Massimo Spadotto, responsabile credit strategies di Eurizon
Quali sono le vostre considerazioni sul mercato del credito per il 2025?
«Il 2025 si apre con uno scenario favorevole per il mercato del credito, in continuità con l’andamento generalmente positivo del 2024. Diversi fattori dovrebbero infatti continuare a sostenere l’asset class. A nostro parere ci sono tre aspetti chiave che appaiono ancora trainanti: le prospettive macroeconomiche, il livello dei rendimenti e le motivazioni di carattere tecnico. Per quanto concerne il primo aspetto, il quadro sembra ancora positivo, poiché i tassi di crescita sono in via di stabilizzazione e si registra un allentamento delle pressioni inflazionistiche, seppure con tempistiche e modalità differenti fra le varie aree geografiche. Inoltre, gli emittenti corporate mostrano fondamentali positivi: i bilanci societari rimangono solidi e le posizioni di cassa sono generalmente in aumento. Gli “interest coverage ratio” (vale a dire il rapporto che sintetizza la capacità di un’impresa di finanziare le spese per interessi attraverso i risultati aziendali), che sono peggiorati con il rialzo dei tassi di interesse, stanno dando segnali di miglioramento, a dimostrazione della stabilità finanziaria e della capacità delle imprese di gestire efficacemente il debito. In termini prospettici, i tassi di default dovrebbero restare contenuti e raggiungere livelli al di sotto delle medie storiche, poiché i dati societari mostrano che le imprese hanno risultati e bilanci sostenibili in grado di navigare anche in contesti complessi. Infine, se si considera il profilo delle scadenze delle emissioni societarie (il cosiddetto “maturity wall”), emerge che nei prossimi due anni non sono presenti particolari esigenze di rifinanziamento da parte delle aziende».
Gli spread, però, si sono già ristretti molto. Perché questa asset class rimane per voi appetibile?
«Dall’anno scorso si è verificata una certa compressione degli spread, ma i rendimenti offerti da questa asset class appaiono ancora attrattivi in un contesto di prosecuzione del ciclo economico. Il mercato del credito continua a offrire valore all’interno dei vari segmenti e a esercitare molto interesse presso gli investitori, con notevoli afflussi di capitale. Se si guarda anche alla natura dei conferimenti attuati, si può verificare che una buona parte di essi proviene da fondi a scadenza fissa, tipicamente caratterizzati da strategie di investimento “buy and hold” che non richiedono significative attività di trading. Ciò si traduce in una minore disponibilità di emissioni sul mercato, che rappresenta un elemento di sostegno alle quotazioni».
All’interno del mercato del credito, quali sono le vostre preferenze?
«Il settore obbligazionario ha dimostrato una solida resilienza nel 2024 e i fattori che ne hanno sostenuto le performance rimangono ancora validi nel 2025. In questo nuovo anno, il comparto che potrebbe rivelarsi particolarmente interessante è l’alto rendimento, nonostante le sfide macroeconomiche in essere. Ci sono tre motivi principali per considerare l’high yield e, più in generale, il mercato obbligazionario in questa fase. Innanzitutto, il quadro economico si sta stabilizzando, con una crescita più equilibrata e pressioni inflazionistiche in calo, anche se con dinamiche diverse a seconda delle aree geografiche. In secondo luogo, i rendimenti restano interessanti da un punto di vista assoluto e storico, anche se gli spread si sono compressi rispetto allo scorso anno. Infine, i fattori tecnici sono di supporto, grazie ai continui afflussi degli investitori e al verificarsi di rimborsi anticipati sui titoli».
In un contesto che presenta ancora molte incertezze, non sarebbe preferibile puntare su emittenti di maggiore qualità?
«Più che concentrarci esclusivamente su emittenti di maggiore qualità, riteniamo che un’analisi selettiva e rigorosa consenta di costruire portafogli bilanciati, capaci di cogliere valore anche in fasi di mercato complesse, ottimizzando il profilo di rischio-rendimento. Nello scenario macroeconomico attuale, la qualità degli emittenti è certamente un fattore rilevante, ma il nostro approccio si basa su un’attenta attività di credit picking e su un’analisi fondamentale approfondita dei singoli emittenti. Questa impostazione consente di cogliere opportunità di extra-rendimento, anche all’interno di segmenti di mercato meno convenzionali, mantenendo al contempo un attento controllo del rischio».
Qual è la vostra strategia d’investimento nel mercato high yield? Su quali scadenze vi posizionate e su quale rating degli emittenti?
«Nel mercato high yield europeo, le scadenze medio-brevi continuano a caratterizzare il contesto di mercato. Ciò è dovuto, sia alla natura dei titoli emessi, che si concentrano prevalentemente su orizzonti quinquennali, sia all’elevato volume di obbligazioni emesse negli ultimi anni, che ora si avvicinano alla scadenza. Queste ultime risultano particolarmente interessanti, non solo per il rendimento che offrono, ma anche per le opportunità legate a potenziali rifinanziamenti anticipati, che possono generare valore in un contesto di mercato in evoluzione. In termini di rating, ci focalizziamo su segmenti di mercato con spread più elevati, ma con fondamentali solidi e prospettive di recupero, sovrappesando gli emittenti con rating singola B. Assumiamo, in modo selettivo mediante un’attenta analisi dei fondamentali, anche un’esposizione verso emissioni CCC, concentrandoci su quelle realtà in cui vediamo potenziali catalizzatori di miglioramento e una struttura finanziaria sostenibile».
Prediligete il mercato americano o quello europeo?
«Entrambi i mercati presentano caratteristiche distintive e opportunità interessanti. Il mercato high yield americano si conferma particolarmente attrattivo, grazie a un contesto macroeconomico favorevole sostenuto da una crescita economica solida e da condizioni di liquidità ancora resilienti. Questo scenario contribuisce a mantenere un buon equilibrio sempre in termini di rapporto tra rischio e rendimento, rendendolo un’opzione di investimento interessante. D’altra parte, il mercato europeo, pur affrontando alcune sfide strutturali, presenta segnali di ripresa che potrebbero tradursi in valide opportunità. La progressiva risoluzione di alcune tensioni geopolitiche, un miglioramento dello scenario economico e un quadro tecnico favorevole potrebbero supportare un potenziale di recupero significativo. In questo contesto, manteniamo un approccio dinamico e bilanciato, valutando attentamente le opportunità offerte da entrambi i mercati per massimizzare il valore per gli investitori».
In termini settoriali, qual è la vostra esposizione?
«Dal punto di vista settoriale, emergono opportunità interessanti in diversi comparti. L’automotive, ad esempio, continua a offrire spunti di valore, grazie al recupero in atto dopo l’ampia correzione subita lo scorso anno. Un altro segmento di rilievo è costituito dagli strumenti At1, che mantengono un profilo di rendimento interessante in un contesto di stabilizzazione del settore finanziario. Infine, il comparto dei satelliti si distingue per le prospettive di crescita legate all’innovazione tecnologica e agli investimenti infrastrutturali e offre opportunità selettive di investimento».