Il dollaro ha intrapreso un’altra fase di ribasso dopo l’annuncio del presidente Trump di dazi reciproci. Claudio Wewel, FX Strategist di J. Safra Sarasin
La svalutazione dell’usd
Il biglietto verde aveva già subito un calo significativo a marzo, opponendosi alle aspettative diffuse secondo cui la sua forza sarebbe dovuta persistere per la maggior parte del 2025. Le valute dei partner commerciali presi di mira dai dazi statunitensi dovrebbero in teoria risentirne poiché questi dazi ne smorzano la domanda: l’entità della svalutazione dipende dal loro potenziale di ritorsione e dall’ampiezza dei dazi statunitensi.
Il peso dell’incertezza sulla salute dell’economia Usa
Invece, ultimamente i mercati si sono concentrati sempre più sugli aspetti della crescita. Anche se gli hard data sull’attività statunitense sono rimasti notevolmente solidi, vari indicatori avevano già mostrato segni di deterioramento nelle settimane precedenti al 2 aprile. Il crescente divario tra hard e soft data può probabilmente essere spiegato dalla recente impennata dell’incertezza politica statunitense a livelli mai visti nemmeno durante la pandemia. L’aumento dell’incertezza dovrebbe in definitiva pesare sulla crescita, poiché le imprese e le famiglie rimandano le decisioni di investimento e di consumo.
Cosa ci dicono gli indicatori a stelle e strisce?
A marzo, l’indicatore GDPNow della Fed di Atlanta ha inaspettatamente registrato un calo e le proiezioni di marzo della Fed hanno rivelato che i funzionari dell’istituto centrale vedono rischi di crescita fortemente orientati al ribasso, un cambiamento significativo rispetto a dicembre, quando i rischi erano stati valutati sostanzialmente equilibrati. Anche vari indicatori della fiducia delle famiglie, come il Michigan Consumer Sentiment, hanno subito un significativo calo nelle ultime settimane, portando gli indicatori statunitensi a deludere, mentre i soft data europei hanno sorpreso al rialzo.
La Germania si muove per supportare la crescita europea
In particolare, l’annuncio del pacchetto di stimoli fiscali tedeschi (del valore di 500 miliardi di euro da spendere in dodici anni) ha notevolmente migliorato il sentiment nell’area dell’euro e i PMI manifatturieri europei hanno iniziato a risalire. Anche se ci vorrà del tempo prima che lo stimolo abbia effetto e che l’effetto positivo sull’attività dell’area dell’euro sia visibile nei dati, l’ottica relativamente migliore dell’area dell’euro costituisce un vento contrario per il dollaro. Inoltre, la posizione fiscale dell’amministrazione Trump la distingue dall’area dell’euro e dalla Cina, dove i governi hanno promesso maggiori stimoli per sostenere le proprie economie.
I dazi reciproci del presidente Trump potrebbero mettere la parola fine alla crescita statunitense
I dazi imporranno un ulteriore onere sulle famiglie americane. Naturalmente, anche i partner commerciali degli Stati Uniti ne risentiranno in modo significativo. Ma devono “solo” far fronte ai dazi sulla parte del commercio bilaterale con gli Stati Uniti, mentre va tenuto presente che il resto del commercio continua a essere regolato secondo le norme dell’OMC. Ciò significa che la maggior parte dei partner commerciali degli Stati Uniti, ad eccezione di quelli che dipendono fortemente dal commercio con gli Stati Uniti, subirà probabilmente un impatto minore sulla crescita interna rispetto agli Stati Uniti. Di conseguenza, la traiettoria dei tagli dei tassi della Fed dovrebbe accentuarsi, il che implica che il vantaggio dei tassi statunitensi rispetto alle altre economie del G10 è destinato a ridursi.
Questione di flussi
A seguito della pandemia, il dollaro ha beneficiato fortemente della sovraperformance ciclica dell’economia statunitense. Di conseguenza, gli Stati Uniti hanno registrato abbondanti afflussi di portafoglio, che hanno permesso al tasso di cambio reale del dollaro ponderato per il commercio di salire sostanzialmente al di sopra della sua media a lungo termine. Ma visto che l’eccezionalismo degli Stati Uniti sta svanendo e l’incertezza politica aumenta, ci aspettiamo che una parte significativa di questi fondi ritorni indietro dagli Stati Uniti, il che a nostro avviso dovrebbe rafforzare i venti contrari per il dollaro. In questo contesto, siamo anche meno propensi a credere che il dollaro si rafforzi nuovamente in uno scenario di recessione globale.
Infine, ribadiamo che l’incertezza sui piani dell’amministrazione Trump di indebolire il dollaro costituisca un ulteriore rischio al ribasso per la valuta. Tuttavia, la necessità di uno sforzo politico multilaterale coordinato per indebolire il dollaro sembra ormai meno ovvia, poiché le forze cicliche stanno prendendo sempre più piede.
Redazione
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