Bond, quali opportunità dal ciclo di riduzione dei tassi? È tempo di gestire la duration per “bloccare” i rendimenti e mantenere al contempo un’attenzione costante alla qualità del credito. Gene Tannuzzo, Global Head of Fixed Income, e Ed Al-Hussainy, Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments

Riteniamo che il 2026 sarà un anno in cui gli investitori potranno trovare valore bloccando i rendimenti, gestendo la duration e puntando sulla diversificazione, il tutto monitorando attentamente la qualità del credito.
Come posizionarsi alla luce del piano di tagli Fed
Riteniamo che la parte iniziale della curva dei Treasury non sia correttamente prezzata, creando quindi opportunità per gli investitori. Inoltre, a differenza dei cicli precedenti, in cui i tagli dei tassi rendevano più ripida la curva dei rendimenti, è probabile che i tagli odierni mantengano la curva stabile o leggermente più piatta. Questo comporta tre implicazioni per i portafogli obbligazionari:
- La duration diventa interessante, offrendo sia un rendimento che una protezione maggiore dai ribassi dei mercati azionari, specialmente rispetto alla liquidità;
- L’acquisizione di rendimento, con gli investitori possono sfruttare rendimenti iniziali elevati senza dover scommettere sulla direzione dell’economia.
- La diversificazione, dove il reddito fisso di alta qualità fornisce un cuscinetto, in particolare in un contesto in cui l’inflazione rimane (relativamente) contenuta.
Come trovare valore con tassi in calo, spread contenuti e fondamentali forti
Nel nostro scenario di base, con i rendimenti dei Treasury a 10 anni intorno il 4% e i rendimenti del credito investment grade vicini al 5%, le obbligazioni presentano un valore interessante, in particolare con l’inflazione intorno al 3%. In un simile contesto, gli investitori dovrebbero privilegiare i settori che offrono un rendimento più elevato per unità di duration.
Le opportunità non si limitano al solo mercato USA: le obbligazioni internazionali tornano attrattive, con la crescita al di fuori degli States che inizia a sembrare più interessante, con curve dei rendimenti più ripide che offrono un premio di rischio aggiuntivo in mercati come Giappone, Francia e Australia. Inoltre, è possibile trovare sacche di valore anche nel debito dei mercati emergenti. Infine, da non escludere anche i prestiti a leva finanziaria che – sebbene possa apparire come una scelta controcorrente – non sono costosi come altri settori e si sono evoluti in un prodotto che si adatta tutte le fasi del ciclo di mercato, ampliando l’universo delle opportunità nel segmento high yield. Al contempo rimaniamo relativamente avversi al rischio in quei settori in cui riteniamo non riteniamo di essere sufficientemente remunerati per il rischio.
Gestione del rischio in portafoglio
Rispetto allo scenario di stabilità previsto per il 2026, si stanno accumulando alcuni rischi al ribasso che riguardano:
- La dispersione del credito:gli ultimi default di rilievo sono stati legati ad emittenti specifici, riflettendo debolezze nella fascia più bassa dei mutuatari sia privati che societari. È importante sottolineare che non stiamo osservando un’estensione di questa debolezza. Il vero tema da attenzionare è quello della dispersione: dopo diversi anni di monitoraggio, stiamo ora osservando differenze significative nelle performance all’interno dell’universo del credito, sia tra settori che tra emittenti.
- I dazi tariffari:restano un potenziale rischio in quanto, sebbene finora la reazione economica sia stata contenuta, gli effetti dei dazi potrebbero riflettersi lentamente sulle scorte e colpire i consumatori in modo più deciso nel 2026.
- La volatilità del credito:è lecito attendersi della volatilità legata agli spread man mano che il ciclo si sviluppi. Riteniamo utile, in quest’ottica, concentrandosi sui rischi reali – andamenti del mercato del lavoro, stress sui consumi e impatto dei dazi – ignorando al contempo il “rumore di fondo”. È in questi momenti e contesti che la ricerca fondamentale sul credito dà il meglio di sé.
- Politiche economiche e geopolitica: l’incertezza legata alle scelte di policy è stata un catalizzatore quest’anno e prevediamo che continuerà ad esserlo anche nel 2026. Tuttavia, gli investitori dovrebbero tenere presente che ciò ha un’influenza limitata sulla performance effettiva dei mercati obbligazionari. La domanda di obbligazioni negli Stati Uniti continua a essere forte, in quanto molti temi politici non hanno avuto un impatto significativo sulle dinamiche di mercato.
Per concludere, crediamo che il mercato obbligazionario continuerà a offrire valore e opportunità il prossimo anno, ma non senza rischi. I tagli preventivi della Fed, un contesto macroeconomico stabile e la solida domanda di obbligazioni creano le condizioni per rendimenti costruttivi. In ogni caso, sarà necessario prestare attenzione, poiché le tensioni sul mercato del lavoro ed episodi di crisi nell’area del credito potrebbero accentuarsi. Concentrandosi su duration, rendimento e diversificazione, gli investitori possono posizionare i portafogli per resistere alla volatilità e cogliere le opportunità presenti in un contesto in evoluzione.
Redazione
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