Una stabilizzazione della mega-cap e una maggiore partecipazione di itoli appartenentio a più settori è auspicabile. Scott Glasser, chief investment officer di ClearBridge Investments United States, parte del gruppo Franklin Templeton.
Nel lungo periodo, a nostro avviso, l’ampiezza del mercato tornerà a livelli più normali man mano che la concentrazione delle mega-cap si stabilizzerà e a partecipare alle performance saranno titoli appartenenti a un maggior numero di settori e con una più ampia gamma di capitalizzazioni di mercato.
Punti principali
- Il mercato azionario appare affaticato nonostante la continua forza dell’indice, in quanto la leadership si è ristretta, dando vita a un probabile periodo di elevata volatilità nel breve termine a causa del sentimento biforcuto e dei timori di un rallentamento dell’economia.
- Nonostante la probabile revisione al ribasso degli utili attesi per il secondo semestre riteniamo che questa debolezza risulterà contenuta e che l’economia statunitense riuscirà a evitare una recessione.
- Più nel lungo periodo, a nostro avviso, l’ampiezza del mercato tornerà a livelli più normali man mano che la concentrazione delle mega-cap si stabilizzerà e a contribuire alle performance saranno titoli appartenenti a più settori oltre che un maggior numero di società small-cap e mid-cap.
- Gli utili e le performance azionarie delle Magnifiche Sette, secondo le nostre previsioni, proseguiranno nella loro normalizzazione rispetto ai robusti livelli degli ultimi 12-18 mesi; da qui in poi il gruppo dovrebbe dunque mettere a segno risultati non più spettacolari ma comunque solidi.
Un mercato in via di transizione
Nel primo semestre di quest’anno l’azionario statunitense ha realizzato performance eccezionali, con l’Indice S&P 500 in su del 15,3%, dal momento che robusti risultati sul fronte degli utili e stimoli di bilancio hanno continuato a compensare l’impatto di tassi d’interesse elevati. Eppure i dati headline sulle performance, favoriti dal ritorno in scena delle azioni mega-cap e, nello specifico, delle società leader nel settore dei semiconduttori, mascherano i recenti segnali di un deterioramento sotto la superficie.
Il numero di titoli azionari parte nel NYSE che toccano nuovi massimi ha raggiunto il suo picco due mesi fa. Da allora abbiamo assistito a un restringimento della partecipazione in tutti i settori dal momento che i titoli small-cap e mid-cap hanno fatto fatica a trovare una direzione chiara. Nel secondo trimestre, sebbene l’Indice S&P 500 sia salito del 4,3%, 6 settori sugli 11 previsti dal GICS (Global Industry Classification Standard) hanno perso terreno in termini assoluti, compresi comparti come materiali, industria, energia e servizi finanziari da noi reputati barometri dell’attività economica. Dato il potente rally rispetto ai minimi di ottobre 2023, a cui si aggiungono le attuali sacche di debolezza dell’economia, un periodo di assimilazione o perfino una lieve correzione del mercato rappresenterebbe a nostro giudizio uno sviluppo positivo nel lungo periodo.
Tra inizio anno e oggi le previsioni sugli utili si sono rivelate abbastanza corrette, con relativamente poche revisioni al ribasso. La stima di consensus per l’anno è quella di una crescita degli utili delle società parte dell’S&P 500 del 10-11%. Eppure, per la prima volta da quando la Federal Reserve (Fed) ha cominciato a incrementare i tassi, stiamo iniziando ad assistere ai primi segnali significativi di un indebolimento dell’economia. Sia il deterioramento dei dati su occupazione e produzione manifatturiera che altri trend legati alla spesa al consumo fanno presagire un rallentamento. Pur ritenendo che lo slancio dell’economia proseguirà per tutto il 2024, in parte grazie alle misure di spesa pubblica in vista delle elezioni, ci attendiamo una consistente revisione al ribasso delle stime di crescita per il 2025. L’attuale pronostico è quello di una crescita degli utili delle aziende dell’S&P 500 nel 2025 pari al 14%; a nostro avviso, però, è più probabile un incremento del 4-6%. Inoltre, fatto importante, per il prossimo anno prevediamo ancora una crescita economica positiva.
Nell’arco dei prossimi 3-6 mesi, a nostro parere, il mercato guarderà con sempre maggior preoccupazione agli utili delle imprese; ma, in ultima analisi, l’economia si espanderà, e le aspettative si adegueranno, specialmente alla luce della probabile riduzione dei tassi a breve termine.
L’impatto della concentrazione di mercato
Sebbene negli ultimi due anni la crescita degli utili sia stata trainata in maniera sproporzionata dalle Magnifiche Sette, il nostro pronostico è quello di un rimbalzo degli utili tra le small-cap nei prossimi 12-18 mesi. Le società a bassa capitalizzazione sono state quelle più penalizzate dall’aumento dei tassi. Nel 2023 i profitti delle aziende dell’Indice Russell 2000 sono scesi del 12%. Quest’anno sono cresciuti del 13,6% e, secondo le proiezioni, nel 2025 la crescita dovrebbe balzare al 31%. Se questa previsione si rivelasse esatta si verificherebbe un ampliamento del mercato che rappresenterebbe a nostro avviso un’opportunità per i gestori attivi.
I guadagni delle Magnifiche Sette hanno fatto arrivare la concentrazione del mercato ai massimi dagli anni ’70. Oggi i primi 5 e 10 titoli dell’S&P 500 rappresentano rispettivamente il 27 e il 37% dell’indice. Questa concentrazione, a nostro parere, è destinata a stabilizzarsi in corrispondenza dei livelli attuali man mano che le mega-cap continueranno a mettere a segno una crescita degli utili robusta ma più lenta rispetto al recente passato. In realtà si è già assistito a una maggiore dispersione tra le performance dei titoli a più alta capitalizzazione e nei prossimi 12-18 mesi, a nostro giudizio, i portafogli diversificati dovrebbero iniziare a sovraperformare.
Redazione
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