Eccezionalismo Usa in discussione. Crediamo che emergerà un mondo multipolare con nuove implicazioni per il mondo degli investimenti. Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income

Accanto all’allentamento economico statunitense, le questioni relative alla sostenibilità fiscale, alla credibilità e all’indipendenza delle istituzioni statunitensi e allo stato di diritto creano opportunità altrove. Data la sua dimensione economica comparabile, il livello di sviluppo e le istituzioni consolidate, l’Europa offre un’alternativa.
La nostra opinione rimane che nel 2025 la crescita convergerà generalmente appena sopra l’1% nella maggior parte delle principali economie sviluppate, compresi gli Stati Uniti e l’area dell’euro, ipotizzando che i dazi estremi annunciati dagli Stati Uniti all’inizio di aprile vengano evitati.
Nonostante anche i mercati del lavoro stiano registrando un rallentamento, la loro resilienza rimane fondamentale ai fini del nostro scenario “muddle through”.
Tale resilienza è sostenuta dai miglioramenti strutturali del mercato del lavoro in diverse economie dell’area dell’euro, dalla performance superiore alla media delle economie periferiche, quali Spagna e Grecia, e dall’aumento della spesa della Germania per la difesa e le infrastrutture. Questi fattori culminano in prospettive relativamente positive per l’area dell’euro rispetto al rallentamento dell’economia statunitense in un contesto di controlli più severi sull’immigrazione.
In termini di politica monetaria, la BCE si trova in una posizione invidiabile, dato che l’inflazione è tornata al 2%, il livello previsto per l’orizzonte di previsione. La flessibilità della politica monetaria della BCE contrasta con quella della Federal Reserve. Rimane un divario tra i recenti dati sull’inflazione negli Stati Uniti, pari a circa il 2,5%, e l’obiettivo del 2%.
Il deterioramento delle condizioni fiscali negli Stati Uniti sta inoltre generando maggiori preoccupazioni rispetto a quelle dell’area euro, in particolare in uno scenario di rallentamento economico. Il punto di partenza del rapporto debito/PIL e del disavanzo è significativamente più elevato negli Stati Uniti che nell’area euro, sottolineando la pressione relativa alla base delle curve dei rendimenti di alcuni mercati sviluppati.
La maggior parte dell’area dell’euro, ad eccezione della Francia, è credibilmente sulla buona strada per raggiungere un disavanzo del 3% in linea con le regole di bilancio dell’UE.
Tale obiettivo funge anche da soglia di riferimento da monitorare in base all’evoluzione delle condizioni economiche e di bilancio. I paesi che in passato erano considerati punti critici, come il Portogallo, hanno migliorato significativamente la sostenibilità delle finanze pubbliche negli ultimi anni. Per contro, il rapporto tra il debito pubblico e il PIL degli Stati Uniti è destinato a superare quello della Grecia.
In conclusione, lo spazio di manovra politico degli Stati Uniti appare più limitato rispetto all’Europa e i rischi di un’inflazione superiore all’obiettivo sono maggiori. Questi sviluppi sono emersi parallelamente alle crescenti perplessità sulla credibilità istituzionale degli Stati Uniti e sull’attrattiva generale per gli investitori, al di là delle preoccupazioni relative alla sostenibilità fiscale.
Ad esempio, in qualità di istituzione multinazionale, la BCE è probabilmente la banca centrale più indipendente al mondo. Ciò contrasta con le recenti minacce percepite all’indipendenza della Fed e con la prospettiva di una sostituzione anticipata del presidente Powell. L’UE è anche una regione economica molto più aperta, con un numero significativamente maggiore di accordi commerciali rispetto agli Stati Uniti.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

