a cura di Mark William Lowe
Circa 100 mila persone, tra le quali il re spagnolo Felipe VI e almeno nove presidenti latino-americani, presenti in piazza Bolivar a Bogotà domenica 7 agosto, hanno assistito all’apertura di un nuovo capitolo della storia della Colombia: per la prima volta in assoluto ha giurato un presidente di sinistra.
Il muro conservatore, eretto quasi due secoli fa intorno alla leadership colombiana, è crollato.
Il terzo tentativo
La cerimonia di insediamento di Gustavo Petro è avvenuta dopo due tentativi falliti da parte dell’ex senatore e sindaco della capitale della Colombia, Bogotà, e segna un cambiamento radicale nelle preferenze di voto del Paese, dove l’atteggiamento dei candidati di sinistra nei confronti del crimine o dei gruppi di guerriglia, che hanno condotto una ribellione lunga decenni, veniva considerato morbido.
In gioventù, il neoeletto presidente 62enne è stato membro del movimento armato colombiano M-19.
La sua posizione nei confronti della presenza dirompente dei gruppi ribelli della Colombia è molto chiara: raggiungere la pace con i militanti e rimuovere i livelli di disuguaglianza sociale ed economica che hanno dato origine alla loro presenza.
In una cerimonia a Bogotà alla vigilia del suo insediamento, Petro ha dichiarato che l’obiettivo principale del suo governo sarà «portare alla Colombia ciò che non ha avuto per secoli, cioè la tranquillità e la pace».
Un’ambizione che molti osservatori interni ed esterni considerano, nella migliore delle ipotesi, alquanto improbabile.
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Redazione
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