Da quando i listini azionari hanno cominciato a perdere terreno in scia alla continua diffusione del Covid-19 in molte aree del pianeta, le Borse dei paesi emergenti hanno seguito di pari passo l’andamento negativo dei principali listini dei paesi industrializzati, tuttavia, nelle ultime settimane di maggio, si sono materializzate alcune variabili in grado di produrre un’accelerazione del trend ribassista dei mercati azionari emergenti: la guerra del petrolio, l’effetto divisa ad essa correlato, il ritorno della tensione nei rapporti tra le due superpotenze (Stati Uniti e Cina) a causa del ritorno delle proteste nella metropoli di Hong Kong.
Questa profonda instabilità è stata capace di provocare un rapido ampliamento della differenza tra la performance conseguita dall’indice globale MSCI World e quella accumulata dall’indice MSCI Emerging Markets che raggruppa i principali mercati emergenti. Il differenziale tra le performance registrate dai due indici dall’inizio dell’anno si è ampliato fino a toccare un livello massimo dell’8% a fine maggio. In termini di performance year to date, mentre il rendimento accumulato da inizio anno dall’Msci World registra una variazione negativa del 9%, quello dell’indicatore che ospita 26 Borse emergenti si spinge in territorio negativo fino al 17%.
Il quadro per l’universo azionario emergente non è per nulla rassicurante
Molti gestori e analisti hanno sostenuto che l’aggiunta di nuovi rischi a un quadro già debole abbia fatto lievitare le probabilità di assistere ad un periodo caratterizzato da volatilità elevata, tale da innescare una fuga di capitali da questi listini e un conseguente ulteriore tracollo delle quotazioni.
I principali ribassi di maggio
A deludere le aspettative di recupero delle quotazioni è stato in primis il comportamento dei principali indici azionari del gigante cinese, che pesano per il 39,6% sull’indice Msci Emerging Markets. In una prima fase, l’equity cinese ha reagito bene ai dati che confermavano una drastica riduzione del numero di infetti nel paese. Nelle ultime settimane non è stato il Covid-19 a mettere alle corde i listini locali. Le nuove cadute della Borsa domestica devono essere imputate al ritorno delle tensioni con gli Stati Uniti. La fine del periodo di distensione tra Washington e Pechino ha fatto innescare la retromarcia all’indice Csi 300 e all’indice Hang Seng, con perdite rispettivamente dell’1,4% e del 6% a maggio. Nello stesso periodo, i listini azionari di Stati Uniti ed Europa hanno messo a segno recuperi superiori al 5%.
La Cina non è l’unico mercato emergente ad aver sofferto a maggio
L’India, che ha un peso prossimo all’8% nell’indice, ha mostrato segni di indebolimento a maggio: l’indice Sensex ha perso il 4,5% nel mese e accumula una discesa del 22% dall’inizio del 2020. Le quotazioni non hanno trovato spunti per invertire il trend negativo neanche nelle dichiarazioni del premier Modi che ha annunciato misure di liquidità aggressive e un taglio del costo del denaro da parte della Banca Centrale.
Bovespa, bene nel breve termine, male da inizio anno
Infine il Brasile (che pesa per il 5% sull’indice Msci Emerging Markets), che sta vivendo il periodo forse più buio dell’era Bolsonaro. Il Bovespa è riuscito a mettere a segno un rimbalzo a maggio, tuttavia, la performance da inizio anno resta pesantemente negativa (-24%). L’incertezza è sui livelli massimi a causa dell’assenza di una strategia efficace per far fronte al peggioramento del quadro sanitario domestico.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

