Intervista a Mary-Therese Barton, Head of Emerging Market Debt di Pictet Asset Management

Quali sono i fattori che hanno penalizzato la performance dei bond emergenti negli ultimi mesi?

Il 2022 è iniziato nel segno di una serie di fattori di rischio. Prima di tutto, l’aumento delle pressioni inflazionistiche e il conseguente annuncio di un inasprimento delle condizioni finanziarie, sia nei mercati emergenti che in quelli sviluppati, hanno dato origine a un regime di elevata volatilità.
Le attività finanziarie dei mercati emergenti hanno superato relativamente bene questo contesto di volatilità, dato che i toni sempre meno accomodanti della Fed erano in gran parte scontati e molte banche centrali delle aree emergenti avevano già avviato il ciclo di inasprimento delle politiche monetarie.
A questi fattori di natura macro se ne sono aggiunti altri di tipo idiosincratico. La grave escalation della crisi ucraina, in particolare, ha dominato i mercati, provocando nuovi picchi di volatilità. L’invasione da parte della Russia pone infatti gravi rischi per l’economia mondiale, con il prezzo del petrolio che è salito oltre i 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014.
I leader statunitensi ed europei hanno imposto diverse sanzioni contro la Russia e anche contro la Bielorussia per il suo contributo all’offensiva in Ucraina, fra cui il congelamento di un’ampia porzione delle riserve della banca centrale russa: in conseguenza di ciò, il rublo è colato a picco e la Banca di Russia ha più che raddoppiato i tassi di interesse, passati dal 9,5% al 20%.
Nel contesto descritto, il debito in valuta forte dei mercati emergenti perde l’11% circa da inizio anno (-10,77% in USD dell’indice JP Morgan EMBI Global Diversified al 28.03.2022). Da qui in avanti, finché l’offensiva militare non viene arrestata, occorre valutare con molta cautela gli effetti dei possibili diversi scenari.
L’impatto della guerra sulle economie emergenti dipenderà dall’evoluzione della situazione: i possibili esportatori alternativi di commodity, come Ecuador e Colombia, naturalmente trarranno vantaggio dall’abbandono degli asset russi.
Al contrario, però, l’incremento atteso dei prezzi dei prodotti alimentari a causa dei problemi di approvvigionamento potrebbe scatenare forti pressioni inflazionistiche in alcuni Paesi emergenti, soprattutto in quelli che dipendono dall’Ucraina per i cereali.
Infine, occorre considerare che, dato che la politica monetaria probabilmente non sarà efficace nella lotta contro questo genere di inflazione (shock di offerta), le banche centrali che sinora hanno adottato la linea dura potrebbero iniziare a ridimensionare i loro piani di inasprimento. Per questo motivo, continuiamo a monitorare la rapida evoluzione della situazione e cerchiamo di posizionare il portafoglio di conseguenza.
Quale asset allocation per regioni/paesi/scadenze/rating state prediligendo e quale evoluzione ritenete sia plausibile nei prossimi mesi per l’universo delle obbligazioni emesse dai paesi emergenti?
Naturalmente buona parte dell’attenzione del team va agli sviluppi del conflitto in Ucraina e alle loro possibili implicazioni per i mercati finanziari e per l’economia globale. Una situazione così complessa non fa che incrementare l’incertezza.
Il nostro approccio consiste nel fare un passo indietro e individuare le aree in cui i temi a supporto dell’investimento potrebbero persistere o persino rafforzarsi alla luce dei recenti avvenimenti.
Lo shock dell’offerta legato all’esclusione della Russia dai sistemi di pagamento globali potrebbe sfociare presto in un ulteriore aumento dei prezzi delle commodity strategiche. Ecco perché manteniamo e anzi aumentiamo il netto sottopeso della duration.
A livello di singoli Paesi, manteniamo l’assetto corto sugli asset turchi. Confermiamo inoltre il sottopeso su Kenya, El Salvador, Giamaica e Costa Rica, oltre alle posizioni corte sulla duration in Cina, Romania, Brasile, Malaysia e Filippine. Riconoscendo che le implicazioni delle gravi turbolenze economiche e del contesto di inflazione strutturale alimentata dalle commodity sono asimmetriche, conserviamo un giudizio più ottimista sui paesi favoriti dalla situazione attuale. Sovrappesiamo quindi Angola e Argentina, che possono beneficiare di questo shock.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

