Yves Bonzon, Group Chief Investment Officer, Julius Baer
Negli Stati Uniti, l’aumento dei prezzi alla produzione suggerisce che le aziende statunitensi stanno attualmente assorbendo i dazi sulle importazioni, che probabilmente trasferiranno ai consumatori statunitensi nel corso dell’anno.

L’attuale contesto macroeconomico statunitense, caratterizzato da un raffreddamento del mercato del lavoro e dagli investimenti nell’intelligenza artificiale (IA) come principale sostegno alla crescita, giustifica una ripresa dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve (Fed).
Le famiglie americane dispongono di liquidità record, che potrebbe essere reindirizzata verso segmenti obbligazionari statunitensi più rischiosi, dato che i rendimenti complessivi e la forma della curva dei rendimenti offrono un punto di partenza interessante.
La stagione degli utili del secondo trimestre ha rivelato una continua resilienza dei titoli statunitensi a grande capitalizzazione. In prospettiva, la prevista convergenza dei tassi di crescita degli utili tra i Magnifici 7 e il resto dell’indice S&P 500 dovrebbe alleviare i timori circa la natura concentrata della performance del mercato azionario statunitense.
POLITICA MONETARIA
Il monitoraggio della politica monetaria a livello globale rivela un quadro sorprendentemente omogeneo nel 2025. Secondo il Global Central Bank Monitor di Citi, negli ultimi tre mesi le banche centrali hanno operato 25 tagli dei tassi rispetto a soli due aumenti.
Questa traiettoria sbilanciata dovrebbe persistere nei mesi a venire, con quasi il 70% delle principali banche centrali che dovrebbe ridurre il proprio tasso di riferimento entro la fine dell’anno. Nel complesso, il ciclo di allentamento monetario su ampia scala crea un contesto favorevole per le attività rischiose a livello globale.
Vi sono tuttavia alcune eccezioni degne di nota. Da un lato, con l’inflazione vicina ai livelli target e la ripresa della crescita, Prevediamo che la BCE non avrà alcuna intenzione di allentare ulteriormente la propria politica monetaria. Solo in uno scenario in cui l’inflazione scendesse significativamente al di sotto del 2% nel 2026, a causa del rafforzamento delle pressioni deflazionistiche provenienti dalle importazioni, sarebbe giustificato un ulteriore allentamento monetario. D’altro canto, stimiamo che la la BoJ riprenderà ad aumentare i tassi.
L’inflazione tendenziale giapponese è ben al di sopra del 2%, mentre l’inflazione core dell’indice dei prezzi al consumo è salita oltre il 3%. Con la normalizzazione della politica monetaria della BoJ e il restringimento dei differenziali di tasso d’interesse rispetto alle altre principali valute, lo yen giapponese dovrebbe trarne vantaggio.
Il punto di partenza della valutazione è interessante, poiché il tasso di cambio effettivo reale dello yen giapponese si attesta a quasi due deviazioni standard al di sotto della sua media storica.
EQUITY INDIA
Le azioni indiane hanno dovuto affrontare venti contrari sul fronte dei dazi, ma un contesto politico favorevole, combinato con un eventuale allentamento delle incertezze commerciali, dipinge un quadro ottimistico.
Redazione
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