I rischi maggiori a lungo termine sono legati all’ambiente. E il cambiamento climatico minaccia di provocare eventi “cigno verde”, che potrebbero scatenare una crisi finanziaria sistemica. Questo a meno che le autorità politiche e monetarie non intervengano per tempo contro tali rischi. L’allarme viene dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, la quale fa una distinzione tra cigni verdi e neri.
Il cigno verde si differenzia dagli altri perché c’è un elemento di certezza. I rischi posti dal cambiamento climatico si materializzeranno di sicuro, prima o poi. Per certi versi sono da temere più di quelli neri, che sono invece eventi improbabili e circoscritti a finanza ed economia.
Un fenomeno del genere potrebbe essere dietro alla prossima crisi finanziaria globale. Ma soprattutto potrebbe mettere in pericolo l’umanità e non soltanto i mercati. Minaccia di scatenare reazioni a catena imprevedibili e più complesse di una qualsiasi crisi.
L’analisi delle autorità dell’istituto con sede a Basilea – spesso descritto come la banca centrale delle banche centrali – ha adattato il concetto di “cigno nero” ideato da Nassim Nicholas Taleb rimodellandolo. Taleb lo ha coniato per descrivere eventi avversi che non rispettano le aspettative più comuni e popolari. Sono eventi disruptive che hanno un impatto enorme ed estremo, ma è raro che si verifichino.
Temperature mondiali superiori a soglie Onu
I “cigni verdi, o meglio “cigni neri del clima”, presentano molte caratteristiche dei tipici cigni neri, spiegano gli autori del rapporto, tra cui il vicedirettore generale della BRI Luiz Pereira da Silva. Pereira da Sivla ha anche registrato un podcast in cui parla dei rischi derivanti dal surriscaldamento del pianeta, spiegando come le banche centrali potrebbero contribuire, nel rispetto del loro mandato, a scongiurare il pericolo.
“Gli approcci tradizionali alla gestione del rischio che consistono nell’estrapolazione di dati storici e nell’ipotesi di distribuzioni normali sono in gran parte irrilevanti per valutare i rischi futuri legati al clima”.
Il paper, pubblicato qualche settimana dopo la conclusione del decennio più caldo di sempre, è solo l’ultimo di una lunga serie di questo tipo. Da un po’ di tempo le banche centrali stanno facendo appello alle autorità per un’azione tempestiva e coordinata. In modo tale da essere preparati ad affrontare i rischi che il cambiamento climatico rappresenta per la finanza e l’economia mondiale.
Nell’introduzione dello studio, il governatore della banca centrale francese, Francois Villeroy de Galhau, sottolinea che “per poter navigare in queste acque agitate, diventa essenziale avere un approccio più olistico”. L’emergenza clima è reale: dalle ultime analisi emerge che il mondo non sta rispettando gli obiettivi di base fissati nell’accordo di Parigi del 2015 (COP21).
L’analisi ribadisce un concetto più volte espresso in passato. Da sole le banche centrali non possono offrire la soluzione ai problemi. Stavolta però gli autori aggiungono che il cambiamento climatico dovrebbe spingere le banche centrali a cambiare il modus operandi. Per esempio si fanno pressioni perché la Bce cambi i criteri sul collaterale.
Cigno verde: vanno cambiati modelli banche centrali
I modelli tradizionali dei banchieri centrali non li aiuteranno nel compito di decifrare l’ampiezza e il timing della prossima crisi. Prima di agire, pertanto, bisognerà fare attenzione a prendere decisioni oculate e con prudenza. E perché no, fuori dagli schemi.
“Se le bannche centrali stanno ferme con le mani in mano, aspettando che altre agenzie governative entrino in azione, potrebbero essere esposti al rischio reale di non riuscire a portare a termine il loro mandato”, avvisano gli autori.
Molte banche centrali stanno già dando un contribuito, per esempio monitorando i rischi legati al clima attraverso degli stress test. Oppure incorporando criteri ambientali, sociali e di governance ESG nei fondi pensione. Oppure ancora collaborando con le banche sulla diffusione dell’esposizione ad alta intensità del carbonio per valutare i potenziali rischi di stabilità finanziaria. Villeroy, tuttavia, sostiene che tutto questo non sia sufficiente.
“La cruda realtà è che stiamo, tutti insieme, perdendo la lotta contro il cambiamento climatico“, ha osservato Villeroy. Il membro del board della Bce ha precisto che ci sono due soluzioni strategiche che la Banca Centrale Europea potrebbe adottare fin da ora.
- l’integrazione del cambiamento climatico in tutti i modelli economici e previsionali;
- la revisione del quadro dei criteri del collaterale per riflettere i rischi legati al clima.
“Se le banche centrali vogliono mantenere la stabilità finanziaria e dei prezzi nell’era del cambiamento climatico – conclude Villeroy – è nel loro interesse cercare di fare il possibile per mobilitare tutte le forze necessarie per vincere questa battaglia”.
Daniele Chicca
Laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Bologna, con un anno presso la UCL di Londra, è giornalista professionista dal 2007. Partendo da Reuters si è con il tempo specializzato in finanza, economia e politica. Grazie a competenze SEO e social, ha contribuito a portare a un incremento del traffico progressivo sul sito Wall Street Italia (in qualità di responsabile editoriale). È stato inviato da New York per Radio Rai e per varie agenzie stampa, tra cui AGI e TMNews (ex Apcom). Al momento si occupa della strategia di comunicazione di alcune startup svizzere specializzate in crypto, FinTech, materie prime e mondo del lavoro.



