A cura di John William Olsen, Director del Global Equities e Fund Manager di M&G Investments
Una battuta d’arresto?
È deludente che il Presidente Trump abbia manifestato l’intenzione di ritirarsi per la seconda volta dall’Accordo di Parigi sul clima. Gli Stati Uniti hanno raggiunto il picco delle emissioni di gas serra (Greenhouse gases, GHG) nel 2007, che da allora hanno iniziato a diminuire.

Anche se una seconda presidenza Trump potrebbe essere percepita come una battuta d’arresto rispetto agli sforzi di decarbonizzazione globale (e con ogni probabilità lo sarà), dobbiamo ricordare che si tratta di un ciclo elettorale di quattro anni e che il presidente Trump è ora limitato a un solo mandato.
Al contrario, la decarbonizzazione rappresenta una tendenza di lungo periodo con effetti che si estendono per molti decenni. Se un candidato democratico dovesse vincere le elezioni presidenziali del 2028, si tornerebbe quasi sicuramente al pieno sostegno e impegno per l’adesione degli Stati Uniti all’Accordo di Parigi sul clima.
Nel frattempo, le imprese dovranno comunque puntare all’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro il 2050, senza vanificare i progressi compiuti in questi anni cruciali.
L’impegno prosegue
È ancora più importante notare che l’impegno delle imprese statunitensi nell’annunciare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra è proseguito con convinzione durante il primo mandato di Trump (2017- 2021). Nel periodo in esame sono state avviate anche diverse iniziative globali di decarbonizzazione del settore.
L’iniziativa Climate Action 100+, lanciata nel dicembre 2017, ha riunito gli investitori promuovendo la collaborazione con le maggiori società emittenti di gas serra al mondo, al fine di ridurre le emissioni e migliorare la governance sui rischi legati al clima.
Analogamente, l’iniziativa Science Based Targets (SBTi), avviata nel 2015, ha prodotto effetti notevoli, incoraggiando le società a fissare obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni basati su dati scientifici, in linea con la scienza del clima, e a sottoporli a verifica esterna.
Le società in cui investiamo attraverso le nostre due strategie sono prevalentemente organizzazioni globali che operano in molte diverse giurisdizioni, compresi i 193 Paesi e Stati che hanno ratificato l’Accordo di Parigi sul clima e che continueranno a farne parte.
Queste società dovranno continuare a decarbonizzare le proprie attività e le loro catene di fornitura più ampie, poiché i requisiti normativi e le aspettative sociali restano in vigore. Inoltre, le imprese operanti negli Stati Uniti che hanno fissato obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra a livello di Stato, come la California, dovranno continuare a portare avanti il proprio impegno.
L’impatto sugli sforzi di engagement
Ci aspettiamo che nei prossimi anni le collaborazioni con alcune società statunitensi in materia di clima possano diventare più complesse. E che il ritmo al quale queste introdurranno per la prima volta obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, sottoponendoli a verifiche esterne, possa rallentare.
Tuttavia, ciò renderà ancora più rilevante il nostro ruolo di investitori attivi. Dobbiamo continuare a impegnarci positivamente e a sostenere le società di tutte le regioni nella definizione di questi obiettivi, al fine di mitigare i rischi e fornire un quadro migliore per generare valore economico positivo a lungo termine.
L’Inflation Reduction Act e i fornitori di soluzioni climatiche
Il Presidente Trump ha dichiarato di non apprezzare l’Inflation Reduction Act (IRA), un incentivo fiscale da 500 miliardi di dollari per gli investimenti in energia verde e infrastrutture, approvato nell’agosto 2022 dall’amministrazione Biden. L’IRA non è un’elargizione diretta del governo federale, ma un’agevolazione fiscale per gli investimenti che viene integrata nel codice fiscale statunitense per un periodo di dieci anni. È stata approvata da entrambe le Camere del Congresso degli Stati Uniti e quindi può essere eliminata esclusivamente con una legge del Congresso.
La maggior parte dei posti di lavoro nella produzione di energia pulita previsti dall’IRA è destinata a Stati repubblicani e l’80% dei progetti di energia pulita è legato a Stati repubblicani. Sebbene il partito repubblicano controlli ora entrambe le Camere del Congresso e la Casa Bianca, sarà politicamente difficile per i repubblicani annullare completamente questo provvedimento.
Vale anche la pena notare che i precedenti incentivi del governo federale per lo sviluppo dell’energia eolica on e offshore negli Stati Uniti, parte del Production Tax Credit, sono stati riautorizzati con successo sotto l’amministrazione Trump e un Congresso repubblicano nel 2018.
Le nostre strategie Sustain Paris Aligned non si concentrano specificamente su società che forniscono soluzioni per il clima e che sarebbero direttamente colpite da un ritiro di fondi dall’IRA, sebbene vi sia una certa esposizione.
Tuttavia, a prescindere da ciò, un ritiro potenziale dei fondi dell’Inflation Reduction Act non rappresenta uno sviluppo positivo per le società statunitensi (quotate o meno) che stanno cercando di decarbonizzare le proprie attività.
In conclusione
Ripercorrendo il 2024, possiamo notare come sia stato l’anno più caldo mai registrato e il primo in cui le temperature della superficie terrestre hanno superato il limite di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. I rischi legati al cambiamento climatico chiaramente permangono.
Sebbene le mosse recenti del Presidente Trump rappresentino un’inversione di marcia, non le consideriamo nel lungo periodo un ostacolo significativo agli sforzi delle imprese e delle regioni di tutto il mondo volti al raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Questi eventi non ci distolgono dalla nostra missione: investire in società globali di qualità con il potenziale per contribuire positivamente alla mitigazione del cambiamento climatico, riducendo i rischi e generando buoni rendimenti finanziari nel lungo periodo.
Redazione
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