A cura di Elliot Hentov, Head of Macro Policy Research di State Street Global Advisors e Rebecca Chesworth, Senior Equity Strategist di SPDR ETFs

Con l’avvicinarsi delle elezioni americane, gli investitori prestano maggiore attenzione a come allineare le view di mercato al potenziale risultato di novembre. In questo articolo esaminiamo quali settori azionari potrebbero essere avvantaggiati o svantaggiati in base al risultato elettorale

Gli investimenti settoriali sono stati storicamente un elemento chiave per gli investitori per riflettere le loro view sulle politiche e su chi, secondo loro, abbia più possibilità di vittoria.

Gli ETF settoriali sono stati uno strumento diffuso sia durante che dopo le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e del 2020. Sebbene quest’anno ci aspettiamo livelli più ridotti di dispersione dei rendimenti a livello settoriale, riteniamo che essi offrano ancora l’opportunità di adattare i portafogli all’esito delle elezioni.

Le stime sull’esito rimangono molto ravvicinate. Il nostro dashboard elettorale (composto da dati macroeconomici, cambiamenti demografici, tendenze elettorali post-2020, fondamentali politici, modelli di raccolta fondi e altri fattori) indica una probabilità prossima alla parità nella corsa alla Casa Bianca, una conquista quasi certa del Senato da parte dei repubblicani e una corsa alla Camera dei Rappresentanti che favorisce in misura modesta una maggioranza democratica.

Dal 1960, i cambiamenti di partito al potere hanno portato a un modello relativo all’anno delle elezioni in cui il premio per il rischio di incertezza si presenta nel secondo trimestre, per poi ridursi in prossimità del giorno delle elezioni. È vero che solitamente gli investitori aumentano la loro esposizione azionaria dopo l’evento, e spesso in modo prociclico.

Tuttavia, prevediamo che gli investitori cercheranno di “scommettere sulle elezioni” prima del 5 novembre. E ci aspettiamo volumi di trading elevati negli ETF settoriali nei prossimi mesi.

Si tratterebbe di un cambiamento rispetto ai flussi di ETF che da oltre un anno favoriscono prevalentemente gli indici azionari a base ampia (come l’MSCI World) piuttosto che i settori, i fattori o i singoli Paesi. Il motivo: i rendimenti settoriali, in media, sono variati di più negli anni delle elezioni che in quelli non predominati da votazioni politiche. E, questo è aumentato nel mese di novembre.

Investimenti settoriali durante le passate elezioni

Le presidenziali del 2016 rappresentano un buon esempio di rendimenti diversificati. Nonostante l’indice S&P 500 sia salito solo del 3% nel novembre successivo alle elezioni, la vittoria a sorpresa di Trump ha provocato una grande dispersione tra i rendimenti dei vari settori.

Si è registrato il 17% di differenza nei rendimenti netti tra il settore statunitense con la migliore performance (Finanziario) e quello con la peggiore performance (Utilities) il giorno successivo al voto. Entrambi i settori sono fortemente regolamentati e il settore finanziario, dominato dalle banche, ha beneficiato in modo sproporzionato delle aspettative di deregolamentazione. In particolare, l’indice generale ha mostrato solo un “relief rally” convenzionale dopo le elezioni.

Nel 2020, all’inizio dell’anno, si è registrata una notevole volatilità settoriale nel periodo precedente le elezioni, una fase caratterizzata ancora dalla ripresa dai minimi provocati dal COVID, durante la quale un unico settore ha primeggiato. Dopo le elezioni, i rendimenti dell’indice S&P 500 sono aumentati dell’8% fino alla fine di novembre.

I titoli del settore energetico hanno riportato un solido rialzo, con un rendimento netto del 27% superiore a quello del settore più debole, ossia quello delle utility, dovuto al fatto che le speranze relative al programma dell’amministrazione Biden sulle energie rinnovabili si sono esaurite.

Ripensando alle nostre posizioni espresse in vista delle elezioni presidenziali del 2020, ritenevamo che i piani di investimento pubblico di Biden avrebbero potuto avere un impatto positivo. Le infrastrutture statunitensi erano sottofinanziate. E si chiedeva una spesa fiscale per stimolare la domanda in tutta l’economia.

Da allora, l’amministrazione in carica ha introdotto tre importanti atti legislativi che hanno stimolato la domanda nei settori dei trasporti, della sanità, delle utility e dell’energia green, oltre a garantire e incrementare il nearshoring delle catene di fornitura dei semiconduttori. Il settore che ha beneficiato maggiormente di questo cambiamento di priorità politiche è stato quello industriale.

Considerazioni settoriali sulle elezioni del 2024

A nostro avviso esistono tre scenari principali che avrebbero un impatto in ambito politico e normativo all’indomani delle elezioni. Ciascuno di essi ha implicazioni settoriali, anche se riconosciamo che il divario politico e normativo nel 2024 è minore rispetto al 2020 e che il governo entrante dovrà affrontare maggiori vincoli politici.

I tre scenari sono:

1.           Una vittoria del partito repubblicano con il pieno controllo di tutti i rami del governo federale.

2.           Una vittoria di Trump con un Congresso diviso, dove i democratici controllano la Camera e i repubblicani hanno la maggioranza al Senato.

3.           Una vittoria di Biden con un Congresso diviso come nello scenario 2.

Lo scenario 1 è simile a quello del 2016, ma le circostanze sono diverse. Le aliquote fiscali iniziali più basse, il deficit fiscale molto più elevato e i rendimenti obbligazionari più elevati richiedono che il mercato risponda diversamente all’espansione fiscale.

Ci aspettiamo che un eventuale rally del mercato azionario sia relativamente limitato e di breve durata, a seconda dell’entità della risposta del mercato obbligazionario e del previsto aumento dei rendimenti a lungo termine. Tuttavia, ci sarebbero dei settori che godrebbero di un vantaggio normativo e persino fiscale.

Lo scenario 2 includerebbe lo stesso stimolo normativo, ma a nostro avviso il quadro fiscale sarebbe meno significativo. Nessuno di questi venti di coda è presente nello scenario 3, in cui il Presidente Biden rimane in carica. In questo caso, ci aspettiamo un numero limitato di nuove iniziative normative e un lieve cambiamento nella traiettoria fiscale.

Valutazioni specifiche per ogni settore

Fisco/Tasse: ripresa dell’inflazione?

Una vittoria repubblicana potrebbe tradursi in deficit fiscali più ampi, tassi più alti e un dollaro più forte, con il rischio di un rallentamento della crescita tendenziale. Inoltre, la probabilità di un aumento dei dazi, in particolare sulle merci cinesi importate negli Stati Uniti, e il potenziale impatto a cascata sui prezzi fanno sì che l’aumento dell’inflazione torni a essere un tema rilevante.

L’IRA, insieme al CHIPS Act e all’Infrastructure Investment and Jobs Act, ha dato un enorme impulso alle aziende statunitensi del settore dei trasporti, delle costruzioni e dell’ingegneria. Questo, a nostro avviso, rimane un settore chiave. Ma dipende dall’entità della riduzione degli stimoli sotto un’amministrazione repubblicana. Sebbene i repubblicani abbiano contestato gli alti costi di implementazione, molti dei progetti sono popolari a livello statale. A differenza del 2016, la pressione fiscale diminuirebbe solo marginalmente, per cui l’espansione fiscale sarebbe meno favorevole al mercato azionario.

Regolamentazione: Chi ne beneficia e chi è a rischio?

Un’ondata di deregolamentazione potrebbe essere vantaggiosa per il settore finanziario, in particolare per le banche. Ma sarebbe probabilmente più contenuta rispetto alla precedente amministrazione Trump. Il fallimento di cinque banche di piccole e medie dimensioni lo scorso anno potrebbe limitare l’interesse per la deregolamentazione.

In caso di vittoria di Trump, ci aspettiamo un aumento dei tassi e una curva dei rendimenti più ripida, tradizionalmente utili per i margini delle banche, anche se ciò potrebbe essere compensato da una crescita più lenta dei prestiti e da un aumento delle morosità per le banche.

Un’area che sicuramente cambierà sarà quella del framework ESG, con meno requisiti sulla rendicontazione della carbon footprint e limiti allo sviluppo e alla commercializzazione di prodotti ESG da parte dell’industria degli investimenti. Questo fattore amplierebbe ulteriormente le competenze operative dei gestori patrimoniali statunitensi ed europei.

Chiunque vinca le elezioni, si prevede una maggiore regolamentazione delle Big Tech, soprattutto in considerazione dell’accelerazione dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale (AI) e della sua potenziale portata, nonché della preoccupazione relativa ai social media. Il divieto previsto per TikTok è il primo provvedimento legislativo significativo imposto al settore, e sono attese ulteriori normative.

Tuttavia, sotto una presidenza Trump potremmo assistere ad azioni più mirate, con Meta e Amazon ritenute le società più nel mirino. Sebbene i principali provider di tecnologia/entertainment/comunicazione continuino a esercitare un’attrattiva di investimento a lungo termine per la loro capacità di agevolare lo sviluppo dell’IA e di altre nuove tecnologie, i rischi normativi attenuano tale attrattiva.

Politica estera: Il riarmo continua

Esamineremo le implicazioni geopolitiche in un prossimo articolo. Tuttavia, a questo punto è sufficiente ribadire che una presidenza Trump rafforzerebbe la spesa per la difesa del G7. Inoltre, la propensione di Trump per i dazi sui beni strumentali e il probabile reshoring favorirebbero il settore industriale, in particolare negli Stati Uniti.

Commercio: e la geopolitica?

Sebbene l’aumento dei dazi sia probabile in entrambi i casi, con Trump potrebbe essere più disordinato. Le aspettative di una presidenza Trump 2.0 includono l’imposizione di tariffe commerciali sulle merci cinesi, in particolare, importate negli Stati Uniti. Viste le dichiarazioni precedenti, sono a rischio anche le forniture di alluminio e acciaio, nonché di componenti per le automobili e le automobili stesse provenienti dal Messico e da altri Paesi.

I costi potrebbero aumentare per i produttori di auto e di beni di consumo, nonché per le imprese di costruzione. Due conflitti significativi stanno già destabilizzando i mercati delle materie prime e minacciando le catene di approvvigionamento. Se dovessero emergere altre minacce, le aziende potrebbero affrettare gli sforzi introdotti durante la pandemia per riallocare un maggior numero di attività.

Ciò potrebbe avvantaggiare le società che offrono competenze logistiche e i consulenti del settore industriale. Come nel caso dei dazi, questo potrebbe avere un ampio impatto sull’inflazione statunitense.

Energia: ci stiamo avvicinando o ci stiamo allontanando dalla transizione?

L’insieme delle tematiche raggruppate sotto la voce Energia, tra cui la politica ambientale o dell’energia pulita, è probabilmente quello che apporterà maggiori disruption. Le potenziali azioni di un’amministrazione repubblicana potrebbero vedere l’estensione delle operazioni sui combustibili fossili e una riduzione della regolamentazione ambientale. Qualsiasi espansione delle dimensioni e della portata degli appalti per la trivellazione sarebbe rilevante per le major del settore oil&gas e probabilmente vedrebbe gli Stati Uniti consolidare la loro posizione di maggior produttore mondiale di greggio.

L‘energia è attualmente un settore interessante per gli investitori, visti i venti di coda sia dal punto di vista geopolitico che dalla possibilità di un’inflazione più elevata per lungo tempo. Negli ultimi anni sono stati compiuti progressi verso la transizione energetica. Ma qualsiasi prolungamento della vita dei combustibili fossili potrebbe determinare un aumento delle valutazioni.

Al contrario, questo scenario potrebbe indurre gli investitori a ridurre l’esposizione alle utility, in quanto il settore di riferimento di alcune società di energie rinnovabili che potrebbero trovarsi in disaccordo con un esecutivo a maggioranza repubblicana. Un aspetto interessante è rappresentato dai limiti imposti dalle diverse amministrazioni alla costruzione di nuovi data center, il cui fabbisogno sta crescendo rapidamente con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, con effetti positivi sulla domanda di elettricità. Gli investitori sono attualmente concentrati sulla durata dei sussidi e dei crediti dell’Inflation Reduction Act (IRA).

A nostro avviso, un’amministrazione Trump comprometterebbe principalmente le disposizioni dell’IRA riducendo gli incentivi per la produzione e l’utilizzo dei veicoli elettrici (EV) e per le infrastrutture necessarie, pur mantenendo la maggior parte delle altre caratteristiche. Ciò avrebbe un impatto negativo sui produttori di componenti e sui fornitori di stazioni di ricarica, il più grande dei quali è Tesla.

Il recente ritiro di quest’ultima dal mercato della ricarica potrebbe anche essere interpretato come un’anticipazione di questo rischio politico. Anche le case automobilistiche (il 14% del settore Consumer Discretionary dell’S&P 500, tra cui General Motors e Ford) sarebbero colpite, dato che i veicoli elettrici sono stati un segmento in crescita.

Sanità: meno movimenti del solito

Non si tratta di una campagna elettorale incentrata sull’assistenza sanitaria. Ma il sistema è altamente politicizzato e le questioni sanitarie del post-Covid potrebbero ancora avere i riflettori addosso insieme ai diritti di aborto. Non ci aspettiamo che l’Affordable Care Act venga modificato significativamente, data la sua enorme popolarità. Anche se potrebbe essere limitato qualora i repubblicani ottenessero il controllo del Congresso.

Un rischio residuo per le aziende farmaceutiche è rappresentato dai tentativi di ridurre i prezzi dei farmaci da prescrizione nell’ambito dell’IRA. Questo rischio è più accentuato in caso di rielezione di Biden, ma non ne teniamo conto. Riteniamo quindi che il settore sanitario non sarà relativamente influenzato dalle elezioni e che questo offra una buona posizione difensiva con una dinamica degli utili in miglioramento.

Conclusioni

Individuare i settori che hanno maggiori probabilità di trarre vantaggio dall’esito delle elezioni è difficile in una corsa serrata alla Casa Bianca. Ma come abbiamo evidenziato in questo articolo alcuni settori specifici sono più sensibili di altri ai potenziali cambiamenti. Mentre i titoli finanziari, comprese le banche, potrebbero trarre vantaggio dalla deregolamentazione, alcune parti del settore dei servizi di comunicazione devono affrontare la prospettiva di un controllo normativo più severo.

Inoltre, se da un lato l’aumento potenziale delle tariffe commerciali rappresenta un’opportunità per i produttori nazionali, dall’altro il rischio di un aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse rappresenta una minaccia. Man mano che ci avviciniamo a novembre, gli investitori potrebbero implementare sempre di più le loro posizioni attraverso le allocazioni settoriali, negli Stati Uniti e a livello internazionale, al fine di minimizzare i rischi potenziali e sfruttare le opportunità che potrebbero presentarsi.


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