A cura del Team CEE & Global Emeging Markets di Raiffeisen Capital Management
Per chi investe nei mercati emergenti, l’ultimo periodo è stato decisamente interessante: in primo luogo, la Cina ha sorpreso tutti annunciando importanti pacchetti di stimolo che hanno portato a un forte aumento dei prezzi delle azioni cinesi nel breve termine. A fine ottobre si è svolto il tanto pubblicizzato vertice dei Paesi BRICS+. La sorprendente vittoria elettorale di Donald Trump all’inizio di novembre ha rappresentato un altro evento significativo. Questa volta, nel nostro aggiornamento ci concentriamo sulla Cina.
Influenza della Cina e del dollaro USA sull’indice dei mercati emergenti
Osservando i movimenti dei corsi nell’ultimo periodo, è evidente che l’indice MSCI Global Emerging Markets ha raggiunto il massimo annuo all’inizio di ottobre e da allora è sceso bruscamente. Se il 2 ottobre l’aumento del valore era ancora di circa il 21%, di recente si è attestato solo intorno al 12%. Questo calo dovuto è in parte al rafforzamento del dollaro USA (i prezzi delle azioni in valuta locale perdono valore se espressi in dollari USA e l’MSCI calcola il suo indice proprio in dollari USA).
In una certa misura, i mercati hanno anticipato o reagito alla vittoria elettorale di Trump. A influire sul calo dei prezzi è stata anche la correzione dei titoli azionari cinesi. Diversi operatori e osservatori di mercato hanno, infatti, espresso disappunto per le misure annunciate finora a sostegno dell’economia e dei mercati finanziari cinesi.
Lo “swap” del debito in Cina: impatto sulle amministrazioni locali e sul sistema finanziario
La misura più importante in termini finanziari è uno “swap” (ovvero una riclassificazione) del debito che rifinanzierà parzialmente le passività esistenti delle amministrazioni locali in Cina, alcune delle quali sono fortemente indebitate. Da un lato, essi riceveranno condizioni di interesse più favorevoli. E, dall’altro, i debiti che prima esistevano come “debito ombra” al di fuori dei bilanci ufficiali dei governi locali, saranno ora inclusi nei bilanci stessi.
Il programma è previsto per i prossimi tre-cinque anni e dovrebbe coinvolgere fino a 10.000 miliardi di yuan (circa 840 miliardi di dollari). In prospettiva, le amministrazioni locali hanno attualmente circa 14.000 miliardi di yuan di debiti fuori bilancio e altri 52.000 miliardi di yuan di debiti a bilancio.
Anche se la misura migliorerà il margine di manovra finanziario delle amministrazioni locali, trattandosi “solo” di uno swap del debito, essa non comporta alcun afflusso netto di capitali. Gli ordini di grandezza mostrano inoltre che è interessata solo una parte abbastanza gestibile del debito totale di 66.000 miliardi di yuan. L’impatto diretto sul mercato di queste misure sarà probabilmente minimo per il momento. Al momento non si registrano grandi tensioni nel sistema finanziario cinese, nemmeno per i debiti della stragrande maggioranza delle amministrazioni locali.
Aiuti alle banche e al mercato immobiliare
Un’altra misura prevista da Pechino è quella volta a fornire capitali freschi alle sei maggiori banche. Si presume che questa misura sia destinata a favorire il consolidamento del sistema bancario cinese, poiché non sono le grandi banche a soffrire di difficoltà finanziarie, ma tutta una serie di istituti più piccoli. Tuttavia, al momento non vi è alcun segno di stress o di crisi nel sistema bancario.
A metà ottobre la banca centrale cinese ha attirato l’attenzione con due pacchetti di finanziamento, inizialmente per un totale di circa 112 miliardi di dollari, destinati a consentire l’acquisto di azioni da parte di alcuni investitori istituzionali e il riacquisto di azioni da parte delle aziende.
Per porre fine più rapidamente alla crisi immobiliare che si trascina da tempo, in futuro i governi locali potranno acquistare case e appartamenti invenduti e metterli a disposizione dei cittadini cinesi. L’obiettivo principale è quello di consentire alle società immobiliari di completare i progetti di costruzione già avviati.
Gli operatori di mercato e gli osservatori sono rimasti in gran parte delusi dal fatto che, contrariamente alle aspettative diffuse, non vi sia stato finora alcun nuovo pacchetto di stimoli fiscali. Ciò è tanto più notevole se si considera che la spesa pubblica è attualmente in forte ritardo rispetto ai valori previsti dal bilancio statale. Per evitare che lo stimolo fiscale diventi negativo, le amministrazioni centrali e locali dovrebbero almeno recuperare le spese già preventivate nei prossimi mesi.
Moderazione fiscale in attesa di Trump
La maggior parte degli analisti ipotizza che la leadership intorno a Xi Jinping abbia finora deliberatamente trattenuto le misure fiscali al fine di preservare il margine di manovra per eventuali contromisure, se Donald Trump dovesse proporre nuove sanzioni, dazi e altre restrizioni commerciali.
Se si considerano le misure annunciate finora, la portata è considerevole. Ma concretamente non vi è quasi alcun flusso di denaro fresco nel sistema finanziario e nell’economia cinese. I programmi previsti sono principalmente di natura monetaria piuttosto che fiscale. Tuttavia, il settore immobiliare potrebbe uscire dalla sua lunga crisi se i governi locali acquistassero immobili su scala più ampia. Lo swap del debito darà loro almeno un po’ più di spazio di manovra.
Politica economica cinese: ottimismo nonostante la delusione iniziale
La delusione di molti osservatori e dei mercati finanziari in genere potrebbe essere prematura. Infatti, il fatto che Pechino sia ora chiaramente pronta a intervenire e ad agire con decisione, puntando anche sui mercati azionari e aumentando la loro attrattiva per la creazione di ricchezza cinese, rischia di pesare quasi più delle misure conosciute finora.
Se le misure adottate finora si riveleranno insufficienti, è probabile che ne seguiranno altre. Possibilmente anche misure che non si limitino a incidere sul lato dell’offerta, ma che affrontino in modo più incisivo anche il lato della domanda.
A questo proposito, in Cina non c’è di per sé una mancanza di potere d’acquisto tra la popolazione, ma c’è un eccesso di risparmio rispetto al consumo. In un certo senso, questo potrebbe essere il momento di un “whatever it takes” cinese.
Prevedere il futuro è notoriamente difficile, ma è molto probabile che, sia l’economia reale che i titoli azionari, abbiano toccato il fondo. Date le valutazioni spesso molto favorevoli dei titoli azionari cinesi, c’è motivo di ottimismo per i prossimi anni.
L’impatto immediato dei programmi di stimolo cinesi sugli altri mercati emergenti sarà probabilmente limitato per il momento. La situazione potrebbe cambiare se venissero adottate misure importanti anche a livello di politica fiscale.
Redazione
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