Btp tra i beneficiari dei nuovi flussi d’investimento. L’aumento del premio al rischio potrebbe penalizzare le scadenze più lunghe. Deteniamo inflation linked bond a titolo strategico. A colloquio con Cosimo Marasciulo, Head of Fixed Income Absolute Return e Deputy Head of Euro Fixed Income di Amundi

Viste le tensioni provocate dall’incertezza politica in Francia e dal conseguente de-rating operato da Fitch sui titoli di stato di Parigi, quali sono le vostre preferenze sui government bond area euro in termini di scadenze, duration e affidabilità creditizia?
Dopo lo shock inflattivo e l’aumento di volatilità sui mercati obbligazionari a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, i titoli governativi hanno ricominciato nuovamente a svolgere la funzione di bene rifugio e quindi ad aumentare il livello di diversificazione all’interno di un portafoglio globale. Ci sono due temi che a nostro avviso continueranno a guidare il mercato obbligazionario nei prossimi mesi: i tagli tassi da parte delle banche centrali, la persistenza di un livello elevato di debito pubblico, se non addirittura in taluni casi il peggioramento, nei principali paesi sviluppati.
In effetti le principali banche centrali dei paesi sviluppati hanno adeguato il livello dei tassi alla discesa dell’inflazione e mostrano preoccupazione per il rischio di un potenziale rallentamento dell’economia mondiale. Non sembrano esserci invece grosse preoccupazioni da parte dei governi per un livello di debito pubblico storicamente molto alto in diversi paesi e laddove in alcuni casi ve ne siano, non è semplice implementare politiche di austerità. Entrambi questi due temi condurranno nei prossimi mesi ad un maggiore irripidimento della curva dei tassi di interesse poiché le scadenze più brevi beneficeranno di ulteriori tagli tassi mentre le scadenze più lunghe potrebbero essere penalizzate da un aumento delle emissioni di titoli obbligazionari ed un conseguente aumento del premio per il rischio.
Manteniamo quindi posizioni di sovrappeso sulla parte medio/breve della curva e di sottopeso sulle scadenze più lunghe
Agli attuali livelli di tasso pur rimanendo strategicamente lunghi di duration manteniamo posizioni di neutralità perché riteniamo, specie sulla curva americana, che i margini di ulteriore discesa dei tassi siano limitati. In termini di allocazione geografica manteniamo una visione costruttiva sebbene i titoli di stato italiani abbiano performato molto bene rispetto agli altri paesi europei. Ciò è legato ad un trend persistente di riallocazione di capitale verso l’Europa da parte di investitori stranieri di cui l’Italia sta beneficiando.
L’incremento della spesa pubblica in Germania e a livello centrale di Unione Europea condurrà ad un aumento della domanda aggregata a livello europeo ed alla necessità di finanziare queste politiche con un aumento delle emissioni. Ne consegue che il debito pubblico italiano sarà supportato in termini relativi sia da prospettive di crescita più forte sia da un peggioramento creditizio relativo dei paesi core rispetto ai paesi periferici. Inoltre i benefici del next Generation EU e del PNRR non sono ancora del tutto visibili.
L’inflazione ha abbassato la guardia ma, a detta di molti, non è stata del tutto sconfitta. In questa fase di mercato quanta importanza date all’interno dei portafogli ai titoli di stato inflation linked dell’eurozona?
Nei nostri portafogli abbiamo ricominciato a detenere un’esposizione strategica ai titoli indicizzati all’inflazione. Riteniamo infatti che l’economia mondiale sia entrata in modo strutturale in una fase di minore integrazione e globalizzazione. Questa deglobalizzazione e frammentazione porterà nei prossimi anni ad un innalzamento dell’inflazione. Per questa ragione laddove le valutazioni ci appaiono interessanti valutiamo l’incremento dell’esposizione a titoli legati all’inflazione rispetto a titoli a tasso nominale.
Nel breve periodo questa tendenza strutturale potrà inoltre essere amplificata dal potenziale impatto inflattivo delle tariffe
Al momento questo impatto non è ancora evidente nei dati macroeconomici ma riteniamo sia unicamente una questione di tempo, dal momento che in alcuni casi le aziende hanno preferito subire un impatto sulla propria profittabilità piuttosto che aumentare i prezzi al consumo, cosa che è chiaramente visibile nell’economia americana.
Inoltre c’è il rischio che una FED sempre più politicizzata da Trump perda la sua indipendenza nella definizione della politica monetaria e possa tagliare i tassi anche in un contesto macroeconomico in cui ciò non sia necessario, arrivando così ad una riaccelerazione dell’economia e ad un ritorno del rischio inflattivo. Monitoriamo questo rischio attentamente prestando grande attenzione alle nuove nomine presidenziali sia per il presidente della FED sia a quelle dei vari governatori.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

