A cura di Shikeb Farooqui, Lead Economist, Asia di PGIM Fixed Income

 

Il significativo surplus commerciale della Cina nei confronti degli Stati Uniti, in particolare la composizione di tale surplus, e il suo ruolo preponderante nelle catene del valore manifatturiere globali hanno posto il Paese al centro delle iniziative statunitensi sui dazi.

Mentre entrambe le parti cercano un riassetto più permanente ed equo, dai nostri meeting a Pechino deduciamo che la Cina preferisca un risultato negoziato al disaccoppiamento, purché sia reciprocamente vantaggioso e preservi le ambizioni geostrategiche della Cina.

Inoltre, gli interessi di Pechino sono tutelati meglio da una serie di accordi graduali. Per raggiungere questo obiettivo, la Cina vuole dissipare l’idea che gli Stati Uniti abbiano il predominio nell’escalation. E, di conseguenza, non vuole apparire come se stesse cedendo alla politica del “might is right” degli Stati Uniti.

Ciò è dettato dalla convinzione prevalente a Pechino che gli Stati Uniti abbiano bisogno della Cina tanto quanto la Cina ha bisogno degli Stati Uniti. Inoltre, la Cina percepisce un vantaggio considerando il potenziale danno alla credibilità e alla leadership globale degli Stati Uniti.

Il vantaggio commerciale della Cina

Sebbene un disaccoppiamento commerciale totale ottenuto tramite dazi doganali equivalenti a un embargo avrebbe potuto consentire agli Stati Uniti di raggiungere uno dei propri obiettivi dichiarati, ovvero ridurre il saldo commerciale con la Cina, si sarebbe trattato di un risultato altamente destabilizzante e insostenibile.

In termini nominali, le esportazioni annuali della Cina verso gli Stati Uniti (~440 miliardi di dollari) sono più di tre volte superiori alle importazioni dagli Stati Uniti (~145 miliardi di dollari). Questo squilibrio è evidente anche a livello settoriale (parte superiore della figura 1) e in termini di valore delle importazioni.

Le nostre rilevazioni indicano il grado di dipendenza degli Stati Uniti dalla Cina in catene di approvvigionamento complesse. In particolare per i beni tecnologici, come le apparecchiature di comunicazione e i dispositivi informatici.

Al contrario, la Cina importa prevalentemente dagli Stati Uniti fattori produttivi primari facilmente sostituibili. Pertanto, la dipendenza della Cina dagli Stati Uniti si basa su catene di approvvigionamento più semplici. O è in calo nel caso di beni più complessi. Quali l’avionica, i sistemi di trasporto avanzati, i prodotti chimici ad alta purezza e le apparecchiature avanzate per la produzione di semiconduttori.


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Redazione

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