Nicholas Morse, analista e portfolio manager del fondo Comgest Growth Emerging Markets, interviene all’inchiesta di Fondi&Sicav sull’azionario emergente
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Nel decennio appena conclusosi, gli indici azionari composti dall’universo dei paesi emergenti non sono stati in grado di seguire il trend rialzista delle principali Borse delle aree sviluppate. Quali sono, a vostro giudizio, le ragioni alla base della sottoperformance?
Per diversi anni i mercati emergenti non hanno goduto del favore degli investitori azionari, in seguito alla performance degli anni 2000, trainata dalle materie prime e dalla crescita cinese, e quindi dagli interventi di stimolo monetario post crisi finanziaria globale (in particolare per quanto riguarda la Cina) e in alcuni casi anche fiscale (come per il Brasile). Per gran parte del 2019 nei mercati emergenti si è registrato un rallentamento dell’economia accompagnato da significative riduzioni dei tassi di interesse nella maggior parte delle economie, oltre a stimoli fiscali in alcune di esse. Sia la Cina che l’India, le economie dominanti, hanno adottato entrambe le misure, anche se in maniera selettiva e contenuta. È probabile che i benefici si vedranno pienamente in entrambi i Paesi nel corso del 2020. Nel complesso, i mercati emergenti hanno tagliato i tassi di interesse in misura maggiore e più rapidamente della Fed con un impatto limitato sulle valute, il che suggerisce la possibilità di un disaccoppiamento dell’economia. Un altro indicatore – probabilmente più significativo a lungo termine – di come i mercati emergenti stiano diventando sempre più autonomi è stata l’attuazione di riforme strutturali sia in Cina (tasse, mobilità del lavoro, sanità, settore finanziario e investimenti esteri) che in India (tasse, privatizzazioni).
Attualmente sta crescendo il numero di esperti che inserisce l’equity emergente tra le asset class favorite per il 2020. Concordate o no con questa view? Per quali ragioni?
Dopo un decennio di sottoperformance, crediamo che i mercati emergenti siano oggi una buona opportunità per gli investitori. I deflussi hanno dominato gli ultimi anni, con oltre 30 miliardi di dollari in uscita da fondi a gestione attiva tra il 2018 e il 2019, secondo Citi/EPFR. I dati suggeriscono inoltre che l’investitore istituzionale medio registra nei confronti dei mercati emergenti un sottopeso del 6% rispetto all’MSCI ACWI, il maggiore scostamento negativo dal 2002. Per concludere, e dopo un lungo periodo di performance relativamente deludente, sono molte le motivazioni alla base di un orientamento positivo nei confronti dei mercati emergenti. Il mondo sviluppato sta rallentando, ma è improbabile che i tassi d’interesse aumenteranno e, in alcuni Paesi, potrebbero diminuire ulteriormente. L’incertezza generata da questioni come le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti e Brexit si sta risolvendo. I fondamentali economici dei mercati emergenti sono molto migliorati, mentre l’eccesso di capacità produttiva e i benefici dati dalla tecnologia dovrebbero frenare l’inflazione anche nel caso in cui le economie segnassero ulteriori riprese: questo, a sua volta, significa che i tassi di interesse rimarranno bassi. Le valute emergenti potrebbero aver toccato il fondo con l’allentamento della corsa al rialzo del dollaro e con l’aumento dei fondamentali positivi delle economie emergenti: ciò costituisce un’ulteriore fonte di rendimento per gli investitori azionari. Le valutazioni azionarie sono in linea con le medie storiche (nonostante l’aumento del peso del settore IT all’interno degli indici, il quale presenta sia una crescita che valutazioni più elevate), mentre allo stesso tempo la crescita degli utili per azione sembra destinata a una ripresa. Da ultimo, gli investitori sono notevolmente sottopesati rispetto ai mercati emergenti.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

