Davide Renzulli, head of advisory di Columbia Threadneedle Investments, spiega che molte azioni del Far East hanno ottimi dividend e sono un investimento quasi ideale in questa fase di mercato

Quali sono le strategie e i temi che portate quest’anno al Salone del Risparmio?

«Una delle strategie su cui stiamo puntando maggiormente è incentrata sull’azionario asiatico, con un particolare focus sui dividendi. Quando si pensa all’equity di questa parte del mondo, questo approccio non è probabilmente il primo che viene in mente a molti investitori. In realtà, nell’ultimo decennio, i dividendi hanno fornito circa il 40% del total return delle azioni dell’Asia. Noi, in particolare, cerchiamo non solo società che forniscono già elevati payout e dividend yield. Il nostro interesse, infatti, ricade su realtà che presentano solide prospettive di incremento dei loro dividendi. Va peraltro ricordato un elemento: l’Asia offre una maggiore diversificazione settoriale per quanto riguarda le azioni dai dividendi elevati. In America questo tipo di aziende si concentra in segmenti relativamente stabili come le utility e i beni di largo consumo. In Oriente, invece, è possibile trovare imprese tecnologiche con un dividend yield del 2% e un potenziale di crescita dei profitti del 15-16% annuo».

Vi è una concentrazione geografica tra i gruppi che cercate in alcune nazioni piuttosto che in altre?

«Come abbiamo detto, la tecnologia asiatica presenta diverse occasioni interessanti per strategie di tipo income. Pertanto guardiamo con attenzione ai listini di paesi come Corea, Taiwan, Singapore e Indonesia. D’altra parte, invece, i due maggiori mercati del continente, Cina e India, risultano sottopesati nei nostri portafogli. Ciò perché vediamo in quei listini un minore potenziale di crescita degli utili».

Pensate, nonostante difficoltà contingenti (Covid) e strutturali (invecchiamento della popolazione), che l’Asia continuerà ad acquisire un’importanza sempre maggiore a livello economico?

«Sì, perché è ancora in corso la transizione dal vecchio modello incentrato sulle esportazioni a uno che vede nei consumi il proprio pilastro. I cambiamenti sono già molto profondi: basti pensare al fatto che la Cina ad aprile ha registrato un surplus commerciale sopra le aspettative. Il processo però è ancora in divenire ed è facilitato dalle dimensioni demografiche del continente. Non va infatti dimenticato che parliamo di una realtà in cui vivono oltre 4 miliardi di persone. Ciò offre molte occasioni per ottenere notevoli economie di scala nei propri investimenti».

Oltre alle azioni asiatiche ad alto dividendo, quali altre opportunità ci sono per superare questa difficile fase di elevata inflazione?

«Riteniamo che sia molto importante puntare su una gestione attiva focalizzata su aziende di elevata qualità e dal forte pricing power. Probabilmente nell’immediato, nel caso l’instabilità dovesse persistere, anche un simile approccio sarebbe destinato a soffrire di un elevato livello di volatilità. Sul medio periodo però siamo convinti che questa strada si rivelerà quella giusta».

 


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Redazione

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